Secondo riassunto - dal post n.72 al n.121

 
7 Agosto 2007 Articolo di Giovanni Di Natale
Author mug

stefano grazia scrive:
9 Marzo 2007 alle 18:10
PREVIOUSLY ON GENITORI/FIGLI…(un tentativo di riassunto, il primo era al Nº71)Tutto cominció con un articolo di Semeraro sui baby campioni e con una citazione di Werner Herzog (Anche i nani cominciano da piccoli) a cui rispose per primo Anto non sapendo,l’ingenuo, che Vaso di Pandora avrebbe scoperchiato. ANTO ha un bambino e vorrebbe farlo giocare seriamente a tennis : lo porta dunque da vari Maestri di Tennis e quelli quasi tentano di convincerlo a lasciar perdere, che non è il caso nemmeno di cominciare. (Da qualche parte, in un altro blog, Luzzi conferma che in Italia è meglio darsi al calcio. Insomma, si comincia bene…)
Il Blog parte lento e pacato come la Quiete prima della Tempesta (in questo caso l’irruzione del sottoscritto con il Blog piú lungo della Storia del Tennis) e ha i suoi principali protagonisti all’inizio nel sopraccitato ANTO, nel Filosofo Utopista MARCOS (:”se il bimbo promette bene, faccia il suo classico percorso a scuola tennis, senza muoversi dalla famiglia; primi corsi, pre agonistica e agonistica: poi si vede. se il suo tennis merita (ormai ha 12/13 anni), i genitori possono scegliere, assieme al ragazzo, di impegnarsi maggiormente”), nel Papá di Fognini che racconta le proprie esperienze di padre di una PROMESSA REALE del Tennis Italiano e che ricorda a tutti quanto sia duro impegnarsi in un progetto simile sia economicamente sia da un punto di vista emotivo e di sacrifici (per esempio la rinuncia da sempre a vacanze estive normali),in GIANNI (“Attenzione a non farsi illusioni e a puntare tutto su un’unica cosa ma neanche rinunciare a priori perché troppo difficile o impossibile”). E in UBALDO, che poi si fará di nebbia causa troppi blogs da seguire ma che all’inizio non è avaro di particolari e scavando nel personale confida le angustie e i patemi di un genitore di fronte ai desideri e alle aspettative di un figlio in bilico fra esigenze scolastiche e allenamenti, realtá e sogni e con il dubbio nell’ essere stato fin troppo concreto o piú realista del re di fronte alle reali chances che puó offrire una vita nel tennis e di aver dunque soffocato le possibilitá del figlio di emergere. Anche FRANCESCO e GIUSEPPE, prima di essere travolti dal mio blog, raccontano le loro esperienze: si tratta di vite differenti da quelle di una famiglia tradizionale con week ends passati (o sciupati) in giro per un torneo o l’altro e con costi elevatissimi. Questa prima parte forse puó essere cristallizzata sulle due possibilitá offerte da FULVIO e UBALDO :l’anno sabbatico se a un certo punto,dopo il diploma, il figlio dimostrasse che…; e IL PORSI UNA DATA LIMITE entro la quale raggiungere certi obiettivi dopodiché si cambia pagina, si cerca un lavoro, si cambia vita. A questo puinto irrompe Stefano Grazia (che sarei poi io) e il Blog non sará piú lo stesso: in un epico sproloquio l’Autore (che son sempre io) racconta le proprie esperienze con la peculiaritá di risiedere in un paese africano senza tradizioni e cultura tennistiche e buttando sul tappeto i problemi dei rapporti col proprio figlio, la scuola italiana,le famose e famigerate Academies di Tennis Americane e non (sintetizza FRANCA dall’Iran: “Madonna quanto scrivi!Hai la facolta’ della scrittura facile, non certo quello della sintesi. Uno si stanca di leggere prima ancora di aver capito di quale argomento vuoi discutere Riesci e spaziare dalla tua giovinezza, i tuoi viaggi, la Giamaica, la Nigeria, l’Angola, la famiglia, il tennis, Bollettieri, gli espatriati, il traffico di Angola, il golf, tuo figlio che suona il piano, la scuola americana, gli allenatori, i maestri, i coach, tuo figlio isterico, tuo figlio che spacca racchette, tu che le spacchi come lui (ma allora di che ti lamenti?), LA GIORNATA TIPO DI TUO FIGLIO, per poi capire che l’argomento del tuo blog sarebbe: cosa devo fare con mio figlio che quando e’ in difficolta’ anziche’ trovare le energie necessarie a fronteggiare la situazione perde tempo ed energie spaccando racchette o facendo scene isteriche?
Vuoi sapere la mia? Rilassatevi! Lasciatelo vivere quel povero bimbo: HA SOLO 10 ANNI!!!” )Mentre FRANCA dunque invoca di “Lasciar crescere i propri figli, lasciarli essere bambini” sposando le precedenti perplessitá di ANNA e Mc FLAME, invece GIANNI,ANTO e FRANCESCO si riconoscono in Stefano e nelle problematiche da lui esposte e incuriositi sollecitano maggiori informazioni sulle famose o famigerate Accademie Americane, su quando sia piú giusto portarvi i propri figli, sulle differenti metodiche d’allenamento, sulle differenze di mentalitá e soprattutto di professionalitá, sulle diverse concezioni di insegnamento fra Scuole Italiane e Scuole Americane, Inglesi e Francesi che offrono la possibilitá di adempiere maggiormente al concetto Mens Sana in Corpore Sano. Non l’avessero mai fatto: é uno tsunami che li travolge e per fortuna, all’aneddotica spesso fine a se stessa di Stefano (che son sempre io) si aggiungono le esperienze di RAIMONDA MASTELLONI e di LUCA QUINZI , genitori di figli/e talentuosi che sono stati e/o sono tuttora studenti occasionali o permanenti a Bradenton e che con stili e approcci diversi intervengono sulla questione delle Academies spiegando (e confermando quel che aveva cercato di dire anche l’Autore del Blog piú Lungo) che alla fin fine le academies ti offrono un Servizio e spetta a te saperne usufruire nel migliore dei modi. Raimonda si sofferma anche sulla Professionalitá dei Coach Americani e descrive anche la sua esperienza alla Sanchez a Barcellona.Conclude: “In Italia troneggia il provincialismo e la politica di voler ciascuno coltivare il proprio orticello, grande presunzione, nessuna collaborazione. Del resto è inpensabile che a 12 13 anni un ragazzino possa pensare di giocare tutti i giorni da solo appenderebbe la racchetta al primo chiodo, si deve comunque inserire in una struttura.”
Luca Quinzi dopo aver tinteggiato la sua esperienza alla Bollettieri come padre di quello che alcuni definiscono giá il Nuovo Nadal, enuncia invece la Teoria del Precocismo Naturale e del Precocismo Innaturale lasciando intendere che nei rarissimi casi di Precocismo Naturale è giustificato per il genitore assecondare il talento del figlio ed investire tempo e denaro senza peraltro avere alcuna certezza del risultato. Secondo Marcos, il Beffardo Pedagogo, è invece proprio in questi casi che bisognerebbe non pigiare l’acceleratore lasciando maturare il prodigio con calma.
Contemporaneamente il Maestro IGOR ci ricorda in due blogs le sue esperienze prima di giovane promessa (osservato speciale ai tempi di Riano) che smise di giocare a tennis per qualche anno perché aveva perso motivazioni anche e soprattutto in seguito a guide tecniche superficiali, e scoraggianti, e di Giovane Maestro poi, prima entusiasta e poi quasi demotivato nel riscontrare che: “in giro una mentalità molto amatoriale del nostro sport,a partire dalla dirigenza dei centri sportivi o dei circoli ,che nella maggioranza dei casi non vede nessun vantaggio a creare una scuola agonistica dalla base(quante volte mi son sentito dire a noi non conviene fare l’agonistica ,ci rende molto di più la S.A.T.!)ed anzi per risparmiare mandano in campo più bambini possibile contemporaneamente.” concludendo dunque che: “questo secondo me è il motivo per il quale, gran parte delle promesse attuali hanno dietro i genitori.Perchè sono gli unici (quelli appassionati)che si battono,affinchè il loro figlio fin da piccolo intraprenda la strada giusta ,contro una mentalità sbagliata alla base,magari sobbarcandosi viaggi e spese onerosi all’estero” Dopo una lieve digressione sulla eccessiva demonizzazione della rottura di racchette (perché a noi non piace essere troppo politically correct), il Blog vira di nuovo concentrandosi sull’Eterno Dilemma: Coach Privato o Tennis Academy, uno scontro di civiltá e filosofie, con una certa resistenza e scetticismo tipico della cultura italiota nell’accettare l’idea del Distacco Famigliare. A mio avviso si tratta di una questione di lana caprina, avendo entrambi vantaggi non indifferenti e quindi si tratta di allenamenti complementari con un importanza maggiore rispetto all’altra in periodi diversi…A favore delle Academy comunque si espresse anche il Foscolo a suo tempo con la celebre “a egregie cose l’animo accendon l’urne dei forti”,cioè emulazione,stimoli,confronto….A questo punto colpo di scena praticamente in Diretta quando chi scrive rivela di aver preso la decisione di inviare il proprio figlio Nicholas, da sempre all’estero in paesi africani e quindi da sempre alunno di scyuole anglofone, a studiare in Florida decisione che lui e moglie tentano pateticamente di spacciare come presa dal punto di vista Accademico Educativo con la necessitá di completare il Ciclo delle Elementari in un ambiente di madre lingua inglese. Il fatto che la Scuola scelta sia vicino alla Bollettieri Academy non è una pura coincidenza, ovviamente, ma-si giustificano i due impuniti- non è nemmeno la PENDLETON, la Scuola dentro l’Academy che ritaglia le ore di studio con quelle dell’allenamento, favorendo queste ultime, e ha classi miste piene tra l’altro di studenti di madre lingua NON inglese, a differenza della St Stephens che oltre tutto NON permette agli alunni di uscire prima della fine delle lezioni. Nessuno ovviamente gli crede. E mentre chi scrive fa una mano di conti, al di fuori del Blog s’inserisce la preziosa intervista di Ubaldo ai due Mc Enroe. E’ quindi la volta di ROBERTO raccontare la sua storia, un percorso sportivo simile a tanti di noi che hanno cominciato tardi e sono stati ‘imparati’ in Italia da Maestri che insegnavano col vecchio stile e rifiutavano a priori top spin e rovescio a due mani. Successivamente, scrive ancora Roberto:” Si è allora innescata una seconda rivoluzione, non tecnologica, ma tecnica: l’applicazione al tennis dei principi della biomeccanica ha spinto la ricerca a cambiare il modo di eseguire i colpi, per sfruttare al massimo le potenzialità dei nuovi attrezzi. I principali centri di ricerca credo siano state le academies private americane, ma anche la federazione francese e la USTA. (…)L’enorme incremento di potenza e velocità ha a sua volta innescato la necessità di migliorare la reattività neuromuscolare e la velocità dei piedi, con l’individuazione di esercizi appositi. In generale, è diventato sempre più difficile giocare di regolarità pura e in difesa: la nuova parola d’ordine è power tennis! Poiché il primo che prende l’iniziativa ha le migliori probabilità di fare il punto, sono diventati drammaticamente importanti (anche sulla terra) i colpi di inizio gioco, servizio e risposta…Questo, nel resto del mondo: la globalizzazione, anche nel tennis, ha diffuso ovunque il nuovo verbo… … tranne che da noi.” 1-0 per Bollettieri,e palla al centro. La palla la prende
GIO 92, papà di un bimbo di quasi 10 anni che inizia ad affacciarsi all’agonismo, che scende sul pratico e lancia quella che sará la MADRE DI TUTTE LE DOMANDE di questo Blog :”quante ore dovrebbe giocare un bambino durante la settimana ?” Lui lo fa giocare 5 ore settimanali, la figlia di FRANCESCO invece si allena due ore al giorno per 6 giorni la settimana con 1 ora di preparazione atletica ed 1 ora di tennis. Ha poi un fitto calendario di tornei individuali ed a squadre. Ma chi fa saltare il banco è ancora Quinzi padre postando, su richiesta del diabolico Stefano, la Schedule del figlio, giovane prodigio, in cui si legge che in pratica quando è in Florida il Figlio si sveglia alle 5.30 e si sorbisce allenamenti di 5 ore al giorno fra Tennis e Preparazione Fisica. GIUSEPPE ZITO,padre del 14enne Ettore, si sará sentito mancare il terreno sotto i piedi ,lui che era rimasto perplesso di fronte alle richieste di Sciortino che gli aveva “espresso delle perplessità sulla distribuzione dell’allenamento tecnico che secondo lui dovrebbe essere di 3 ore continuative tutti i giorni,”.piú la preparazione fisica. E a scuola quando ci va?, si domanda giustamente Giuseppe. Ubaldo diceva che 5 ore al giorno sono troppe a 13/14 ma a 10 anni sono sufficienti 5 ore alla settimana? IGOR, che é un Maestro Federale e PTR, scriveva “Io credo che (il bambino)abbia bisogno di un maestro competente,ma anche di un ambiente dove potersi allenare,con ragazzini magari un po’più grandi,ma non troppo ed un pochino più forti di lui,e credimi non servono le sei ore al giorno,bastano tre,quattro sedute da un’ora e mezza a settimana,con due sedute di preparazione atletica da un’ora,sugli appoggi,e la tecnica degli spostamenti (…)” Ma quel che fa inorridire BicioMac e Freddo è comunque l’eccessiva attenzione sulla Preparazione Fisica che soprattutto Freddo ritiene prematura (confondendola peró forse con una preparazione basata sui Pesi, che in effetti,quelli si!, si fanno dopo i 17-18 anni, a crescita completata) ribadendo che un Bambino di 10 anni non puó e non deve svegliarsi alle 5.30.” GABRÍ,che si era soffermata in precedenza ad analizzare le carenze della Scuola Italiana (un muro di gomma talora arrogante su cui si scontrano tutti gli atleti, anche i piú volonterosi) si oppone alla demonizzazione del svegliarsi alle 5.30 (dipende dopo tutto dall’ora in cui vai a letto) ricordando che era un retaggio della nostra societá contadine (andare a letto con le galline e lo svegliarsi al cantar del gallo).
Ma QUINZI PADRE passerá alla Storia anche per l’enunciazione della Teoria del Precocismo Naturale e del Precocismo Innaturale, giá accennata qualche paragrafo fa. Andiamolo a rileggere:“L’esperienza personale mi suggerisce a proposito che ha valenza un solo genere di precocismo, quello naturale, con genesi spontanea e non finalizzato, perlomeno nella fase iniziale, ad alcun traguardo.Purtroppo i rari casi di precocismo naturale inducono un secondo tipo di precocisimo, quello più frequente, che nasce in maniera non naturale, non spontanea, forzata dall’esterno, nei casi più frequenti dalle passioni familiari, qualche volta accompagnata dai media come qualche illustre testata nazionale negli ultimi tempi purtroppo ci ha insegnato con quanto meno discutibili esaltazioni di fenomeni assolutamente non eccezionali. Risulta fortemente finalizzato al raggiungimento di obiettivi ambiziosi da perseguire, spesso gli stessi mancati da coloro che lo stimolano.Il precocismo naturale è molto raro, un caso ogni tanti, ma presenta sufficienti basi di affidabilità per il futuro. Moltissimi sono invece i casi di precocismo non naturale , ma purtroppo la facilità di costruzione iniziale non è spesso accompagnata da garanzie di successo finali. Conclusioni: gli isolati casi di precocismo naturale a differenza degli altri, proprio perché rari, non possono essere iscritti in modelli di comportamento o teorie specifiche e le scelte conseguenti devono adattarsi alle specificità degli stessi. Non esenti da grandi sacrifici e impegnative decisioni presentano l’immenso vantaggio di saper attrarre opportunità e non di doverle cercare ed allora la scelta di un maestro o piuttosto quella di una scuola o della logistica di una attività rimane più facile.”
SiccomeMARCOS,l’abbiamo giá detto, non è d’accordo(Luca dice: se c’é un Precocismo Naturale é giustificato lavorarci sopra duramente, Marcos dice: di fronte al Precocismo Naturale, lasciamolo sbocciare e non facciamolo lavorare troppo…) e di fronte alle proteste di BicioMac e Freddo ( “ ho parlato ultimamente anche con alcuni addetti ai lavori che pensano che questo tipo di preparazione è una follia”, STEFANO prova ad esporre la Teoria dell’Overachievement, estrapolata dalla nota rivista di tennis GRAZIA.Secondo alcuni psicologi,insomma, IL COSIDDETTO DANNO PROVOCATO DALL’OVERACHIEVEMENT (eccesso d’impegni) E’ SOLO UNA CREDENZA POPOLARE. Anzi:I ragazzi che hanno un’agenda fitta d’impegni hanno un rendimento scolastico elevato,hanno un buon rapporto con i genitori e corrono meno rischi di fumare e fare uso di droga. E concludono: “Smettiamola di dare colpa alle ambizioni dei genitori.Gli adolescenti fanno molte attività extra-scolastiche soprattutto perchè si divertono a farle e non perchè costretti dalla famiglia”. A queste due ben piú dotte teorie, si aggiunge la TEORIA DEL CHI VIVE SPERANDO,MUORE CAGANDO da un famoso detto in voga nell’Emiliano e che non ha bisogno di ulteriori commenti essendo per tutti di immediata comprensione. Il BLOG insomma spazia a volo libero, tornando si su argomenti giá dibattuti e magari triti e ritriti, ma anche inoltrandosi in nuovi ancorché tortuosi sentieri : al momento per esempio è stato solo sfiorato il delicato rapporto Genitore/Figlio soprattutto quando il Genitore è forzato dalle circostanze logistiche od economiche o perché è di fatto anche lui un Coach/Maestro di Tennis ad essere lui stesso l’Allenatore del proprio figlio.Mi sembra un argomento che possa meritare piú commenti e sincere condivisioni di esperienze.
Perché al di lá delle polemiche trovo che la funzione primaria del Blog sia proprio quella di confrontare le proprie esperienze (come richiesto per esempio da Giuseppe Zito) e dia questo confronto trarre nuovi spunti, nuovi slanci ma anche motivi di riflessione e perché no, di autocritica.dallo descrivere le proprie e motivo di autocritica nel leggere le altre. Per finire, vorrei ricordare alcune veritá emerse:
1)NON ESISTE UN ALLENAMENTO PERFETTO PER TUTTI, ESISTE UN ALLENAMENTO PERFETTO PER TE.2)il requisito fondamentale perché il sogno si avveri è, oltre alla capacitá di sognare, la perseveranza nel sogno
3)Il Tennis e lo Sport in generale possono aiutarti ad avere successo nella vita: il tennis in particolare perché come dice Agassi “Sul campo ci vai da solo. Stai giocando uno sport che ti richiede la capacità di risolvere dei problemi (di prendere decisioni). Ti richiede di farlo in un qualche stato emotivo. E’ un po’ come nella vita. Impari a fidarti di te stesso e impari a pungolarti, spingerti oltre”
Ma l’onore dell’ultima parola spetta a quel sublime pedagogo che è in Marcos che non sempre mi trova d’accordo ma che sempre apprezzo, quando scrive proponendo un modello di genitore che tenda ad evitare una sovraesposizione di TV e Play Station al proprio figlio: “una divertita ironia debba accompagnarlo nelle esperienze che lo accomunano agli altri bimbi (…)il wrestling si potrebbe vedere una volta sola, assieme a lui, evidenziando la completa imbecillità dei due energumeni che si scontrano e la vana eccitazione di un pubblico, che andrebbe sottoposto a serie cure mentali. E se, al contrario, il pediatra nulla ha da dire sulla spina dorsale, 3/4 ore di tennis settimanale non possono fare che bene: pur essendo, infatti, uno sport individuale…da bimbi e da ragazzi lo si gioca sempre insieme, magari divisi per squadre; anche l’aspetto positivo dello sport di squadra può essere in qualche modo raccolto: il divertimento è assicurato…il bimbo si rende conto dell’armonicità dei suoi movimenti, assecondandoli al ritmo, alla distanza ed alla velocità della palla. impossessarsi del controllo di palla, per un bambino, è non solo fonte di enorme stupore e gioia, ma anche di puro e sano divertimento.”

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