Archivio di Maggio 2007

E ora, che cosa farete?

Mercoledì 30 Maggio 2007

E ora, onorevole segretario dei Ds Piero Fassino? E ora, onorevole Francesco Rutelli leader della Margherita? Che cosa farete? Già è andata bene perché non avete invocato il saragattiano destino cinico e baro. Già è andata bene perché non avete dato la colpa agli elettori che non capiscono. Già, insomma, il peggio l’abbiamo evitato. Ma certo, in un paese ‘normale’ vi sareste posti il problema: “Non è che questo Piddì è poco produttivo? Non è che forse con l’autoreferenzialità abbiamo sbagliato?”. Forse, chissà, qualcuno, sempre in un paese normale, avrebbe anche pensato a dimettersi. Ma da voi non pretendiamo tanto. Però vorremmo capire che caspita volete fare. Vi rendete conto, infatti, che il centrosinistra (il ‘vostro’ centrosinistra) è totalmente fuori dal mondo? Che a Verona non avete perso perché stava scritto negli astri (fosse così, tanto vale smettere di occuparsi di politica e dedicarsi a qualcos’altro), ma perché le persone nemmeno vi prendono in considerazione? Che siete marginali? Che anche nelle vostre nicchie (leggasi Toscana, Umbria, Marche e oramai nemmeno tutta Emilia Romagna) gli scricchiolii sono sinistri? Che a Verona non avevate i poteri forti contro, che non avevate la Curia contro, che presentavate un sindaco moderatissimo e non un pericoloso bolscevico e che non avete perso, ma siete scomparsi? Vi rendete conto che a Taranto, a L’Aquila a Carrara i cittadini vi hanno detto che in politica ci vuole un profilo riconoscibile, che oltre al freddo calcolo dei posti occorre il cuore e la passione? E poi, per favore, non ci dite che ad Agrigento ha vinto l’Unione. Non è vero. Ha rivinto (stravinto) Cuffaro, il governatore della Sicilia. Il quale ora - e giustamente - se la ride. Perché governa e perché sta all’opposizione. Mentre voi, nel frattempo, avete “guardato con attenzione” al Family Day, a Piazza Navona, al Gay Pride. Avete deciso di mandare le forze dell’ordine nelle scuole a caccia di droghe e drogherelle e poi avete detto che non farete così. Avete applaudito Montezemolo (cfr. Veltroni che si stupisce per le critiche al leader di Confindustria) e piangete perché non beccate più i voti degli operai delle fabbriche del Nord. Che tentennate sul contratto agli statali, salvo conchiudere tutto in fretta e furia per paura…

Torna l’Antipolitica. Purtroppo

Giovedì 24 Maggio 2007

“Sempre che resti in piedi…”. Nell’ascensore che porta al secondo piano di Palazzo Pitti, fa caldo. Tutti, politici e intellettuali, ridono. La battuta, però, scandita a bassa voce dal sottosegretario Andrea Marcucci e riferita alla tenuta del governo Prodi, fa un certo effetto. Anche perché detta in un contesto tutt’altro che politico: l’inaugurazione della bellissima mostra su Garibaldi curata da Cosimo Ceccuti e Maurizio degl’Innocenti, vale a dire dalla Fondazione Spadolini e dalla Fondazione Turati. Due nomi che la dicono lunga. E che suscitano un qualche rimpianto rispetto a quella che è l’Italia di oggi. L’Italia politica, intendiamo, quella che scopre nefandezze estreme del Palazzo, che scopre come la sia lontana dai partiti, che scopre come la stessa metta all’ultimo posto i partiti nella scala della fiducia. Il paradosso dell’Italia politica che si fa garante di un’ondata di qualunquismo populista dagli esiti sempre incerti (Tangentopoli docet: non era forse Craxi il Colpevole dei Colpevoli? Non era il Psi un’accolita di ladroni? Ah, no? Vi eravate sbagliati? In fondo la Prima Repubblica non era così male?). Ma ve li immaginate voi Spadolini e, prima di lui, Turati, che demoliscono a mezzo stampa il sistema dei partiti? Impossibile. E’ che quella lì, seppure in periodi ben differenti, era gente di altra tempra, di altro stile, di altre letture. Tralasciamo comunque le tristezze e rammentiamo un gustoso episodio. E’ il 1982. Sta per essere emesso un francobollo che ricorda il centenario della morte di Garibaldi. Il bozzetto è pronto. Il ministro competente è Remo Gaspari, dc. Spadolini vede il bozzetto ed esclama: . Altri tempi, altra razza… Che sapeva sorridere. Comunque, per tirarvi su il morale in tempi così grami andate a Firenze a vedere la mostra su Garibaldi in Palazzo Pitti. Anche lui non amava gli apparati. Ma riteneva la politica lo strumento principe per cambiare le cose.

Giovedì 24 Maggio 2007

Fassino, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo

Mercoledì 16 Maggio 2007

Impagabile Fassino. Se non ci fosse, come dicevano le nostre nonne, bisognerebbe inventarlo. E’ un ‘fuoco di fila’. Riscopre Craxi, ci vuole convincere che il Partito democratico è l’unica via di uscita dalla crisi italiana… Ma, soprattutto, non va né in Piazza San Giovanni (vale a dire al Family Day antigovernativo, con annessa presenza di due dc doc come Fioroni e Mastella che dovrebbero stare con Prodi), né in Piazza Navona a celebrare la vittoria referendaria del 1974 sul divorzio. Poi, con evidente imbarazzo, manda avanti calibri da 90 come i dalemiani Finocchiaro e La Torre che (fanno quasi tenerezza per come si arrampicano sugli specchi) cercano di spiegarci come i diesse-futuri-piddì “ascoltino tutte le piazze”. E, infine, dichiara, solenne e sabaudo come al suo solito, che la Quercia sarà presente al Gay Pride. Roba da non crederci. Roba che la dice lunga sui tempi tristi che aspettano la politica italiana con la nascita del Pd. Ma non è finita perché anche antichi protagonisti come Alfredo Reichlin prendono carta e penna e, in lunghissimi articoli, memori di altrettanti infiniti ragionamenti sull’Unità che volevano dimostrarci la riformabilità del comunismo reale, ci svelano a noi poveri ingenui come tutto cospiri contro il Partito democratico. Mancava solo la Spectre.
Nessuno di questi propagandisti del Pd si preoccupa, a esempio, del fatto che la sinistra è scomparsa dalla Sicilia. E dalle urne (a Palermo lo scarto tra il candidato Leoluca Orlando e i partiti che lo affiancavano è impressionante come ci spiega la brava Alessia Bivona sul Riformista di Paolo Franchi) e dalle piazze (incredibile come nella manifestazione a Cinisi in memoria di Peppino Impastato, il militante di sinistra assassinato dalla mafia nel 1978, ci fossero bandiere di quasi tutti i partiti fuorché dei Ds). Insomma, la corsa verso il baratro di certa sinistra continua. Ma la domanda è: quanto ci vorrà per vedere la fine di questo film dell’orrore?