Bimbi abbandonati, 145 milioni di orfani nel mondo

Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Una «emergenza umanitaria» che colpisce indiscriminatamente in ogni parte del mondo: nei paesi a economia di sussistenza, come in quelli in via di sviluppo e anche nei cosiddetti paesi a forte economia. L’abbandono è un fenomeno ignorato dalla maggior parte dei cittadini italiani: l’86% non ritengono abbandonatì i minori ospitati in istituti, nonostante coinvolga circa 34mila bambini e ragazzi. E’ quanto emerge dal decimo rapporto sull’emergenza abbandono presentato a Roma nell’ambito del convegno internazionale «Voci dall’abbandono», promosso da ‘Amici dei bambinì e Bnl-Gruppo Bnp Paribas sotto l’egida dell’Unione Europea.
In Italia l’assistenza di un bambino in istituto costa allo Stato più del doppio dell’accoglienza in famiglia tramite l’affido, mentre le adozioni nazionali sono sempre più difficili. Di fronte a questo quadro, secondo il rapporto, le istituzioni sono assenti o d’ostacolo e anche la scuola si dimostra impreparata ad affrontare il problema.
Il convegno si propone di ascoltare protagonisti e vissuti di un fenomeno nascosto che ha avuto poca voce in capitolo. Sullo sfondo, un’emergenza che vede nel mondo circa 145 milioni di bambini orfani. Il rapporto sull’emergenza abbandono è unico in Europa per architettura e logica multisciplinare e frutto del lavoro dell’Osservatorio multidisciplinare creato da Amici dei bambini con il supporto di Bnl, nato nel 2006 per valutare l’impatto dell’abbandono sul bambino e sulla società sotto tutti gli aspetti: pedagogico-educativo, psicologico, sociologico e giuridico economico. Per la prima volta, con questo rapporto, è disponibile un quadro articolato sul fenomeno dell’abbandono in Italia, non solo dal punto di vista quantitativo, peraltro difficile da rivelare perchè si tratta di una emergenza sommersa, ma anche sotto il profilo qualitativo: dai costi diretti che l’abbandono comporta alla percezione del fenomeno nella società civile, dall’immagine offerta dai media alle testimonianze di famiglie, figli adottivi e operatori del settore. Il Cergas dell’Università Bocconi ha monitorato i costi diretti dell’abbandono attraverso un primo screening della spesa di enti locali e amministrazioni pubbliche. Emerge nel complesso un dato frammentario e disomogeneo, che varia da regione a regione, con un unico denominatore: lo Stato in media per un bambino in assistenza (istituto) investe 10.695 euro all’anno a fronte dei 5.200 investi per singolo minore in affidamento. La spesa pubblica su questo fronte varia in maniera significativa da regione a regione: in Lombardia, ad esempio, si spendono in media oltre 15 mila euro all’anno per un bambino in istituto e 3.457 euro per un bambino in affido; nel Lazio in media per un bambino assistito nel Comune di Roma occorre investire circa 50 euro al giorno se in istituto o centro di accoglienza (per una media annua di oltre 18 mila euro per minore) mentre l’affido richiede una cifra annuale di 3.098 euro per minore. E ancora: nel Veneto il rapporto annuale tra i costi è ancora a sfavore dell’istituto, circa 12.500 euro per bambino contro i 1.833 dell’affido.

Un dato interessante, rileva il rapporto. È legato alla diminuzione del numero di procedimenti inviati ai tribunali per i minorenni per dichiarare «adottabile» un bambino: dai 3.200 procedimenti avviati nel 1995 si arriva ai 2694 del 2002, mentre le dichiarazioni di adottabilità sono passate da circa 1.500 nel 1997 a 1.080 del 2002. Nel 2003 dell’intera popolazione minorile in centri socio-assistenziali stimata intorno ai 20 mila minori (dati Istat) solo 869 erano bambini o adolescenti adottabili, pari al 4,3% del totale, e 342 con l’iter di adottabilità non ancora concluso. Nel corso dell’anno sono stati accolti nelle strutture 8.855 minori, mentre ne sono usciti 9.833: di questi, solo il 4,2% (415) è stato adottato. Di vera e propria emergenza parla il presidente di ‘Amici dei bambinì, Marco Griffini. «L’abbandono -ha detto- è un male che nel mondo fingiamo di non vedere, il cui sintomo più vistoso è quando un bambino non vuole più essere figlio. Quando un bambino dice ‘non voglio più avere un padre e una madrè è morto dentro».
«Grazie al lavoro dell’Osservatorio -ha aggiunto- abbiamo scoperto che questa emergenza è subdola e non appartiene solo ai paesi in via di sviluppo ma anche ai paesi industrializzati, Italia compresa. Il rapporto, che ritrae il fenomeno sotto il profilo qualitativo, definisce non tanto quanti sono i bambini abbandonati in Italia ma chi sono. Bambini invisibili che nessuno conosce, ma che non si ritengono in pericolo perchè nutriti e vestiti. Bambini nel ‘limbò, condannati all’affido per tutta la vita».
Questi bambini nel ‘limbò rimangono sconosciuti alla maggioranza degli italiani. La ricerca condotta da Gfk-Eurisco sulla percezione del fenomeno dell’abbandono da parte dell’opinione pubblica italiana, ha evidenziato aspetti variegati e contraddittori del problema. L’abbandono e la realtà degli istituti sono in se sconosciuti dal campione di intervistati: meno della metà (48%) percepisce l’abbandono come assenza di relazioni familiari, tanto che solo il 4% del campione associa l’orfanotrofio-istituto come situazione di abbandono: il bambino in una struttura assistenziale -nutrito, vestito, con istruzione scolastica- non viene considerato abbandonato. La partnership tra Bnl e ‘Amici dei bambinì, spiega quindi Luigi Maccallini, responsabile Bnl del progetto, «nasce appunto dall’intento comune di far luce e tracciare le dimensioni e le caratteristiche del problema dell’abbandono minorile in Italia e nel mondo. L’obiettivo finale è promuovere e diffondere una cultura dell’accoglienza. Ogni bambino abbandonato -ha aggiunto può e deve vivere in una famiglia che lo accoglie. In questo senso la collaborazione di Bnl con Amici dei bambinì si propone di conseguire risultati utili e tangibili per la collettività: il primo rapporto sull’abbandono è il primo concreto step del progetto».

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