Evadere per non morire

Gent.mo signor DE CARLO dott. Cesare.
Sono sinceramente terrorizzato dall’adempimento di quanto previsto dalla finanziaria attualmente in discussione e più precisamente dalla prevista lotta all’evasione fiscale, con tolleranza zero.

Ho pensato a lungo su come evitare quell’aggravio sui miei costi e sono arrivato alla conclusione che io e quanti altri nelle mie condizioni siamo all’angolo, praticamente con le spalle al muro! Dovremo pagare senza alcuna possibilità di difesa, quella parte di evasione che verrà stanata, con in più quella quota di maggiorazione scaricata sui prezzi, in conto possibile futura caduta nella rete.

Mi spiego meglio, i pensionati (come me) od i prestatori d’opera più in generale, hanno un introito pressoché fisso, e pertanto ogni qualsiasi variazione dei prezzi, viene sopportata senza alcuna possibilità di recupero. Ad esempio, la trasformazione della pensione e/o dello stipendio da lire in euro è stata fatta, sul valore concordato, al centesimo di euro. I prezzi invece hanno seguito un cambio variabile, da quello canonico fino ad uno a mille, a seconda della tipologia del prodotto o del servizio e del rispettivo mercato. Le due differenti azioni hanno determinato, per le nostre categorie (a reddito fisso) una notevole flessione del potere di acquisto, in parole povere un vero e proprio impoverimento.

Un qualcosa del genere, mi aspetto dalla lotta all’evasione fiscale perchè è impensabile che chi è abituato ad un certo reddito faccia, senza alcuna contropartita dei passi indietro, quando la differenza la può scaricare sul costo del prodotto o della prestazione.

Mi si obietterà che c’è il deterrente della concorrenza, deterrente che può funzionare solo su una fascia limitata di casi, quella nella quale il prezzo è stato determinato dal fabbricante, negli altri casi è solo un fattore virtuale, l’aumento dei prezzi, nelle varie tipologie di prodotti e servizi, sarà generalizzato, rimarranno le stesse differenziazioni precedenti, ed ognuno si terrà i propri clienti.

Questo però non sarà il solo effetto negativo per il ‘’reddito fisso'’, perché c’è l’effetto indotto: se l’operatore economico (lavoratore autonomo o commerciante), ha un rincaro sui beni o sulle prestazioni che acquista, a sua volta lo scaricherà sui prezzi di vendita del bene e/o della prestazione che vende ecc. ecc.. Il ciclo continua, con effetti perversi fino ad arrivare ad una stabilizzazione che riposizionerà su livelli più elevati (magari di frazioni di punto) il mercato nella sua globalità. Però il reddito fisso (soprattutto i pensionati che recuperano, da molti anni, solo parzialmente l’inflazione), avrà un’ulteriore flessione del suo potere di acquisto e quindi del reale livello dei propri introiti.

E’ una considerazione che nessuno fa, però il consumatore od utente che compra una merce e/o un servzio, paga oltre all’IVA di legge, la quota parte della tassazione globale che si è riversata su quel prezzo (le tasse pagate da: fabbricante, grossista, dettagliante e quant’altri hanno trattato quel prodotto). Nel caso del produttore di beni e servizi, abbiamo già visto prima, tale tassazione indiretta, diventa, giustamente, una componente che concorre alla determinazione del prezzo e di fatto diventa una partita di giro, mentre per il popolo del reddito fisso è una uscita senza ritorno.

Alla fine di questo ragionamento, non si può altro che dire che la stragrande maggioranza (se non la totalità) delle tasse dirette ed indirette, viene pagata da chi chiude il giro. Proprio quel popolo di tapini del reddito fisso!

Sarei felice che qualcuno mi dimostrasse che che quanto più sopra affermato, trattasi solo di paralogismo dovuto a fallace percezione di un comune uomo della strada.

Ringraziando per la cortese attenzione, distintamente saluto. R.R.

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Caro R.R. (ho messo la sigla per evitarle grane),
giro la sua domanda a coloro che ci governano e sono autori della piu’ sgangherata e nefasta finanziaria della storia recente. Dubito che le loro risposte saranno soddisfacenti. Anche perche’ provengono da chi - a dispetto delle esperienze maturate in tutte le economie di mercato - sembrano non avere digerito un semplice concetto. Questo: maggiore e’ l’imposizione fiscale e maggiore sara’ l’evasione.
Il che non vuol dire che nei Paesi a bassa incidenza fiscale non ci siano evasori. Ci sono, eccome, ma di meno. Tanto di meno quanto piu’ leggera e’ la mano pubblica che fruga nelle tasche dei contribuenti.
La spinta a evadere diventa necessita’ di sopravvivenza se si rischia il soffocamento economico. Questo e’ il senso della sua lettera.

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