“Caso” Di Mauro? Era da “breve”. Per me è stato solo un ingenuo

 
12 Novembre 2007 Articolo di Rino Tommasi
Author mug

 Non è in gioco la credibilità del tennis. Sontuoso il match Nadal-Gasquet a Shanghai

E’ cominciato, a Shanghai, il Masters nella sua versione maschile, si è concluso quello femminile a Madrid ma lo spazio dedicato al tennis dai giornali italiani se lo è preso tutto Alessio Di Mauro, tennista siciliano di 30 anni, numero 124 nella classifica mondiale, una presenza in Coppa Davis di qualche anno fa.
Quando dal giornale mi hanno comunicato che il provvedimento (9 mesi di squalifica, 60 mila dollari di multa), ormai atteso, era divenuto ufficiale ho detto che sarebbe bastata una breve, pur sapendo (l’esperienza è l’unico vantaggio che si acquisisce con l’età) che tutti se ne sarebbero occupati ampiamente.
Non appartengo alla categoria dei sacerdoti che vogliono difendere ad ogni costo la propria parrocchia ma non ho voluto offrire il mio contributo ad ingigantire un problema che è molto meno grave di quanto si pensi. Di Mauro ha commesso una grande ingenuità perché non ha avuto l’accortezza, come molti suoi colleghi hanno fatto, di nascondere le sue puntate con un nome di comodo (la fidanzata, un cugino, un amico). Non ha mai scommesso, com’è stato riconosciuto, su suoi incontri o sui risultati dei tornei ai quali ha partecipato.
Qualche anno fa un tennista spagnolo, Truyol, che aveva più o meno la classifica che ha ora Di Mauro, fu squalificato per una colpa molto più grave (doping). Purtroppo il sistema è rimasto lo stesso, si colpisce un giocatore secondario per dare un esempio.
Confermo sull’argomento scommesse la mia opinione. Salvo prova contraria non credo che ci sia un giocatore che abbia perso un incontro potendolo vincere. Credo invece che ci siano stati aggiustamenti per condizionare l’andamento delle quote ma che alla fine abbia sempre vinto chi doveva vincere. Colpa grave, certamente, ma non è in gioco la credibilità del tennis.
Detto questo sono costretto a ridurre lo spazio per il tennis giocato. A Shanghai Rafael Nadal e Richard Gasquet hanno inaugurato la 38a edizione del Masters con una partita sontuosa. Gasquet, che ha vinto il primo set, l’ha persa perché ha ceduto un servizio da 40-0 nel quarto gioco del secondo set ed a quel punto Nadal ha finito per imporre le sue straordinarie qualità agonistiche.
Non mi ha sorpreso invece la sconfitta del serbo Novak Djokovic contro lo spagnolo David Ferrer.
Il talento di Djokovic non era sostenuto da una condizione adeguata e la regolarità di Ferrer ha finito per prevalere. Il discutibile regolamento del Masters concede a Djokovic la possibilità di rientrare in corsa ma non gli sarà facile.
Oggi (in diretta su Sky Sport 3 a partire dalle 10) prima Davydenko-Roddick, poi Federer-Gonzalez.

Rino Tommasi

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3 Commenti a ““Caso” Di Mauro? Era da “breve”. Per me è stato solo un ingenuo”

  1. remo scrive:

    Del tutto d’accordo con Rino per la questione Di Mauro. In giro per il mondo (Madrid e Shanghai) c’è grandissimo tennis giocato e l’attenzione è tutta rivolta a una bolla di sapone che tra non molto scoppierà senza lasciare tracce (e, aggiungo con tristezza, il tennis tornerà tra le brevi).

  2. vincenzo torzillo scrive:

    Pienamente con Rino….ingenuo ma punizione abnorme!!!per nulla!!

  3. Avec Double Cordage scrive:

    cito Tommasi “Di Mauro ha commesso una grande ingenuità perché non ha avuto l’accortezza, come molti suoi colleghi hanno fatto, di nascondere le sue puntate con un nome di comodo (la fidanzata, un cugino, un amico). Non ha mai scommesso, com’è stato riconosciuto, su suoi incontri o sui risultati dei tornei ai quali ha partecipato.”

    Se lo dice Rino Tommasi immagino che ci sia un fondo di verità dietro alle voci che dicono che sono in molti a scommettere, certo fare delle puntate a nome proprio era una stupidagine più che una scemenza, ma forse le scommesse per qualche altro incontro le ha fatte come i suo colleghi a nome di un amico, che ingenuità.

    Ormai mi sembra di aver gia esposto il mio punto di vista abbastanza chiaramente, ma se le affermazioni di Tommasi fossero vere penso che ci sarebbe gente ben più ingenua in giro dello sciagurato Di Mauro, voglio dire se l’andazzo è di scommettere tramite amici pensiamo veramente che nessuno scommetta sul proprio match, e se vince 100 volte di più perdendo, con in più la possibilità di prepararsi bene per un torneo più importante del challanger che sta giocando pensiamo davvero che nessuno abbia mai perso una partita che poteva vincere.

    Mi pare che questa tesi si possa confutare gia con le storielle che ci ha raccontato Cino Marchese degli anni settanta, con matrimoni e viaggi in ballo gia allora certe volte era più difficile perdere la partita che vincerla.

    Una squalifica per nove mesi nell’unico caso provato di infranzione del divieto di scommettere (che rimarrà anche l’unico caso provato di sommesse amesso che la stupidità non sia contaggiosa nel ambito dei professionisti della racchetta) non può essere più di un tenero segnaluccio per coloro che scommettono senza il minimo rischio che si trovino mai prove scritte che lo abbiano fatto. Pare quasi un invito a stare tranquilli, che anche se qualche complice dovesse tradirli ed aprire bocca, con un bel “we found no evidence” e un paio di mesi di ferie alle mauritius tutto si rimettera apposto entro gli us open.

    non si sa mai qunidi per il bene del tennis lo ripeto:

    A UN GIOCATORE NON DEVE ESSERE PERMESSO DI PUNTARE SOLDI SU UNA PARTITA DI UN SUO COLLEGA (pena la squalificha per almeno 3 anni) PERCHE’ CONOSCENDO I PARTECIPANTI POTREBBE ANCHE SAPERE SE SI SONO MESSI D’ACCORDO E PROPRIO QUESTA SITUAZIONE HA IL POTENZIALE PER ESSERE LO SPUNTO PER METTERSI D’ACCORDO.

    inoltre se non ci fosse questa regola anche i polli potrebbero truffare senza essere beccatti e non solo gli specialisti della truffa, che sicuramente non farbbero nulla a loro nome, proprio perchè non permesso, ma le sanzioni devono essere adeguate ad evitare che si scommetta anche coperti a nome di altri, perchè i possibili guadagni sono elevati anche sommettendo senza match fixing aprofittando solo delle informazioni insider, ma come sappiamo “opportunity makes a thief “.

    P.S.: certo che la cultura della legalità in Italia ha vita estremamente dura, non basta che il beniamino del campanile sel’è cavata con una tenera ammonizione e un pò di popolarità, no il sentimento di giustizia e prevenzione del crimine è talmente corrotto da oscurare l’evidenza, la cultura della speculazione e dell’azzardo invece la fa da padrona.

    se questi dell’ATP vano avanti cosi buona notte

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