Uccisi tre orsi marsicani.
Ne restano quarantasette da salvare

Brutto numero il quarantasette, anche senza scomodare Totò.

Tanti - cioè, pochissimi - sarebbero gli orsi marsicani rimasti dopo l’ennesima strage causata da bocconi avvelenati che nel parco nazionale d’Abruzzo ne ha portati via tre, tra i quali il celebre Bernardo, un maschio di sette anni in difesa del quale si era creata una accociazione che si tassava per pagare le galliine che il plantigrado periodicamente razziava nei pollai.

Non è, ovviamente, solo un problema di Bernardo. La sopravvivenza stessa della specie - l’orso marsicano - è a rischio se a questa strage ne seguiranno altre. Non è ancora chiaro se i tre orsi e i due lupi siano stati uccisi da una esca piazzata da allevatori o da bracconieri o semplicemnte da qualcuno che ha in odio il parco e voleva dare un segnale della sua cultura di insofferenza verso la tutela della natura. Certo è che l’orso marsicano è ora un pò più a rischio.

E questo dovrebbe interessare non solo a chi ama la natura ma soprattutto alla popolazioni che con il parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise hanno un rapporto oggi in larga maggioranza proficuo. Spetta in primis a loro quell’azione di vigilanza e di intelligence umana capillare e discreta che nessun dispiegamento di “task force” varie, nessuna divisa, potrà mai fare con la necessaria efficacia.
In altre parole, chi sa (nei paesi, nei villaggi) parli. Chi può (nei paesi, nei villaggi) controlli il territorio.
Altrimenti gli orsi dovremo andarli a vedere in Canada.

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