Processato il giudice che non vuole il crocifisso. E lui denuncia Mastella e Castelli

(ANSA) - L’AQUILA, 30 GEN - E’ stato fissato al 19 ottobre 2007 l’inizio del processo a carico del giudice Luigi Tosti per essersi rifiutato di amministrare la giustizia in aule di tribunale in presenza del crocefisso.
Lo ha stabilito il tribunale dell’Aquila, dove oggi si e’ tenuta un’udienza preliminare in cui e’ stato decretato il rinvio a giudizio di Tosti. Il giudice di Camerino viene accusato di ‘’rifiuto in atti d’ufficio e omissione'’ ai sensi dell’ articolo 328 del Codice penale in maniera continuativa (articolo 81). Nel decreto di rinvio a giudizio si legge che il ‘’giudice nel dibattimento esaminera’ con compiutezza la fattispecie, anche in riferimento alla sussistenza dell’elemento psicologico'’ del delitto.
Il giudice Luigi Tosti - già sospeso in via cautelare dalle funzioni e dallo stipendio - ha intanto annunciato di aver denunciato i ministri di Giustizia Clemente Mastella e il suo precedessore Roberto Castelli. «È un vero e proprio reato quello di impormi la presenza del crocifisso nel luogo dove lavoro e di vietarmi - ha detto Tosti - per bieche motivazioni di discriminazione religiosa, di esporre la menorà ebraica a fianco del simbolo dei cattolici. È per questo, che dopo aver pazientato due anni, ho formalizzato una denuncia penale contro Mastella e Castelli. È grottesco, infatti - spiega il magistrato - che l’autorità giudiziaria si sia attivata contro al vittima delle discriminazioni religiose anzichè contro gli autori, cioè i ministri di Giustizia, i quali avrebbero potuto autorizzarmi ad esporre la menorà ebraica a fianco del crocifisso cattolico, tanto più che essi sostengono che le supposte
radici culturali dell’Europa sarebbero quelle giudaico-cristiane».
Tosti ha anche ricordato che nello scorso mese di dicembre il Consiglio Superiore della Magistratura «ha affermato che la mia pretesa di ottenere la rimozione dei crocifissi dalle aule giudiziarie è pienamente fondata, dal momento che la circolare fascista del ministro Rocco deve ritenersi abrogata sin dal 1948 per incompatibilità con la Costituzione repubblicana. Ciò perchè si tratta di un atto amministrativo privo di fondamento normativo e, quindi, contrastante con il principio di legalità dell’azione amministrativa, desumibile dagli articoli 97 e 113 della Costituzione, dal quale deriva che ogni atto amministrativo deve essere espressione di un potere riconosciuto all’Amministrazione da una normà». Sempre secondo Tosti il Csm ‘boccià poi «esplicitamente le sentenze del Tar del Veneto e del Consiglio di Stato che hanno legittimato l’esposizione dei crocifissi nelle scuole per la loro valenza ‘culturalè. ‘Anche a poter condividere le tesi del significato meramente culturale del crocifisso - chiarisce il Csm, secondo quanto mostrato dallo stesso Tosti - il problema della libertà di coscienza e del pluralismo si sposterebbe dal terreno esclusivamente religioso a quello appunto culturale, ma non sarebbe risolto, in quanto dai principi costituzionali in precedenza individuati deriva che l’amministrazione pubblica non può scegliere di privilegiare un aspetto della tradizione e della cultura nazionale, sia pure largamente maggioritaria, a discapito di altri minoritari, in contrasto con il progetto costituzionale di una società in cui hanno da convivere fedi, culture e tradizioni diverse (Corte Cost., n. 440 del 1995)». Al palazzo di giustizia dell’Aquila, a dar ‘man fortè al giudice Tosti, sono arrivate diverse delegazioni di atei, agnostici e rappresentanti di fede musulmana - tra cui il presidente dell’Unione dei musulmani d’Italia, Adel Smith - che hanno manifestato con striscioni e cartelli.

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