Clima: gli Usa verso un proposta nel 2008?

Al vertice di Washington sul clima, voluto da George W. Bush, partecipano sedici grandi nazioni, i principali inquinatori. E’ l’inizio di un processo che prima delle prossime elezioni presidenziali potrebbe portare ad una proposta americana. Non è un semplice sospetto, ma qualcosa di più, un progetto ancora allo studio che ci è stato confermato _ on the record _ dall’ambasciatore americano presso l’Ue, Boyden Gray. Se son rose, o roselline, fioriranno?

Quello che è emerso nella prima giornata del vertice è che quello dei cambiamenti climatici è un problema molto serio, che per ora gli Stati Uniti non ratificheranno Kyoto ma si augurano un successo delle trattative internazionali per una Kyoto 2. E non solo: per avere un trattato di loro gradimento stanno lavorando ad una loro proposta che — ci anticipa l’ambasciatore americano presso l’Unione Europea, Boyden Gray — potrebbero presentare prima della fine della presidenza Bush: cioè entro il 4 novembre 2008.

Sono lontani (in America) i tempi del negazionismo climatico
E’ toccato al Segretario di Stato Condoleeza Rice, che come l’Accademia delle Scienze americana riconosce la gravità del problema, aprire la conferenza sul clima voluta da George W. Bush per riunire attorno ad un tavolo i 16 maggiori inquinatori. Oltre agli Usa, la Cina, la Francia, la Germania, l’Italia, la Gran Bretagna, il Giappone, il Canada, l’India, il Brasile, la Corea del Sud, il Messico, la Russia, l’Australia, l’Indonesia ed il Sudafrica. Solo Germania, Canada, Messico, Australia e Indonesia sono presenti a Washington a livello di ministri. Mentre in Italia i negazionisti tentano di andare controcorrente, gli Stati Uniti non nascondono la testa sotto la sabbia. “Il mondo — ha detto la Rice — dovrebbe trovare un accordo per ridurre nel lungo termine le emissioni di gas serra. E gli Stati Uniti, che prendono molto seriamente la questione dei cambiamenti climatici e comprendono le sfide urgenti, generazionali e globali, che essa pone, non si tireranno indietro”. Naturalmente, assolutamente a loro modo e con i tempi che riterranno opportuni: niente tetti legalmente vincolanti alle emissioni ma un approccio “che consenta di superare l’attuale sistema bastato sui combustibili fossili” e che produca “una rivoluzione tecnologica”. Va detto che la Rice ha chiarito che gli Stati Uniti vogliono trovare un accordo nel seno della convenzione Onu sul clima. E sino a qualche anno fa non era scontato che andasse così. La pressione che viene dal basso dell’America — la California, più 8 stati della costa Est tra i quali New York, le varie colizione delle città contro i cambiamenti climatici, molte grandi aziende — sta convincendo l’amministrazione Bush a cambiare il suo approccio: non più un confronto duro a Kyoto ma il tentativo di trasformarlo in qualcosa di diverso e di molto meno incisivo. Una “coalizione dei volenterosi” che si ponga obiettivi volontari e nulla più.

Sullo sfondo, c’è un piano.
“Il nostro modello — osserva l’ambasciatore americano presso l’Unione Europea, Boyden Gray — è quello del protocollo di Montreal che ha consentito di risolvere il problema del buco dell’ozono. Un modello basato sull’innovazione tecnologica, che ad esempio consenta di avere carbone davvero pulito con il sequestro delle emissioni che verrebbero immesse sottoterra. E nucleare di nuova generazione. Vogliamo partire da un piccolo ma molto significativo gruppo di paesi che facciano da traino per tutti gli altri”. “L’obiettivo è avviare un processo — rivela l’ambasciatore — che ci piacerebbe che potesse portare, se ve ne saranno le condizioni, ad una proposta americana entro la fine del secondo mandato del presidente Bush”. Per Washington è questa la posta in gioco. Una Kyoto sotto l’ombrello dell’Onu ma dipinta a stelle e strisce.

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1 Commento a “Clima: gli Usa verso un proposta nel 2008?”

  1. Alberto Busato scrive:

    Non so certo quale sarà la proposta USA per la salvaguardio del clima promessa prima della fine del 2008. Comunque io avrei le idee chiare:
    1) E’ assolutamente necessario liberarci dalla schiavitù del petrolio “islamico”. Quando gli Arabi non riceveranno più alcun ordinativo, non avendo utilizzato i petroldollari per crearsi una autonomia tecnologica e industriale, verranno a mitissimi consigli e la pace in Medio Oriente sarà assicurata. Questo è il risvolto politico.
    2) Gli americani devono mettere in coltivazione le enormi montagne che posseggono di scisti bituminosi, per produrre un petrolio di transizione.
    3) Occorre dare massimo impulso alle centrali nucleari di nuova generazione, incominciando con quelle di III generazione che risolvono il problema della sicurezza, passando poi a quelle di IV Generazione che risolvono anche il problema delle scorie radioattive. Con queste centrali deve essere prodotta l’energia elettrica che serve per la produzione dell’idrogeno per via elettrolitica.
    4) L’autotrazione deve essere trasformata ad idrogeno, sia mantenendo il motore a ciclo Otto (sistema BMW) sia passando alle fuel cells e motori elettrici (sistema Fiat e Audi)
    5) Per le abitazioni si deve puntare al risparmio ed autonomia energetica, mediante le fonti rinnovabili, con una normativa decisamente incentivante (e forse con legge obbligatoria)
    6) Deve essere incrementata la prevenzione contro gli incendi con assiduo monitoraggio aereo, satellitare, insediativo del territorio. Gli incendi producono una enorme quantità di CO2.
    7) Cessazione della deforestazione incontrollata e creazione di nuovo verde. Incentivazione per recupero e riciclaggio sarmenti per materiali alternativi al legno.
    8) Sistemazione idrogeologica del territorio per imbrigliamento acque piovane in invasi ad uso potabilizzazione e produzione di energia elettrica di tipo rinnovabile mediante piccole centraline.
    9) Con abbondante energia elettrica a disposizione è possibile rendere economico il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani per ottenere materiali compatti per costruzioni.
    10) Riassunto: I problemi climatici, ambientali e politici si risolvono mediante una massiccia produzione di energia elettrica con procedimenti non inquinanti ed eliminazione degli idrocarburi. A breve termine, essendo pronta la tecnologia, si può utilizzare il carbone con immissione dei prodotti della combustione nel sottosuolo. Le centrali nucleari a fusione probabilmente non ci saranno mai. Non ne è dimostrata ancora la fattibilità, e se per caso tra 200 anni potranno essere sul mercato, non saranno competitive di fronte alle soluzioni energetiche nel frattempo raggiunte e perfezionate. Non sarebbero il primo caso di progetti tecnologici pensati e poi abbandonati!
    Alberto Busato

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