Due cognomi sono troppi?

Gent.mo signor DE CARLO dott. Cesare.
Il cognome dei figli, ha sicuramente una valenza che va oltre al semplice dato anagrafico, infatti determina la continuità di una famiglia, dà un’appartenenza alla famiglia stessa ed una marcata contiguità parentale. Però si è cugini e quindi parenti anche con cognomi diversi.

Non ho idea da quanti secoli esista il cognome, però ritengo che fare una modifica così epocale non dovrebbe essere un fatto di pochi “intimi”, anche se ne hanno il pieno potere.
Proprio perché non trattasi di fatto ideologico, si dovrebbe affrontare la problematica, con conferenze, dibattiti pubblici, tavole rotonde e quant’altro possa servire a chiarire il perché del possibile cambiamento ai cittadini, il tutto con la massima esposizione mediatica, per averne in ritorno il massimo delle risposte nel merito.
Una nuova normativa, anche la più equilibrata, complicherà, comunque il lavoro degli uffici Anagrafe comunali, e certe successioni.
Io sinceramente, pur non essendo pregiudizialmente contrario, sono preoccupato dalla superficialità con la quale sembra (stando a quanto riportato dai mass media) i Parlamentari stanno affrontando l’argomento, per non parlare del Governo che ha proposto un emendamento a quanto in discussione (poi ritirato), valido forse sul piano dei principi, ma, se rispondeva a quanto riferito dall’on. Salvi, demenziale sul piano della risultanza matematica.
Sembra che la proposta dei ministri Bindi e Pollastrini, stabilisse che obbligatoriamente ai nascituri, si dovesse dare il cognome dei due genitori.
Molto bello e semplice sul piano della parità dei diritti uomo/donna, però una tale applicazione moltiplica, nel tempo, in maniera indefinita il numero dei cognomi personali, esemplifico: Alla terza generazione (dall’applicazione della legge) un bimbo porterebbe già otto cognomi, quelli della decima generazione (circa fra due/trecento anni), ogni nascituro dovrebbe portare il peso 1024 (milleventiquattro) cognomi. Penso che non ci siano commenti da fare.
Tornando a quella approvata, in commissione, al Senato (sia di tanto meglio) perché contempla, tra le possibili scelte, una tale identica eventualità, con le identiche perverse (sul piano numerico) conseguenze; infatti il caso del cognome di entrambi i genitori è comunque previsto, e non vedo perché chi ha questo nuovo diritto, o chi lo aveva avuto da sempre, debba rinunciare ad usufruirne.
Altro punto negativo contenuto nel progetto approvato è quello che si lascia il tutto alla decisione dei coniugi al momento della nascita. Penso che più di qualche nascituro venendo alla luce si troverà con un solo genitore. Scelte del genere vanno fatte, in libera scelta, all’atto del matrimonio, al limite ci potrà essere qualche matrimonio in meno, ma sicuramente qualche bambino con tutti e due genitori in più
Mi auguro che i miei calcoli siano non applicabili, perché quanto sarà approvato in forma definitiva riesca a contemperare i diritti d’entrambi i genitori, senza scardinare le famiglie, le anagrafi quant’altro è normalmente correlato ai cognomi.
Ringraziando per la cortese attenzione, distintamente La saluto.
Romolo Rubini
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Due cognomi? Passino. Tre sono troppi. Figuriamoci quattro o più. Conosco una famiglia che ne ha cinque: quello del compagno e quello della compagna (non sono sposati) e quelli dei tre ragazzi in corso di adozione.
La nostra burocrazia non ha bisogno di supplementari complicazioni. L’ideale sul piano della praticita’ sarebbe un solo cognome. Ma…Le faccio un esempio personale: mia figlia aspetta un maschietto, mi piacerebbe che al cognome del marito affiancasse anche il mio. Vanità? Forse. Ma la vita e’ fatta anche di queste cose.

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