Perchè agli italiani piace tanto Chavez?

Gentile Dott. Cesare De Carlo,
alcuni giorni fa mi sono imbarcato alla Malpensa dopo tre settimane trascorse in Italia. Alla security l’addetto ha visto il mio passaporto venezuelano e ha commentato: fortunati voi venezuelani, voi sì che avete un grande presidente. Non ho potuto non mandarlo al diavolo. Lui, come molti altri italiani, quando si riferiscono al Venezuela e più in generale all’America Latina non sanno di che cosa parlano.
E allora mi chiedo e le chiedo: ma perchè voi italiani siete tanto innamorati dei dittatori sudamericani? Perchè quando parlate di Castro ripetete le solite stupidaggini, come ha creato un buon sistema sanitario e un buon sistema scolastico?
Conosco Cuba e le assicuro che sia l’assistenza che la scuola sono ben lontane dall’essere buone. Nessuno muore di fame, ma il livello di vita della popolazione è molto basso. Grande la corruzione. Grande la prostituzione. Gli italiani con cinquanta dollari se ne portano a letto due, scusi la volgarità.
Del resto i due milioni di esuli cubani stanno a testimoniare che il regime castrista è ben lungi dall’essere un paradiso socialista.
Ora è la volta di Chavez. Chavez è un dittatore. Si è impossessato della vita politica, delle banche, delle imprese, dei mezzi di informazione. Ora vuole modificare la Costituzione e ottenere un mandato a vita. Eppure silenzio in Italia, se non addirittura ammirazione perchè osa sfidare i gringos del nord.
Ricordo che quando in Cile andò su Pinochet per anni in Italia ci furono marce, dimostrazioni, petizioni. Venne ritirato l’ambasciatore, eccetera. Niente di tutto questo per il Venezuela.
Mi sa spiegare perchè?
La prego di non firmare la mia lettera. Ho ancora qualche interesse a Caracas.

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No, caro amico, gli italiani non sono innamorati di tutti i dittatori sudamericani. Solo di quelli di sinistra. E il motivo è facilmente riconducibile allo stereotipo dell’agitatore antimperialista (Chavez), all’immagine del guerrigliero romantico (Castro), dell’apostolo dei campesinos (Morales), del difensore del sottoproletariato urbano (Ortega). Su tutto domina però l’avversione per gli Stati Uniti d’America.
Così a questi personaggi la stessa sinistra, che si mobilitava contro Pinochet, dittatore di destra, perdona tutto. Anzi li elogia per il loro coraggio nell’opporsi ai prepotenti yankees. E chiude gli occhi di fronte alla repressione del dissenso, alla chiusura delle radio e televisioni di opposizione, alla nazionalizzazione delle banche e delle imprese, alla costituzione di milizie destinate a perpetuare il regime, alle alleanza con i capi di Stati canaglia quale – ad esempio – l’iraniano Ahmadinejad.
Ma anche sull’altro fronte non c’è alcuno sdegno. Anche la nostra destra sembra non accorgersi di quello che sta facendo questo ex paracadutista elevatosi a presidente. In Italia prevale l’indifferenza. Per cui non mi meraviglio che l’addetto alla security dell’aeroporto Malpensa fosse tanto male informato o tanto pregiudizialmente condizionato dall’esprimersi come si è espresso. Non sa evidentemente o non vuol sapere che fra Chavez e Castro non c’è molta differenza. Il primo le libertà costituzionali le ha svuotate dall’interno. Il secondo le soppresse con un colpo di maglio. E certamente ignora che le dittature di destra sono di potere e dunque reversibili. Quelle di sinistra ideologiche e dunque irreversibili se non in forza di eventi traumatici. Le prime rispettano almeno i fusi orari. Le seconde nemmeno quelli.

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