Energia nucleare. L’Italia ha perso il treno

Caro Dott. De Carlo,
L’altro giorno mi è capitato di leggere un’intervista a Michel Rocard. Suppongo che lei ricordi chi fosse. Era primo ministro francese alla fine degli anni Ottanta. E, mentre in Italia i verdi e i rossi promuovevano il referendum che avrebbe abolito le (poche) centrali nucleari in servizio, lui si dava da fare per costruirne di nuove in Francia. Con il risultato che ora la Francia è di fatto autosufficiente in fatto di energia e anzi la vende – a caro prezzo s’intende – ai Paesi vicini, Italia in testa.
Ebbene, Rocard, un socialista, ha usato parole di fuoco contro i compagni di fede (si fa per dire) italiani. La sinistra di casa nostra è stata accusata di avere fatto ‘’una scelta tremendamente sbagliata…’’ L’Italia ‘’allora non è stata seria…La questione non andava affrontata in modo emotivo come avete fatto all’indomani di Chenobyl. Nella centrale ucraina i controlli erano pessimi. I sovietici pagavano per la sicurezza meno della metà di quanto spendevamo noi francesi. Noi abbiamo 59 centrali nucleari e non c’è mai stato un solo vero incidente. Per forza! Per garantire la sicurezza abbiamo speso un mucchio di soldi’’.
Ma anche sul piano ecologico la via francese all’energia è più sana di quella italiana, rimasta al petrolio e al carbone che sono molto più inquinanti. Come nota Rocard, ‘’l’energia nucleare produce solo vapore d’acqua e non provoca dunque alcun danno ecologico’’. Quanto alle scorie, il problema è ‘’gestibile’’. La Francia insegna, ancora una volta.
E noi?
Marco Cabassi

*** *** ***

Noi siamo col sedere per terra, caro Cabassi. Verdi e rossi – come dice lei – hanno promosso quello sciagurato referendum, esattamente vent’anni fa, per due motivi. I verdi per paura. I rossi per ideologia. I primi guardavano al disastro ucraino. I secondi erano condizionati dal massimalismo antimercato che ancora oggi avvelena la sinistra radicale.

Risultato: siamo petrodipendenti come nessun altro in Europa. Siamo esposti al ricatto dei Paesi petroliferi. Siamo costretti a comprare altra energia carissima dalla Francia, senza nemmeno la consolazione di poter dire: pazienza per i costi, ma noi siamo al sicuro.
E infatti se per ipotesi una centrale nucleare dovesse scoppiare in Francia, le nubi radioattive investirebbero direttamente anche l’Italia, perchè i venti spirano da ovest a est e perchè ovviamente ad arrestarle non servono le frontiere tracciate sulla carta geografica.

Quel referendum ha inferto un colpo mortale allo sviluppo della tecnologia nucleare in Italia. A recuperare non basteranno altri vent’anni, ma intanto gli altri Paesi non staranno certo fermi. Per cui ben vengano le esortazioni, come quelle di Casini, in favore di un rilancio dell’energia nucleare anche in Italia. Ben vengano le benedizioni del Papa sul suo uso pacifico (anche in Iran se l’Iran si aprisse alle ispezioni internazionali).
Ma la mia impressione è che abbiamo perso il treno e che la crisi strutturale e la crisi di competività che attanagliano l’economia italiana non potranno che peggiorare ora che il barile di petrolio si avvicina di 100 dollari.

Collegamenti sponsorizzati


Scrivi un commento