Come difendere l’identità nazionale

Riguardo al suo Facciaafaccia del 18-3-2007,Le faccio notare che la
Serbia è stata spianata da 70 giorni di bombardamenti proprio perchè
tentava di difendere la identità serba del Kossovo.
Se un popolo non difende la sua identità,merita di morire,se la difende,invece,ci
pensa la NATO a farlo morire.
Sarebbe così gentile da dirmi dove si collocherebbe questo fantomatico diritto a difendere la propria
identità ?
Giuseppe Cipolla, Comune Siena

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Sicuro che glielo dico: si colloca nel senso della storia.
Ed ecco perché: la difesa dell’identità di una nazione, di una regione, di una città sta nella volontà e capacità di chi la abita di controllare, arginare, cooptare le ondate migratorie, di pretendere il rispetto dei propri valori e della propria way of life.
Ma se i nuovi arrivati prendono il sopravvento sino a soffocare costumi, tradizioni, religioni, lingua significa due cose. La prima: che quel controllo, quell’argine, quella cooptazione non hanno funzionato. La seconda: che numericamente hanno sopravanzato gli abitanti originari.
Come accennavo nel faccia a faccia, la storia è piena di esempi al riguardo. Pensiamo alle invasioni barbariche che dalla caduta dell’impero romano in poi hanno mutato faccia all’Europa, geograficamente, etnicamente, culturalmente. Pensiamo alla nostra Italia che è il risultato di sovrapposizioni razziali e che ora è investita dalla nuova invasione islamica.
In Kosovo è accaduto qualcosa del genere. La popolazione serba si è vista soppiantare gradatamente da quella albanese, la religione prevalente, cristiano-ortodossa, è stata sostituita dall’Islam. La maggioranza etnica è diventata minoranza. Logico che a quel punto i musulmani albanesi non si siano riconosciuti nei valori dei cristiani serbi e abbiano rivendicato il diritto all’autodeterminazione. La Serbia ha risposto no, in nome della sua identità soffocata. E la Nato è intervenuta.

Ebbene, ripeto qui quel che ho scritto cento altre volte. Quella guerra alla quale il governo del postcomunista D’Alema partecipò attivamente non aveva alcuna giustificazione internazionale. Non aveva alcuna copertura Onu. Fu puramente e semplicemente una guerra di aggressione. Fu un’interferenza armata negli affari interni di uno Stato sovrano. Fu come se la Nato fosse intervenuta in Italia e avesse bombardato Roma a sostegno della pretesa della Lombardia di secedere dal resto del Paese.
Morale: la Nato sbagliò. Ma la Serbia meritò la punizione. Avrebbe dovuto muoversi prima in difesa di una regione che era sempre stata la culla della sua identità nazionale e che era venuta snaturandosi per la progressiva, tacita, massiccia, pacifica alluvione etnica da oltre confine. Così va il mondo!

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