I nostri diciannove partiti e la buonanima
Caro De Carlo,
seguo il suo blog Internet e seguo le sue rubriche per il tono svelto, spregiudicato, chiaro delle sue posizioni. Ed è per questo che voglio sentire il suo parere sul sistema politico italiano.
Nelle ultime consultazioni (crisi del governo Prodi) ho letto che il presidente Napolitano ha consultato i leaders di diciannove, dicasi diciannove partiti. Assurdo. Ma ora leggo anche che presto da diciannove passeremo a venti se non addirittura a ventuno. Si stanno per spaccare i DS, ex Pci, ex Pds, che già si videro mutilati delle ali estreme costituitesi in Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani. Mussi a quanto pare vuole andare per conto suo.
Inoltre è minacciata di scissione anche l’Udc di Casini. Giovanardi lo sfida per le ambiguità, gli opportunismi autolesionisti dell’attuale leadership. Con le sue giravolte Casini ha ottenuto il solo risultato di isolarsi e indebolire l’opposizione.
Ebbene mi aiuti a capire. Quale è secondo lei il male oscuro della nostra democrazia?
G.M.,Rovigo
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Il male oscuro della democrazia italiana si chiama frammentazione. La ‘’buonanima’’ usava ripetere che governare gli italiani non è difficile, è impossibile. E se lo diceva lui che aveva imposto il partito unico, figurarsi quale sarebbe stato il suo commento ora che di partiti, come lei nota, ne abbiamo diciannove.
Lei ricorderà che nel lontano 1993 gli italiani andarono alle urne nel referendum voluto da Segni. All’83 per cento votarono l’abolizione del sistema elettorale proporzionale. Il che implicitamente avrebbe comportato l’adozione del sistema elettorale maggioritario e dunque uno sfoltimento radicale del panorama partitico. Ebbene al momento di tradurre in legge la volontà popolare fummo presi in giro, prima dal Mattarellum che reintrodusse un 25 per cento di proporzionalità e poi dal Porcellum che pose fine anche alla finzione riportandoci al proporzionale (di fatto) puro. Con le conseguenze che sappiamo.
Ora prepariamoci a un’altra presa in giro. Se dovesse essere il parlamento a disegnare la riforma, la legge elettorale non cambierà di molto per il semplice motivo che nessuno dei piccoli partiti firmerà mai la propria dissoluzione. E se si dovesse arrivare al referendum e gli italiani dovessero votare ancora una volta per l’abolizione del proporzionale o per un proporzionale con un forte quorum esclusivo (per esempio un 5 per cento alla tedesca), stia tranquillo che poi in sede di dibattito parlamentare la volontà espressa nel referendum sarà stravolta.
Così vanno le cose nel nostro Paese. La ‘’buonanima’’ aveva ragione.