In calo i pentiti di mafia. Dalla legge scarsi incentivi

(ANSA) - ROMA, 6 MAR - Sono calati del 21 per cento, dal 1998 ad oggi, i collaboratori di giustizia e i testimoni protetti che con le loro dichiarazioni, mettendo a rischio la propria vita e quella dei familiari, hanno permesso lo svolgimento di inchieste e processi contro il crimine organizzato. Se nove anni fa il loro numero ammontava a 1096, oggi si e’ ridotto a 866. Il dato e’ stato reso noto stamani dal Procuratore nazionale antimafia Piero Grasso che durante la settima giornata della sua audizione a San Macuto innanzi alla Commissione Antimafia ha messo in evidenza alcuni punti di sofferenza delle norme sulla collaborazione.
In particolare, Grasso ha spiegato che attualmente - in base a dati rilevati lo scorso 31 gennaio - i collaboratori sono 795 (249 provengono dalle file di ‘Cosa Nostra’, 246 dalla camorra, 100 dalla ‘ndrangheta, 84 dalla ‘Sacra Corona Unita’ e 116 dalle altre mafie). Per quanto riguarda le condizioni dei ‘pentiti’, in 155 sono detenuti negli istituti di pena, 311 godono di misure alternative al carcere come gli arresti domiciliari, e 329 sono liberi. I testimoni sono 71 (12 per fatti di mafia siciliana, 25 per camorra, 20 per ‘ndrangheta, due per la ‘Sacra corona’ e 12 per le altre mafie). E’ in calo anche il numero dei familiari messi sotto protezione: erano 4.157 nel 1998, oggi sono 2.885 con un calo del 30,6%. Ad avviso di Grasso, le modifiche apportate - negli anni passati - alla legge sui collaboratori di giustizia hanno “disincentivato” la collaborazione.
Negativo, ad esempio, l’obbligo per i ‘pentiti’ di indicare tutti i loro beni affinche’ siano sequestrati. Ai mafiosi, invece, ha ricordato il ’superprocuratore’, vengono sequestrati solo i beni per i quali non dimostrano la provenienza lecita. Grasso ha anche criticato l’obbligo - per i ‘pentiti’ - di raccontare tutto entro 180 giorni dall’inizio della collaborazione. “In qualche caso - ha detto - sarebbe meglio avere piu’ tempo a disposizione, specie se ci sono piu’ Procure che interrogano lo stesso collaboratore magari impegnato anche a testimoniare in processi. Serve tempo ai magistrati per riscontrare le dichiarazioni che, spesso, riguardano un lungo periodo di anni”. Un altro punto di criticita’ della normativa sulla collaborazione - ha aggiunto Grasso - riguarda le “grosse difficolta’” per il reinserimento sociale e lavorativo dei ‘pentiti’. (ANSA).

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