L’UE approva con riserva il piano italiano: dobbiamo tagliare di più i gas serra

L’Europa ci richiama alle nostre responsabilità. Avevamo promesso di ridurre le emissioni del 6,5% entro il 2012 rispetto al 1990 e invece le stiamo aumentando del 13%. Invece di ridursi, il gap tra l’obiettivo (486 milioni di tonnellate di Co2 al 2012) e la realtà (583 milioni di tonnellate nel 2004) si allarga e ammonta oggi a oltre 97 milioni di tonnellate. Ecco perchè l’Unione Europea, nel valutare il piano nazionale dell’Italia del sistema europeo di scambio delle quote di emissione nel periodo 2008-2012, ieri ha dato un giudizio favorevole strettamente condizionato ad uno sforzo ulteriore: la riduzione di altri 13,2 milioni di tonnellate le emissioni di Co2 del settore industriale regolate dalla direttiva(che pesano per il 38% del totale). Come dire il 6,5% in meno rispetto al piano italiano che fissava le emissioni industriali a quota 209 milioni di tonnellate.

L’Ue dà quindi ragione al ministero dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, che nella bozza originaria presentata lo scorso luglio aveva proposto un tetto di 194 milioni di tonnellate che dopo una faticosa trattativa con il ministero dello Sviluppo Economico nel testo finale era stato ritoccato e fissato a quota 209.
“Non sono stato preveggente, semplicemente previdente” ha commentato Pecoraro Scanio. Ma c’è dell’altro. L’Ue aggiunge infatti che solo il 15 % dei tagli (nel piano italiano era il 25%) potrà venire dai cosiddetti “meccanismi flessibili” di Kyoto che consentono interventi nei paesi in via di sviluppo o dell’Est. Questo significa che le industrie che “sforeranno” potranno far fronte per il 15% del totale al mercato extra Ue e per il resto dovranno operare sul mercato europeo dei permessi o utilizzare interventi tecnologici. Se potessero coprire le 13,2 milioni di tonnellate facendo ricorso ai meccanismi previsti da Kyoto il costo aggiuntivo per le imprese (considerando un prezzo di 25 euro a tonnellata di Co2) ammonterebbe a 330 milioni di euro. Rispetto al piano precedente (2005-2007) l’impegno di riduzione per la grande industria (1200 impianti) ammonta ora a 26 milioni di tonnellate, pari a costi per 660 milioni di euro teorici. L’alternativa è ben peggiore. La direttiva europea, recepita dalla legge italiana, fissa infatti per il periodo 2007-2012 una multa stratosferica per le industrie che “sforano”: 100 euro a tonnellata. Come dire che i 13,2 milioni di euro aggiuntivi richiesti da Bruxelles rischiano di costare al settore industriale qualcosa come 1 miliardo e 320 milioni di euro.

E Confindustria è molto preoccupata. «Quanto avevamo sempre paventato — si osserva a viale dell’Astronomia — è purtroppo accaduto. L’assenza in Italia di programmi convincenti di riduzione delle emissioni di CO2 in comparti quali quello del residenziale e dei trasporti ha fatto sì che ancora una volta si scarichino sull’industria italiana riduzioni più pesanti a causa della non credibilità dei piani riguardanti altri settori». «Questo vuol dire — prosegue Confindustria — porre vincoli alla crescita economica che possono riflettersi pesantemente sul paese. In Italia non si può continuare a pensare di attuare Kyoto solo sulle spalle dell’industria ma, come avviene altrove, occorre coinvolgere i cittadini e il Paese nel suo insieme».
Certo è che ora si aprirà la bagarre su dove operare i tagli. «Se c’ è un settore che deve dare una mano — ha preannunciato Pecoraro Scanio — è quello del carbone, che costa poco, produce molta CO2 e consente i maggiori guadagni. Ne parlerò con Bersani». Che, c’è da giurarci, ha idee ben diverse.

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2 Commenti a “L’UE approva con riserva il piano italiano: dobbiamo tagliare di più i gas serra”

  1. katia scrive:

    e vai, una bella spinta per l’industria di rinnovarsi.

  2. giorgio scrive:

    altro che un miglioramento della produzione, così si sposterà l’industria all’estero - g.

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