di Francesco Ghidetti

E ADESSO beccatevi pure il Pd, il Partito democratico. Vale a dire un contenitore di ex diccì, ex piccì, ex cani sciolti. Uniti da una pazza voglia: il potere. E grazie, direte, la politica se non punta al potere che razza di politica è? Non è vero, perché la politica non è - non dovrebbe - essere un fine, ma un mezzo, il mezzo principe per cambiare l’esistente, sia esso una buca per la strada o la guerra in Iraq e Afganistan. Del resto, basta leggere i giornali per rendersi conto che il Pd mostra in modo inequivocabile la crisi della politica e la fine dei partiti, non supremo strumento di mediazione tra cittadini e istituzioni, ma puri apparati elettorali. I quali non hanno nemmeno il potere di una volta.

Il famoso ‘primato della politica’ è finito, sepolto sotto una coltre di poteri economici o religiosi. Una volta - e non mi riferisco alle guerre puniche ma a vent’anni fa - l’uomo politico, formatosi nei partiti, abituato al dibattito, capace di capire la società, non si impauriva per lo starnuto di un cardinale o per una risentita dichiarazione di un industriale. Ascoltava, diceva la sua e poi decideva. Ma, più che altro, giusta o sbagliata che fosse teneva alla sua identità. Ecco, questo è il punto: ve lo immaginate voi un partito in cui dovrebbero coesistere divorzisti e antidivorzisti, abortisti e antiabortisti, amici del Vaticano e laici doc? No?
Vi sbagliate perché quel che conta è una cosa sola: il contenitore. Il contenuto è un semplice dettaglio. Oggi si è ‘rutelliani’ e ‘fassiniani’. Una volta si era ‘crociani’, ‘gramsciani’ oppure ‘nenniani’ e ‘berlingueriani’. Altri tempi, ammettiamolo…

Questo articolo è stato pubblicato Martedì, 27 Marzo 2007 alle 10:59 e classificato in Partito Democratico. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Puoi inviare un commento.