Antartide, la ricerca italiana all’avanguardia
ma senza una lira

Sono la bellezza di ventidue anni che il Programma nazionale di ricerca in Antartide, il PNRA, opera con successo nel continente antartico. Guidato per tanti anni dal compianto Mario Zucchelli, partendo da zero si è ritagliato uno spazio tra i grandi della ricerca polare ed è riuscito ad allestire ben due basi antartiche, una gestita interamente e l’altra, sul plateau antartico, in coabitazione con i francesi. Ha prodotto ricerca di qualità, valorizzato giovani scienziati, offerto spazi di crescita e di collaborazione internazionale.

In un paese normale questo sarebbe considerato un alto merito, un valore da preservare e da coltivare. In Italia invece è considerato solo un costo da tagliare. Per il secondo anno consecutivo infatti i fondi per il PNRA - 28 milioni di euro fino al 2005 - sono scomparsi dalla finanziaria. Si tira avanti solo con un risicato contributo del 30% (garantito dal MIUR) rispetto allo stanziamento originario che consente appena di fare la manutenzione indispensabile alle strutture e azzera di fatto la ricerca mettendo a rischio la partecipazione a quei programmi internazionali dei quali eravamo diventati attori essenziali.

Senza fondi, senza la possibilità di prendere impegni per il futuro, senza la possibilità di fare programmazione, il PNRA sta lentamente morendo. Una vergogna per il paese. Oggi i ricercatori - che hanno mandato una lettera a Mussi e a Prodi che tristemente attende ancora risposta - manifesteranno davanti a Montecitorio. Si attende un segnale dal ministro per la Ricerca. E si attende un segnale da Prodi, che proprio oggi - coincidenza - incontra i ricercatori italiani che fanno parte dell’IPCC, l’organismo internazionale al quale è stato recentemente assegnato il premio Nobel per la pace.
Ricercatori pluripremiati, ricercatori diseredati?

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2 Commenti a “Antartide, la ricerca italiana all’avanguardia
ma senza una lira”

  1. verena scrive:

    è proprio una vergogna che il nostro paese si comporto in modo così arretrato e non capisce la necessità e urgenza di investire nella ricerca. Pensavo che la sinistra fosse più aperta a temi come ricerca e università ma sembra che l’unica che riconosce e difende questi valori è Rita Levi Montalcini.

  2. Sara scrive:

    Bè, i soldi per aumentarsi gli stipendi li devono pur prendere da qualche parte.
    Dio, in che vergogna di Paese viviamo.

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