Appello di 21 scienziati italiani: l’uomo il principale imputato per i cambiamenti climatici

Dopo qualche (tenace) irriducibile negazionista e dieci fisici dell’atmosfera titolari di cattedra che non hanno apprezzato di essere stati esclusi dalla conferenza nazionale sul clima e l’hanno criticata duramente, ora tocca agli scenziati realisti fare sentire la loro voce. Il recente rapporto dell’Ipcc (Intergovernamental Panel for Climate Change) reso noto all’inizio del 2007, scrivono,
‘’non lascia dubbi sul consenso del mondo scientifico circa il ruolo delle responsabilita’ umane nel provocare i
cambiamenti climatici'’. Era ora che qualcuno lo ribadisse.
Di seguito il testo integrale dell’appello: “Facciamo chiarezza sui cambiamenti climatici globali”.

Come scienziati che hanno a cuore la protezione dell’ambiente e il benessere delle società umane al di là di ogni credo politico vogliamo portare un contributo di chiarezza su alcuni temi di attualità e di grande impatto per l’opinione pubblica. In particolare ci preme fare precise osservazioni sul problema dei cambiamenti climatici globali.
Il clima terrestre sta modificandosi ad una velocità senza precedenti per cause non solo naturali, bensì, come dimostra la straordinaria quantità di dati scientifici sin qui pubblicati, principalmente antropiche. Il recente rapporto dell’IPCC (Intergovernamental Panel for Climate Change) reso noto all’inizio del 2007 non lascia dubbi sul consenso del mondo scientifico circa il ruolo delle responsabilità umane nel provocare i cambiamenti climatici: “L’incremento globale della concentrazione di biossido di carbonio è principalmente dovuto all’uso di combustibili fossili e ai cambiamenti nell’utilizzo dei suoli, mentre gli incrementi di metano e ossido di azoto sono principalmente dovuti all’agricoltura e zootecnia”. E’ importante ricordare che i rapporti dell’IPCC sono basati sul lavoro di una comunità scientifica interdisciplinare che comprende al suo interno fisici, climatologi, chimici, biologi, geologi, sottoposto a processi di attenta revisione scientifica,
L’aumento della temperatura superficiale media del globo registrato nell’ultimo secolo (1906-2005) è, secondo le più recenti misure, di 0,74°C. Dal 1950 in poi, ogni dieci anni la temperatura è aumentata in media di 0,13°C assumendo un trend lineare. Undici dei dodici anni passati si classificano tra i più caldi a partire dal 1850, cioè da quando esistono misure strumentali attendibili della temperatura terrestre. L’Europa ha avuto nell’ultimo secolo un innalzamento della temperatura di 0,94°C, quindi superiore a quello globale. I dati italiani sono in linea con quelli dell’intera Europa: è stato stimato circa un grado di innalzamento per le temperature del nostro paese sempre relativamente agli ultimi cento anni. Quindi il trend su 100 anni della temperatura atmosferica media in Italia risulta essere più alto del trend su 100 anni della temperatura atmosferica media globale.
Gli scenari più realistici e condivisi relativi alle future emissioni di gas serra (dovute in larga parte anche allo sviluppo socio-economico di paesi di nuova industrializzazione come l’India, la Cina e il Brasile) e le proiezioni dei modelli climatici fanno proiezioni per la fine di questo secolo un riscaldamento compreso tra 1,8 e 4°C rispetto al periodo 1980-1999. Si attende, dunque, con un elevato grado di probabilità un ulteriore aumento della temperatura e dei fenomeni generalmente ascritti ai cambiamenti climatici, ad esempio: variazione del regime delle precipitazioni con un aumento delle intensità di pioggia; aumento di fenomeni quali piene in autunno o inverno, siccità in primavera ed estate, ondate di calore, incendi. Il Sud Europa, essendo una regione già particolarmente vulnerabile, potrebbe risentire in maniera più marcata del riscaldamento globale e degli impatti conseguenti. Cambiamenti, in alcuni casi ancora più repentini e gravi riguardano le anomalie delle temperature superficiali dei nostri mari sia costieri sia profondi, e potrebbero portare ad un’alterazione del regime delle correnti e dei delicati equilibri che regolano la produzione di risorse biologiche ed il ciclo dell’acqua. In particolare si prevede che tali cambiamenti avranno un forte impatto sugli ecosistemi marini costieri e i beni e servizi che essi offrono. Le variazioni del clima e della temperatura hanno già notevoli impatti sul sistema socio-economico ed ecologico dell’Italia. È necessario perciò che siano intraprese serie politiche di mitigazione, come quella lanciata nel marzo 2007 dalla Commissione Europea per la riduzione delle emissioni, per l’incremento dell’efficienza energetica e l’aumento del contributo delle fonti rinnovabili al 2020. Tuttavia, a causa della grande inerzia nella risposta del sistema Terra a tali riduzioni, l’effetto delle politiche di mitigazione si farà sentire solo nel lungo termine. Per questa ragione è necessario intraprendere parallelamente anche una seria politica di adattamento ai cambiamenti climatici globali. Essa deve prevedere anche un ripristino e restauro del funzionamento degli ecosistemi naturali, sia acquatici sia terrestri. In particolare, sistemi quali foreste e praterie sono in grado di rimuovere grandi quantità di gas serra dall’atmosfera contribuendo in maniera attiva ed efficace alla mitigazione del cambiamento climatico globale, alla moderazione degli eventi climatici estremi. E’ perciò estremamente importante limitare in ogni modo la deforestazione a livello globale, che rappresenta quasi il 20% delle emissioni di gas serra. Si pensi che in Italia i soli incendi estivi del 2007 hanno comportato la distruzione di 113.000 ettari e un’emissione di 4,8 milioni di tonnellate di anidride carbonica, corrispondenti a quanto emette in un anno l’intera città di Milano.

Riteniamo pertanto fondamentale chiedere all’intera comunità scientifica nazionale di unire gli sforzi per cercare di applicare al meglio le nostre conoscenze ed intervenire concretamente nei piani di mitigazione ed adattamento che il nostro Paese deve assolutamente mettere in pratica.

Contestualmente chiediamo a tutte le forze politiche, sia di maggioranza sia di opposizione, di unire gli sforzi per supportare la ricerca scientifica nazionale ed affrontare e risolvere questi problemi con uno spirito mirato al soddisfacimento del bene comune.

Firmatari dell’Appello

Silvano Focardi, Rettore Università di Siena, professore di ecologia, presidente Istituto Centrale Ricerche Scientifiche e Tecnologiche sul Mare (ICRAM)
Pierfrancesco Ghetti, Rettore Università di Venezia, Professore di ecologia.
Marco Pacetti, Rettore Università Politecnica delle Marche, Ancona, Professore di fisica tecnica, facoltà di Ingegneria
Pierluigi Viaroli, Professore di ecologia, Università di Parma, Presidente della Società Italiana di Ecologia
Vincenzo Saggiomo, Oceanografo Stazione Zoologica A. Dohrn, Napoli, Presidente dell’Associazione Italiana di Oceanologia e Limnologia.
Angelo Tursi, Presidente Società Italiana di Biologia Marina, professore di ecologia, Università di Bari
Luca Mercalli, Presidente Società Italiana di Meteorologia
Roberto Danovaro, Direttore Dipartimento Scienze del Mare, Università Politecnica delle Marche, Ancona, Past-President ed ora Vice-Presidente della Federazione Europea di Scienze e Tecnologie del Mare.
Luigi Boitani, Direttore Dipartimento Biologia animale e dell’uomo, Università La Sapienza di Roma, Presidente Conservation Biology Society, Europe
Antonio Navarra, Direttore Centro Euroemediterraneo per i Cambiamenti Climatici, Senior scientist, Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia (INGV)
Riccardo Valentini, Direttore dipartimento Scienze dell’Ambiente forestale e delle sue risorse, Università della Tuscia
Marino Gatto, Professore di ecologia, Politecnico di Milano, Past-President della Società Italiana di Ecologia.
Cesare Corselli, Presidente Consorzio Interuniversitario di Scienze per il Mare (CoNISMa), professore di paleoecologia, Università Milano Bicocca.
Giusppe Notarbartolo di Sciara, presidente onorario Tethys Research Institute, già presidente ICRAM
Filippo Giorgi, Head of Physics of Weather and Climate Section, International Centre for Theoretical Physics, Trieste
Fiorenza Micheli, professor Biological Sciences, John Hopkins Marine Station, Stanford University, USA
Franco Miglietta, Senior scientist, Atmosphere and Biosphere Group, Istituto di Biometeorologia, Consiglio Nazionale delle Ricerche
Silvestro Greco, Coordinatore scientifico dell’ICRAM
Sandro Lovari, Professore di ecologia ed etologia, Università di Siena.
Antonio Di Natale, Responsabile scientifico dell’Acquario di Genova.
Sergio Castellari, IPCC Focal Point Nazionale.

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4 Commenti a “Appello di 21 scienziati italiani: l’uomo il principale imputato per i cambiamenti climatici”

  1. franca scrive:

    meglio tardi che mai. sarebbe auspicabile sentire di più le voci degli scienziati e meno quelli dei pseudoscienziati nel dibattito sui cambiamenti climatici .

  2. Andrea Parmeggiani scrive:

    Purtroppo molte sono le discussioni in atto. L’uomo, o i milioni se non miliardi di persone cha abusano delle risorse, ne abusano perchè a volte le alternative sono pessime. Se manca la volontà politica c’è poco da fare. Il concetto di sviluppo e crescita illimitati, oggetto tuttora del dibattito politico vanno verso la direzione opposta alla sostenibilità. La comunità scientifica, quella seria, viene poco ascoltata dalla politica, che agisce non considerando la necessità impellente di una vera e propria rivoluzione energetica. Esiste a parer mio un conflitto di interessi tra potere e dipendenza energetica, questo è il vero ostacolo alla sostenibilità, e per questo si attuano provvedimenti timidi, che non sono assolutamente sufficienti.
    Io stesso tutti i giorni parlando con la gente, mi accorgo che la consapevolezza ambientale è cresciuta ma in qualche modo, anche con la collaborazione dei media viene scoraggiata. L’indipendenza energetica e soprattutto quella ottenuta attraverso l’utilizzo di fonti solari che trasformano l’energia solare, abbondante e gratuita, va contro l’economia del petrolio e del gas, e tutti sappiamo cosa comporterebbe nel nostro sistema economico, e soprattutto chi straguadagna con i proventi delle energie convenzionali.
    Ad esempio il fatto di obbligare i cittadini a circolare con vetture euro 3 o 4 fa si che molti di essi cambino auto, forse inquinando meno con le polveri sottili, ma di fatto il risultato è lo spreco di risorse energetiche ben più inquinanti per produrre sempre più. Nella società dei consumi, si incentiva il consumo, anche di beni completamente inutili, tramite ossessionanti campagne pubblicitarie.

  3. Alberto Busato scrive:

    Ancora una volta, dopo una dotta analisi di eminenti scienziati sull’effetto serra provocato dall’uomo, non si sente parlare di un serio programma energetico in Italia. Eppure l’Italia è una delle Nazioni più a rischio per l’innalzamento della temperatura. Il programma da me suggerito è il seguente:
    1) Installazione “da subito” di 4/5 centrali nucleari di III Generazione del tipo EPR di fabbricazione franco-tedesca, costruibili e rese operative in 4 (quattro) anni “chiavi in mano” (vedi esempio della Finlandia che ne sta installando una che sarà operativa nel 2009). Questo tipo di centrale risolve in toto il problema della sicurezza. Le centrali di IV Generazione, che hanno superato i test di fattibilità, risolvono anche il problema delle scorie (i residui della combustione non sono più radioattivi) e saranno operative entro il 2030. (Il Ministro Bersani le ha prese in considerazione, i Verdi ancora ostinatamente ostili. Segno che la loro opposizione non è obbiettiva, e i motivi addotti sono puramente strumentali). Le centrali citate sono tutte a fissione. Per quelle a fusione che riproducono le reazioni nucleari del Sole, non è dimostrata tuttora neppure la fattibilità. Se potranno realizzarsi, non prima di 150/200 anni, il loro costo non sarà competitivo con quello delle fonti produttive evolute che troveranno in funzione.
    2) Potenziamento e produzione di energia da fonti rinnovabili passive (pannelli e tegole fotovoltaiche, centaline eoliche, ecc.) e attive (progetto Archimede). Questo settore, completamente privatizzato serve per il risparmio energetico (edifici energeticamente auto sufficienti, vendita del surplus) e per la creazione di nuova imprenditoria.
    3) Sistemazione idrogeologica del territorio nazionale con creazione di circa 4000 piccoli invasi e dighe in terra battuta a zero impatto ambientale, accompagnate da centraline idroelettriche. Questo intervento, oltre a sanare il territorio, inbrigliare l’acqua piovana, produrre energia rinnovabile, consente l’impiego di mano d’opera a basso costo (volontariato e giovani del servizio civile che potrebbero trovare stimolante fondare insediamenti produttivi con attività forestali e zootecniche al margine dei laghetti)
    4) Controllo sistematico del territorio con mezzi di ricognizione aerea e satellitari per evitare gli incendi dei boschi e assicurare il pronto intervento. Studio di nuovi mezzi di spegnimento (bombe ad anidride carbonica. La CO2 delle bombe è certamente molto inferiore riepetto a quella prodotta dalla combustione)
    Alberto Busato (ingegnere elettrotecnico)

  4. enzo scrive:

    meno male che ci sono solo ventuno scienziati terrestri che si interessano di cambiare il pianeta. diciamo modificare questa palla ops sfera che sospesa fa un due sensi di marcia ma dico io ops me ma tutti gli spechi che questi animali a due piedi terrestri superdotati corazzati fino ai ai denti ops alla loro carrozeria che pensano solo a mangiare con quatro bocche non con una come madre natura gli ha dato a diventare sempre più grossi grassi lardo delle palle di sugna vaganti per il pianeta palle mobili trainate su due pali che cazzo mi stanno a inventare costruire armi armi armi sempre più micidiali poenti distruttivi usare contro altri animali superpensanti ops pesanti per che cosa difendere i loro corna protetti a ragnatela miliardi di miliardi bruciati per autodistruzione . se si vogliono rompere i loro corna non se li possono rompere al naturale senza distruggere ricchezza non quantificabile calcolabile a quanta può ammontare la ricchezza netta specata da questi animali terrestri in armi eserciti mare cieli terra per fare che rompersi i corna fatti vecchi nuovi e rifatti. mantenere tutti questi cornuti di ingrasso sparsi per il pianeta a difendere i loro corna colonnelli generali capitani e chi ne più ne metta a fare missioni dei loro corna per bruciare miliardi di miliardi senza nulla di buono creare anzi distruzione per l.intera umanità recaare portare distruzione solo per la pazzia che tengono dentro i loro corna di mania di grandezza . quanti paradisi heden terrestri si possono potranno creare con i miliardi di capitali valuta bruciati da questo impero di cornuti in divisamantenuti a palle di sivo diventare e èè danni inestimabili non quantificabili creare creare mai più poter eliminare eliminare il pianeta terra in fumo mandare a quando si pensa di cambiare questi cornuti animali superpesanti a due piedi dai coglioni eliminare per non più danni creare metterli a corna in giù a trainare e il pianeta in un heden del progetto divino unico assoluto trasformare. per un futuro precoce la terra sospessa a giro di valzer ruotare senza mai più soffrire penare morire. ma come una stella punto di riferimento per l.universo o gli universi in eterno restare restare navigare navigare forever.ciao ai 21 scienziati. ops superdotati terrestri

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