L’angolo di Cino Marchese
Scontri generazionali, Agassi-Lendl
Firenze pazza per il Kid dai capelli lunghi
In campo per un grappolo d’uva gigliato

 
28 Ottobre 2007 Articolo di Cino Marchese
Author mug

Fu Pennisi a chiedere di organizzare l’incontro in Toscana. Una folla in delirio seguì l’incontro vinto dal ceco. Agassi, appena scelto da Nike, regalò il premio alla moglie di Cino Marchese.

Eravamo alla fine degli anni 80 quando il grande Ivan Lendl incominciava a perdere i colpi e Andre Agassi incominciava quella sua straordinaria carriera e Carlo Pennisi, siciliano residente e sposato a Firenze con Sandra Gobbò dopo essere stato un buon giocatore si era messo ad organizzare eventi e ad occuparsi di comunicazione. Attento e competente mi aveva proposto di organizzare un incontro di esibizione tra Lendl ed Agassi, entrambi rappresentati da IMG che io rappresentavo in Italia. Non era facile mettere insieme i due per le profonde differenze in tutti i sensi e per uno stile di vita completamente agli antipodi. Ivan, pragmatico fino alla noia sia nei rapporti famigliari che con la gente che frequentava. Io avevo con lui un buon rapporto frutto di quell’amore che nutrivo per Praga di cui ne era al corrente, sia perchè sapeva anche che avevo buoni rapporti con i genitori e specialmente con la madre che oltre che il ceco parlava solo tedesco lingua che parlo anch’io ed a tutti i tornei dove la vedevo scambiavo qualche parola con grande suo piacere. Erano gente dura di Bratislava che avevano dato al figlio principi molto rigidi che lui poi nella sua carriera aveva puntualmente applicato.
Andre era il “kid di Las Vegas” e rappresentava la nuova generazione,trasgressivo,ma ironico sempre sorridente con un gioco molto atipico che il nostro amico Rino aveva definito attaccante da fondo campo assimilato e perfezionato alla Accademia di Nick Bollettieri. Capelli lunghi e biondi, abbigliamento vistoso e molto colorato, pantaloncini jeans era diventato in poco tempo l’idolo di tutti i ragazzini in tutte le parti del mondo. Mi ricordo che io lo conoscevo fin dai suoi esordi e la Fila che era rientrata nelle mani di Enrico Frachey, suo fondatore, e che mi aveva raccomandato di tenerlo presente per qualsiasi giocatore emergente e Agassi era uno di questi, anzi il meglio che io potevo dargli e quando invece i miei colleghi decisero di darlo a Nike io mi arrabbiai moltissimo perchè allora con Fila facevamo grandi affari e potevamo contare sulla mia amicizia con il capo che mi serviva molto e mi finanziava tutte le volte che volevamo un giovane perchè credeva,a ragione, ad occhi chiusi a tutto quello che gli dicevo. Dopo essermi molto indispettito me ne feci una ragione e quando vidi il lancio dei pantaloncini in tessuto denim mi resi conto che Nike aveva puntato giusto mettendo un sacco di soldi su Agassi perchè sembrava fatto apposta per quella operazione come se fosse stato programmato da un computer. Carlo Pennisi aveva visto giusto perchè metteva a confronto due generazioni, una dura pragmatica fin troppo seria ed una scanzonata,giovane trasgressiva ma non troppo e soprattutto divertente e tutto l’evento era stato promosso in quel senso.
Dopo alcune difficoltà generazionali riesco a convincere i rispettivi manager dei due ad accettare di giocare a Firenze e mi ricordo che la mattina della partita che iniziava verso le 21.00 mi chiama Adriano Panatta dicendomene di tutti i colori perchè suo figlio Alessandro (Titti) erano due settimane che contava i giorni perchè il suo maestro Marrai di Forte dei Marmi aveva organizzato un pullman per venire ad assistere alla partita e se potevo procurargli un autografo di Andre. Sottolinendo il fatto di che cosa era costretto a fare per colpa mia che avevo reso possibile la cosa. Ovviamente di Lendl manco l’ombra!! Il palazzo dello sport di Firenze era pieno, quella sera, fino all’inverosimile e l’attesa era grandissima ed il Sindaco di Firenze aveva preparato due bellissimi pezzi di argenteria fatti dal grande maestro Brandimarte che rappresentavano due bellissimi grappoli d’uva con un grande giglio inciso. Due bellissimi pezzi anche piuttosto costosi, di grande qualità che vengono presentati dal Sindaco in persona sul campo prima che iniziasse la partita. Il servizio di vigilanza ebbe molte difficoltà a tenere lontano il pubblico in una bella e spettacolare partita vinta per la cronaca da Lendl e quando fu giocato l’ultimo punto succede il finimondo perchè tutti vogliono avvicinare Andre ed io con un paio di volonterosi riusciamo a fatica a portarlo negli spogliatoi e chiudere la porta. Finalmente salvi realizzo subito che Andre non aveva preso con sè il grappolo d’argento ed immediatamente gli chiedo cosa ne aveva fatto. Lui sarcasticamente mi dice che qualche italiano se l’era preso al chè riapro la porta e di fronte a me trovo “un italiano” che reggeva la scatola con il grappolo dentro. Lo ringrazio caldamente e richiusa la porta apro la scatola e la consegno ad Andre che mi dice a cosa sarebbe servito. Io gli dico che si trattava di un bellissimo pezzo e lo poteva conservare come ricordo della serata e che con gli anni lo avrebbe apprezzato. Lui mi guarda e mi dice che lo avrebbe voluto regalare a mia moglie Gabriella. Io gli rispondo che era molto gentile il suo gesto, ma che il pezzo era di buon valore e di pensarci bene. E lui di rimando mi dice che aveva capito, ma che comunque avrebbe voluto fare quel regalo a mia moglie. Oggi chi viene a casa nostra può vedere quel bellissimo grappolo di argento con un grande giglio inciso fare bella mostra tra le nostre cose più care e la mente mi va a quella bella serata in cui Lendl fece il comprimario

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8 Commenti a “L’angolo di Cino Marchese
Scontri generazionali, Agassi-Lendl
Firenze pazza per il Kid dai capelli lunghi
In campo per un grappolo d’uva gigliato”

  1. Marcello scrive:

    Agassi senza Nike e Nike senza Agssi non sarebbero stati la stessa cosa…mi dispiace per la Fila (che faceva capi bellissimi).

    Pensare a cos’era Andrè in quel periodo mi mette una nostalgia senza pari.

  2. Daniele Bartolini scrive:

    Comprimario non certo per me, ch’ero andato a vedere l’esibizione soprattutto per lui! Con che trepidazione l’aspettavo e che emozione vedere il mio beniamino da così vicino! Era il 1990 e Lendl era ancora il numero uno del mondo, mentre Agassi era già il numero tre. Il palazzetto dello sport di Firenze era gremito di oltre 6500 persone in gioioso delirio. Andre arriva all’ultimo momento e comincia a giocare senza conoscere né la superficie, né le palle, né le luci…per lui erano semplici dettagli. Non per il meticolosissimo Ivan che, invece, era arrivato in buon anticipo per non incorrere in evitabili figurette. Infatti il primo set corre via veloce 6/2 per il ceko che giocava con l’impegno e la cattiveria agonistica di un torneo vero. Nel secondo set Andre entra in partita e trascina Ivan al tie break, che il vecchio numero uno non ha nessuna intenzione di perdere. Finisce 62 76 nel tripudio generale della folla che invade festosamente il campo per vedere e toccare i due idoli. Quanto mi piacerebbe che potessero ripetersi eventi del genere ancor oggi! Ubaldo o Cino, perché non organizzate un Federer Nadal o Djokovic in qualche momento morto della stagione? Il pubblico non mancherebbe di certo di accorrere numeroso ancor oggi! Non credete?

  3. anto scrive:

    Caro Cino, è sempre un piacere leggerti. Attualmente stai seguendo qualcuno? Come mai i giocatori italiani hanno così scarso appeal nei confronti dei brand internazionali? Non si sanno vendere, hanno poca personalità oppure c’è qualcos’altro? Si parla tanto dei guadagni dei players professionistici e le legeende dicono che per sapere cosa guadagna un player bisogna moltiplicare per 4 il suo prize money? Questo è vero? Ciao grazie

  4. Elisabetta scrive:

    Grazie Cino! è un piacere leggere i tuoi racconti .

  5. enzo cherici scrive:

    Ok Cino, allora aspettiamo un tuo invito a cena per poter ammirare questo meraviglioso pezzo unico ;-)

    PS Ma Lendl non era di Ostrava?

  6. Fabio P. scrive:

    Scommetto che l’assegno Agassi non lo lascio’ .. :-)

  7. Cino Marchese scrive:

    Caro Daniele, certo che Lendl non era un comprimario, ma se ti ricordi quella sera la grande maggioranza del pubblico stimava Lendl, ma era incuriosita da Agassi perchè più che un giocatore rappresentava il passaggio generazionale ed i giovani intendevano Andre come uno stile di vita come loro volevano essere ed è chiaro che Ivan rimaneva un grandissimo che quella sera era un “comprimario” per modo di dire.A proposito della tua idea di fare qualcosa di simile con i super campioni di oggi non è la stessa cosa soprattutto perchè i giocatori guadagnano troppo con i tornei e non sono più attratti come prima e poi la televisione che te li propone in tutte le parti del mondo dove sono ne appiattisce l’interesse che invece allora c’era perchè era più raro vederli. Ciò non toglie che un Federer Nadal a Firenze si dovrebbe giocare al Comunale, ma io ormai sono anziano mia cara Anto e lascio il passo ad altri e al massimo sarei in grado di dare qualche consiglio, ma non di sobbarcarmi gli oneri del management che sono tanti e pesanti.Per quanto riguarda i nostri giocatori non sono abbastanza forti per poter giustificare un interesse internazionale e poi soffrono un po’ di provincialismo, perchè per non esserlo non basta viaggiare e conoscere tutto il mondo, ma è necessario modificare la propria maniera di essere perchè se Bracciali,che avrebbe potuto giocare molto bene, si trova a Sydney la sua preoccupazione principale è di trovare La Gazzetta dello Sport, oppure tutti insieme trovare il ristorante italiano dove mangiare. Queste sono le cose che più ti condizionano e ti impediscono di avere quella mentalità globale che li aiuterebbe molto a progredire e vincere. Se Potito sta più di due settimane lontano da casa gli viene il complesso dell’emigrante ed ha bisogno che arrivi qualcuno da Cervinara con la mozzarella giusta. Oggi con un computer ed un palmare sei in contatto con tutto il mondo, ma ti deve far piacere esserlo invece che soffrire di nostalgia. é evidente che se superi questi stati d’animo non è che improvvisamente diventi Federer, ma sicuramente più forte di quello che sei. Non vado più avanti perchè non è il caso,speriamo bene!!!!!!

  8. Daniele Bartolini scrive:

    Grazie Cino! Sono d’accordo con te su Agassi e ancor di più sul provincialismo dei giocatori e di noi Italiani in generale. Peccato che oggi non ci siano manager organizzatori della tua stoffa! E che il tennis sia oscurato o così poco considerato da quasi tutti i media…

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