Primo riassunto - fino al post n.71

 
7 Agosto 2007 Articolo di Giovanni Di Natale
Author mug

stefano grazia scrive:
21 Febbraio 2007 alle 10:57
Visto che siamo oltre i 70 é forse utile ricapitolare un attimo:
all’inizio del blog ANTO scriveva che i Maestri di Tennis (no,dico: quelli che dovrebbero promuovere il proprio Sport) lo hanno quasi scoraggiato a far cominciare a giocare il proprio figlio (se non per giochicchiare la domenica, che per caritá va benissimo) e conclude:“Ma io scusa non riesco a capire una cosa, e ti prego di spiegarmela, nei top 100 uomini troviamo argentini, i quali non dovrebbero allora giocare, essendo stati travolti dalla crisi economica del loro paese, cileni, russi, ucraini, i ns cugini poveri spagnoli, e qualche sparuto italiano. Non vorrai dirmi che tutti questi sono figli di milionari…purtroppo il ns sistema italiano non aiuta, o giochi a calcio o giochi a calcio”e piú avanti si rivelerá scettico sulla possibilitá di combinare scuola e studi.
Marcos saggiamente dice cose molto condivisibili ma anche francamente un po’ dalla parte dei bottoni se non banali nel senso di political correct :”se il bimbo promette bene, faccia il suo classico percorso a scuola tennis, senza muoversi dalla famiglia; primi corsi, pre agonistica e agonistica: poi si vede. se il suo tennis merita (ormai ha 12/13 anni), i genitori possono scegliere, assieme al ragazzo, di impegnarsi maggiormente: potrà così diventare un buon terza categoria, seconda o prima, oppure potrà entrare tra i primi 100, chi può saperlo!”ANCHE SE POI PRENDENDO AD ESEMPIO FOGNINI RICONOSCE CHE il giocatore di tennis di buon “occasioni per lavorare nel circo del tennis italiano le troverà comunque. Altro discorso è il livello culturale che (il giocatore)raggiungerà: anche di questo non mi preoccuperei…la cultura non si misura solo con i titoli di studio, ma dipende anche dall’esperienza fatta, dalla sensibilità e dalle capacità intellettuali. in questo senso, se segue l’esempio del padre, fabio prenderà la strada giusta”A questo punto interviene GIANNI, col quale mi trovo abbastanza in sintonia, il quale ci dice:” Attenzione a non farsi illusioni e a puntare tutto su un’unica cosa ma neanche rinunciare a priori perché troppo difficile o impossibile”. In particolare indica Gaudenti come tipologia di professionista, uno che ce l’ha farta senza abbandonare completamente gli studi
ANNA è perplessa dal la precocitá di certi miniatletio e teme che si perda l’aspetto ludico (ahimé, quello è giá perso da tempo…ma anche negli altri sport…ci sono tornei e tornei,bravi e meno bravi)
MCFLAME è drastico e si chiede cosa ne sará del trentenne una volta appesa la racchetta al chiodo visto che avrá dedicato anima e corpo alla pallina e non a trovarsi un lavoro vero
Gli rispondono subito FULVIO e UBALDO che offrono le loro personali esperienze e propongono due possibilitá (l’anno sabbatico se a un certo punto,dopo il diploma, il figlio dimostrasse che…e IL PORSI UNA DATA LIMITE entro la quale raggiungere certi obiettivi dopodiché si cambia pagina, si cerca un lavoro, si cambia vita.
Interviene di sfuggita MIRCO che da un lato si diverte a leggerci ma ci invita tutti a parlare piú di tennis vero e chissá come deve essersi sentito al vedere il mio blog di 11 pagine con cui ho raccontato le nostre esperienze con la peculiaritá di risiedere in un paese africano senza tradizioni e cultura tennistiche e buttando sul tappeto i problemi dei rapporti col proprio figlio, la scuola italiana,le famose e famigerate Academies di Tennis
Anche FRANCESCO e GIUSEPPE, prima di essere travolti dal mio blog, raccontano le loro esperienze: si tratta di vite differenti da quelle di una famiglia tradizionale con week ends passati (o sciupati) in giro per un torneo o l’altro e con costi elevatissimi e MAURIZIO chiede se sia possibile riconoscere anzitempo i segni della grandezza
UBALDO gli risponde con la sua esperienza e il suo credo personale; dare una educazione armonica il piú possibile il che non vuol dire rinunciare ma evitare di esaperare ma arrivare piú lentamente (insomma, 5 ore al giorno a 13-14 anni sono troppe)
Mentre STEFANIA riconosce al fratello Stefano(che son poi io) il merito di avergli trasmesso entusiasmo per lo sport (non solo il tennis) GABRÍ,la moglie, si sofferma ad analizzare le carenze della Scuola Italiana (un muro di gomma talora arrogante su cui si scontrano tutti gli atleti, anche i piú volonterosi) e FRANCA,madre di due ex promesse ora maestri di tennis, dall’Iran invoca di “Lasciar crescere i propri figli, lasciarli essere bambini” e soprattutto di non interferire come genitori…tacciando Stefano & Co di essere troppo stressanti mentre LUCA gli da del pazzo (ma é un amico).
Per fortuna che FRANCESCO,come GIANNI e ANTO, si riconosce nel collega riconoscendogli almeno il grande entusiasmo e e GIANNI infatti riconosce che il problema in Italia è spesso la scarsa Educazione Sportiva nelle Scuole…In italia lo Sport si fa fuori dalla Scuola…È a carico dei Genitori. È spesso visto come un ostacolo alla Educazione mentre dovrebbe esserne considerata complementare. Francesco chiosa perfettamente: “sono più formative per il carattere dei ragazzi le ore ore di duro allenamento,ma anche le sofferenza,le sconfitte le delusioni le rivincite, i trionfi piuttosto che ore di ozio alla play o davanti alla tv”
Infine IGOR ci ricorda le sue esperienze di giovane promessa (osservato speciale ai tempi di Riano) che smise di giocare a tennis per qualche anno perché aveva perso motivazioni anche e soprattutto in seguito a guide tecniche superficiali, scoraggianti, lapidarie (del tipo: se non sei Federer, cosa vuoi giocare a fare? smetti che é meglio)
ALLA FINE CREDO CHE IL TEMA PRINCIPALE POSSA O DEBBA ESSERE RIASSUNTO sul come fare ad ottimizzare SCUOLA e SPORT in un contesto italiano dove entrambe le istituzioni sembrano ‘deficienti’ (nel senso di deficere): la scuola da un lato con la sua arroganza -o cosí o pomí- e col suo assurdo carico di compiti a casa (che é un controsenso, un riconoscere la propria inadeguatezza: e cosa ci stanno a fare allora a scuola?) e dall’altro con la loro oretta settimamnale di Educazione Fisica in palestre grigie e tristi; le strutture sportive allo stesso modo perché nel caso specifico del tennis in Italia si é bravissimi nel criticare l’Estero (e le Academies) ma si continua a proporre il percorso obbligato de con le SAT, le lezioni col Maestro privato, il Circolo sotto casa, etc etc
La carenza di strutture costringe a volte i genitori a sobbarcarsi il doppio lavoro:
Il CRUCIAL POINT infatti è: essere costretti a fare sia il genitore che il coach che spesso sono invece ruoli contrapposti…il genitore dovrebbe essere lì per sostegno, per supporto, per consolarti… Io capisco che molti genitori vogliano fare il Coach e che trasferiscano sul proprio figlio desideri,sogni,frustrazioni più o meno inconsapevolmente… MA A VOLTE O SPESSO é ugualmente grave disinteressarsene e farsi da parte, rinunciare nel nome di una moralistica legge del non interferire che sulla carta é giusta ma che spesso,nella realtá italiana, affossa in partenza le giá remote possibilitá del figlio (della serie: affido mio figlio al Maestro del mio Circolo…se é un fenomeno, me lo dirá poi il Maestro, io adesso vado a giocare a briscola)
L’ALTRO GRANDE ARGOMENTO DIBATTUTO, e forse il piú importante, é
Se sia giusto investire tempo e denaro prima o se convenga aspettare che il ragazzo dimostri notevoli capacitá, insomma se sia nato prima l’uovo o la gallina.
QUINDI,RIASSUMENDO:
IL GRANDE QUESITO credo sia: faccio giocare mio figlio ora e poi vedo se a 13-14 anni ha la possibilitá per emergere e allora continuo…Oppure aspetto che queste qualitá,se presenti,emergano da sole?
SECONDO QUESITO: come combino tutto questo nella Realtá Scolastica Italiana?
C’E´poi un TERZO QUESITO: è giusto depauperare il Bambino della innocenza dell’infanzia? (no che non é giusto, ma Francesco,Anto e Stefano (io) e Ivan Lendl dicono che é sempre meglio giocare a tennis che perdere ore davanti a una PlayStation o alla Televisione o a bighellonare al Centro Commerciale
QUARTO QUESITO: Coach Privato o Academy? This is the Question
QUINTO QUESITO: importanza della rottura della racchetta nella storia del tennis
Concludendo con le parole di Gianni o Anto, non ricordo bene: é importante
NON tanto FARE QUELLO CHE FANNO GLI ALTRI ma condividere le proprie esperienze…A questo proposito spero che questo subblog continui a lungo e oltrepassi tranquillamente i 100 e che coinvolga sempre piú persone (alle quali consiglio di fare come ho fatto io la prima volta: un copia e incolla su Word, stampa, e poi leggetevelo a casa…se avete figli col problema tennis/scuola, vi sono annotazioni interessanti: almeno scoprirete di non essere soli su questo pianeta…)

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