Mille giornalisti uccisi in 10 anni. Il rischio più alto in Iraq e Russia

Londra, 6 mar.(Ap) - Più di mille giornalisti, e personale di supporto (tra cui cameramen e interpreti), sono morti negli ultimi 10 anni, mentre Iraq e Russia sono in cima alla lista dei Paesi più a rischio per la professione. Lo rivela oggi uno studio del “News Safety Institute” con sede a Bruxelles.
“Russia e Colombia, assieme a Iraq, sono i Paesi più a rischio per i professionisti dell’informazione negli ultimi 10 anni”, sostiene il rapporto di 80 pagine, secondo il quale i pericoli maggiori per la vita dei giornalisti in questi Paesi sono la corruzione, la mancanza di legalità e una cultura dell’impunità. In Iraq sono morti 138 giornalisti, 88 in Russia e 72 in Colombia. Altri Paesi potenzialmente pericolosi per i ‘media workers’ sono Filippine, Iran, India, Algeria, Messico, Pakistan e l’ex Jugoslavia. Il 2006, secondo il rapporto, è stato l’anno più sanguinoso, con 167 vittime (nel 2005 erano 147, nel 2004 117). “In molti paesi l’omicidio è diventato il modo più facile e più economico per mettere a tacere notizie scomode”, ha commentato Rodney Pinder, direttore dell’Istituto.
La maggior parte delle vittime erano del posto e sono morte nel paese di origine, secondo la ricerca. La metà di loro è stata uccisa da colpi di arma da fuoco. Altri sono stati colpiti da esplosioni, accoltellati, torturati o decapitati. Il bilancio delle vittime è spaccato in due tra stampa e emittenti radio-tv, ma le agenzie di stampa, che sono in minoranza, registrano una cifra considerevole, in proporzione, con il 6% delle vittime totali.
Il 91% dei mille giornalisti uccisi era assunto, secondo l’istituto. Solo su un caso ogni otto sono state aperte delle inchieste. “La ricerca dimostra ancora una volta quanto sia diventata pericolosa la ricerca delle notizie - ha dichiarato Tom Curley, presidente dell’Associated Press, aggiungendo - e conferma quanto insignificanti siano gli sforzi tesi a ottenere giustizia per i giornalisti feriti o perseguitati mentre lavorano per tenere informato il
mondo”. La ricerca è stata condotta tra gennaio 1996 e giugno 2006 dall’International News Safety Institute, un’associazione di organi dell’informazione, gruppi per la libertà di stampa, sindacati e attivisti per la sicurezza dei giornalisti e del loro staff. Tra le vittime sono inclusi infatti anche gli interpreti, i montatori, gli impiegati d’ufficio e gli autisti.

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