Fare come l’Austria, lavorare di più

Caro De Carlo,
ma perché non facciamo come l’Austria? Ma perché non introduciamo anche noi la settimana lunga? Lo so, lo so. Parlare di settimana lunga, cioè di una settimana lavorativa di sei e non di cinque giorni nel Paese delle vacanze e degli scioperi è pura illusione. Ma i nostri governanti e sindacati debbono smettere di cacciare la testa sotto la sabbia italica e rifiutarsi di vedere cosa accade al di là delle Alpi.
In Austria, dico in Austria e non negli Stati Uniti (che in certi ambienti della sinistra è meglio nonosti citare), le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro hanno accettato una regolamentazione di orari che consente di lavorare – chi lo voglia fare, beninteso – sino a 60 ore la settimana. Non per un soprassalto di masochismo, ma perché lavorando di più aumenta la produttività. La quale a sua volta porta al contenimento dei costi di produzione e dunque a una maggiore competitività. Maggiore la competitività e maggiori le vendite. Maggiori le vendite e le esportazioni e maggiori l’occupazione e la ricchezza.
Elementare Watson! direbbe Sherlock Holmes. E invece nel Paese di baby pensionati e di pontisti un tale concetto appare di difficile comprensione. Ho calcolato che con appena cinque giorni di ferie, molti a fine aprile, sono stati in vacanza undici giorni. Mi chiedo quale sia stata la produttività in quello stesso periodo. Bassa suppongo.
Non le pare?
A.M., Rovigo

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Sì. Mi pare. Gli austriaci hanno capito che in un’economia globalizzata non si sopravvive se il prodotto non è competitivo. Per ottenerlo ci sono due strade: pagare poco il lavoro o lavorare di più. L’Italia ha scelto la prima: i lavoratori italiani sono fra i peggio pagati d’Europa. Dunque sono meno ricchi, consumano di meno, producono di meno nel solito circolo vizioso che porta a un impoverimento e non a un miglioramento delle condizioni di vita.
Nell’Austria felix imprenditori e sindacati si sono guardati attorno e hanno visto che negli Stati Uniti l’orario annuale di lavoro è di circa 2 mila ore, in Gran Bretagna di 1872, in Austria al di sotto delle media europea che è di 1630. E allora hanno reintrodotto, come lei dice, la settimana lunga su base volontaria. Quella corta appartiene a un’epoca irrimediabilmente tramontata.
In Italia si lavorano 1505 ore l’anno. In Francia ancora di meno 1390. Ecco perché Sarkozy ha fatto dell’aumento dell’orario di lavoro e della sua flessibilità uno dei punti della sua campagna elettorale. E ha vinto.

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