Italiani i più infelici in Europa

Caro De Carlo,
l’altro giorno sfogliando un giornale inglese (mi trovavo a Londra per lavoro) mi sono imbattuto in una ricerca condotta dalla Cambridge University e diretta – interessante particolare – da una docente italiana. La ricerca si occupa del grado di felicità delle popolazioni europee. La sua attendibilità mi pare fuori discussione considerando che sono stati intervistate ben 20 mila persone.
Ebbene, con mia grande sorpresa, ho scoperto che gli italiani si dicono poco felici. Più infelici di loro ci sono solo i francesi, i greci e i portoghesi. Mentre al contrario ai primi posti ci sono due popolazioni scandinave e quella irlandese.
E allora mi chiedo: il Belpaese, come si usava dire una volta, non era quello della dolce vita, vale a dire quello in cui gli abitanti pur gravati dai ben noti guai riuscivano tuttavia a godersi la vita?
Secondo lei da cosa dipende questa infelicità?
Giorgio Mantovani
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Sono andato a cercarmi su Internet i risultati della ricerca. E le rispondo con le conclusioni della docente italiana, Luisa Corrado. L’infelicità degli italiani deriva dalla mancanza di fiducia nelle istituzioni, nel sistema sociale e nell’avvenire. ‘’L’idea che i popoli più felici siano quelli che vivono in luoghi ameni come quelli che si trovano sul Mediterraneo è falsa – scrive la studiosa – Italia, Portogallo e Grecia sono costantemente agli ultimi posti in queste due classifiche che segnalano i tassi di felicità e soddisfazione’’.
Mi paiono conclusioni incontrovertibili, perché se così non fosse ai primi posti non si troverebbero nell’ordine danesi, finlandesi e irlandesi, vale a dire popoli che dovrebbero essere depressi a causa del clima inclemente anche d’estate e del buio che li affligge nel lungo inverno nordico. Vuol sapere come motivano i danesi il loro tasso di felicità? Così: abbiamo fiducia nelle nostre istituzioni e nel nostro sistema sociale. E ancora: la nostra politica sarà noiosa e provinciale, ma ci assicura ordine e sicurezza, bassa disoccupazione ed è basata sulla famiglia reale che noi tutti amiamo.

Da queste risposte possiamo dedurre che la felicità non deriva dalla qualità della vita ma dalla fiducia. Spiega la studiosa: ‘’Lo studio dimostra che avere fiducia nella società in cui si vive è veramente importante. I Paesi in testa a questa classifica sono quelli che credono nelle loro istituzioni, nelle leggi e nell’immagine che proiettano’’.
L’Italia non rientra nell’identikit della felicità. Le sue istituzioni più che inefficienti sono ridicole. Fanno riferimento a una ventina di partiti, alcuni dei quali anacronistici. Basta pensare che ci sono ancora due partiti comunisti in un’Europa decomunistizzata. La sua economia è in declino. Le infrastrutture sono rimaste agli anni sessanta. I trasporti sono un martirio. I giovani non trovano lavoro o sono sottopagati e dunque faticano a costruirsi una famiglia e mantenere dei figli. I pensionati ormai sono più numerosi dei lavoratori attivi. Scioperi, burocrazia tardiva e pigra. L’altro giorno la Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia per inadempienze nella gestione dei rifiuti. Il Consiglio d’Europa ha definito la giustizia italiana una delle peggiori del continente. Eccetera. Eccetera. L’Italia è una nazione vecchia. Sopravvive. Ma la felicità è un’altra cosa.

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