Emissioni: il trend è inarrestabile + 61% al 2030 rispetto al 1990. Se va bene.

Tutti dicono: bisogna essere costruttivi, avere l’ottimismo della ragione e della volontà. Grazie, preferiamo il realismo.
Guardiamo i dati. Secondo il “rapporto energia e ambiente 2007″ dell’Enea, che cita il World energy outlook, tra il 2004 e il 2030 si prevede un aumento delle emissioni di Co2 in atmosfera del 55%, pari a 14,3 miliardi di tonnellate. Metà di tale incremento verrà dal settore termoelettrico, specie dalle nuove centrali a carbone che saranno costruite in Cina e in India. I paesi in via di sviluppo saranno responsabile del 70% dell’incremento e partire dal 2010 sarà la Cina il più grande inquinatore mondiale, nonostate il livello di emissione pro capite della Cina _ al 2030 _ sarà solo il 60% di quello dei paesi Ocse.
Si dirà: questè è lo scenario tendenziale, ma possiano e dobbiamo intervenire. Interverremo certamente. Ma facciamo due conti, anzi facciamoli fare al World energy outlook, che stila uno “scenario alternativo” secondo il quale sarebbe effettivamente possibile evitare al 2030 emissioni per 6,3 Gt Co2, un taglio del 37% rispetto al tendenziale e pari al livello di emissioni di Stati Uniti e Canada. Il miglioramento dell’efficienza negli usi finali dell’energia (autoveicoli, impianti di condizionamento, iluminazione, motori industriali) contribuirebbe da sola per il 35% del taglio di 6,3 Gt Co2 metre l’incremento di efficenza della produzione termoelettrica, un incremento della produzione delle rinnovabili e del nucleare contribuirebbe per un altro 37%. Bene? Mica tanto. Anzi, pochissimo.
Anche con un simile sforzo, e con il nucleare, avremmo pur sempre un aumento delle emissioni di 8 milioni di tonnellate di Co2, che si aggiungerebbero alle 5,2 milioni di tonnellate accumulati dal 1990 ed oggi. Come dire che dal 1990 - a dispetto delle chiacchere su Kyoto _ le emissioni, ben lungi dal diminuire, aumenterebbero del 61%. Ogni commento è superfluo.

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4 Commenti a “Emissioni: il trend è inarrestabile + 61% al 2030 rispetto al 1990. Se va bene.”

  1. aldo niccolai scrive:

    sarebbe come dire che è inutile fare la riduzione delle emissioni? che stiamo soltanto perdendo tempo e soldi? mi pare che sia un messaggio negativo.

  2. alessandro scrive:

    da ALESSANDRO.
    Il contrario, è un invito fare DI PIU’. A non crogiolarsi nella convinzione che centreremo l’obiettivo di riduzione per il semplice fatto che abbiamo promesso di farlo. Il fatto è che una generica volontà non basta, servono azioni, serve una riconversione del sistema produttivo e della società. Se non se siamo ben consci, falliremo.

  3. roberto scrive:

    è giusto parlare dei paesi che stanno sviluppare un’industria come l’India e Cina. ma è anche vero che il modello per il loro sviluppo siamo noi paesi industrializzati e se non cambiamo e inventiamoci alternative allo stile di vita (e l’utilizzo delle fonti energetiche), non ci possiamo neanche tanto lamentare e puntare il dito sugli altri. a proposito, in tanti condomini Roma si usa ancora la vecchia caldaia a carbone per riscaldare, o no?

    saluti
    Roberto

  4. alessandro scrive:

    da ALESSANDRO: caro Roberto, hai ragione a dire che spetta a noi fare il primo passo, se non altro per ragioni etiche. dall’inizio della rivoluzione industriale ad oggi siamo noi ad avere storicamente inquinato molto di più. E fino al 2030 o giù di lì la bilancia pendere ancora dalla nostra parte. Ma dopo quella data _ sempre considerando tutte le emissioni storiche _ saranno i paesi oggi via di sviluppo che sono in forsennata crescita e contano sulla grande maggioranza della popolazione mondiale ad avere inquinato di più. E allora è essenziale che si intervenga lì, per evitare che seguano il nostro tipo di sviluppo e possano contare su un mix energetico diverso, su di un modello di sviluppo differente e meno energivoro.

    Quanto ai condomini di Roma, ufficialmente il carbone, o meglio il coke che era anche recentemente utilizzato in molti condomini come, lo ammetto, il MIO, non è piu’ consentito. Noi abbiamo scelto il riscaldamento autonomo a metano, altri hanno fatta la stessa scelta o magari hanno optato per caldaie centralizzate. Ma siamo sinceri, pur non conoscendo casi specifici credo _ dalle voci che si ringorrono nel quartiere _ che qualcuno faccia ancora il furbo e continui ad usare il coke.
    Il che è male sia sia per l’effetto serra che per l’inquinamento cittadino e regionale, dato il contenuto di polveri ed altri inquinanti che ha il carbone (che “pulito” non è mai). E allora non basta augurarsi che tutti si mettano in regola. Servono dei controlli da parte del comune. Di ogni comune.

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