Quel pasticcio della guerra in Iraq
Mi piacciono molto le sue botta e risposta con Fini (per cui io parteggio)! Come la mette ora con le conclusioni del Senato americano che confermano quello che già si sapeva e cioè che il pur brutale dittatore saddam, oltre a non avere armi di sterminio, era addirittura nemico di Al Quaeda? Non sarebbe ora che qualcuno avesse il coraggio di ammettere che decine di migliaia di morti, spese pazzesche e problemi di sicurezza planetari sono stati scatenati per l’insipienza, la malafede e la testardaggine di 4 o 5 persone ai vertici USA contro ogni logica nella guerra al terrorismo come quella che invece si è giustamente fatta in Afghanistan contro i talebani?
Stefano Cardinaletti
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Si’ sarebbe ora. Ed e’ esattamente quello che sta avvenendo negli Stati Uniti. I giornali (i migliori e i piu’ indipendenti del mondo) da mesi non danno tregua all’amministrazione Bush. Le critiche si susseguono feroci per la conduzione di una guerra, le cui giustificazioni ufficiali non hanno retto alla prova dei fatti ma che comunque sarebbe stata digerita dal pubblico americano se si fosse risolta in poche settimane. In questo caso, anche senza le armi di distruzione di massa e anche senza i legami con Al Qaeda, Bush avrebbe potuto dire: abbiamo comunque fatto bene, abbiamo eliminato un sanguinoso dittatore.
Ma ora con guerriglia e terrorismo che insanguinano Bagdad e il resto del martoriato Paese, un ritiro sarebbe la peggiore delle soluzioni. L’America non puo’ permettersi un altro Vietnam, perche’ questa volta il nemico non e’ geopolitico, e’ religioso, mira ad annientarti e non alla conquista di una regione.
Conclusione: fra qualche settimana gli americani torneranno alle urne per le elezioni di medio termine. E’ prevedibile una sconfitta dei repubblicani. E la cosa sarebbe sorprendente perche’ l’economia e’ booming, Wall Street e’ al massimo, la disoccupazione al minimo. Su Bush l’Iraq pesera’ come un macigno. Un paradosso. Ma l’emozione per i 2700 soldati morti, i quasi 20 mila feriti, il clamore suscitato dal libro di Bob Woodward che ha dipinto una Casa Bianca ricattata dall’arrogante e incompetente Rumsfeld sono tali da far prevedere una rimonta democratica a Novembre e la fine del ciclo repubblicano fra due anni, quando si rivotera’ per la presidenza.