Troppo aperte le frontiere italiane
Gent.mo signor DE CARLO dott. Cesare.
Come sempre quando ci si fa prendere dall’emotività, il raziocinio perde colpi: si parla di massimi sistemi e si tralascia di porre attenzione alle cose semplici.
Il trattato di Schengen, nell’aprire le frontiere ai cittadini dei nuovi paesi sottoscrittori, contiene una clausola che prevede la possibilità di dilazionare fino a due anni l’ingresso libero, senza alcuna formalità, in pratica l’effettiva abolizione delle frontiere stesse, può essere spostata di due anni. Clausola della quale alcuni importanti Paesi (se ricordo bene Francia, Germania, Spagna) ed altri, si sono avvalsi.
La cosa semplice è quindi una domanda molto chiara al Governo sul perché, anche l’Italia non si sia avvalsa di tale possibilità, soprattutto dopo essersi informati su chi degli altri paesi comunitari l’avesse utilizzata.
E’ evidente che si doveva mettere nel conto, che più Paesi mantenevano chiuse le frontiere, più migranti sarebbero arrivati in quelli che toglievano da subito ogni controllo.
Quello che mi meraviglia è che nel profluvio di parole (anche in libertà), dette e scritte a destra ed a sinistra, nessuno abbia posto in maniera decisa, tale domanda, per avere in risposta una esauriente spiegazione nel merito.
Una domanda però sarebbe giusto farla anche alla Comunità Europea, che ci dovrebbe spiegare perché i cinque Paesi promotori del trattato di Schengen (1985), abbiano impiegato dieci anni prima di farlo entrare in vigore (1995), l’Italia ne abbia impiegati sette di anni (1990 – 1997) e che il tempo medio tra adesione ed entrata in vigore, per 25 paesi aderenti sul totale di 28, sia stato di cinque anni, perché per gli ultimi tre, mentre Cipro è in lista di attesa dal 2004, Bulgaria e Romania, che hanno il serbatoio di migranti più grande dell’Europa Unita, abbiano avuto la liberalizzazione delle frontiere, l’anno stesso dell’adesione!
Un’ultima considerazione al riguardo: visto l’enorme volume di migranti od aspiranti migranti comunitari, cosa si aspetta a rivedere il programma di flussi dai Paesi extracomunitari?
Non farlo comporta il rischio che la precarietà e la disoccupazione dei migranti, anche se in regola con “le carte”, diventi un ulteriore grosso problema, che andrebbe ad aggiungersi a quelli, già tanti, determinati dall’attuale, già notevole, flusso migratorio in entrata.
Ringraziando per la cortese attenzione, distintamente saluto
Romolo Rubini
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Le sue logiche considerazioni sono improponibili a un governo e a una maggioranza che hanno fatto dell’illogicità il parametro delle proprie azioni.
Prenda, tanto per fare un esempio, il pacchetto sicurezza! Da ora in poi le espulsioni saranno più difficili e non più facili.
Prenda lo zelo degli amministratori rossi ad aprire sempre nuove moschee nelle nostre città.
La libertà di culto fa certo parte dei valori di uno Stato democratico, ma solo se non crea problemi alla convivenza civile, non conduce alla sopraffazione da parte dei nuovi arrivati e gode della reciprocità nel mondo islamico.
Ma lei immagina la costruzione di una chiesa cristiana in Arabia Saudita o Egitto o Pakistan o altrove?