Cofferati
Sere fa, ad un ricevimento, mi è capitato di ascoltare uno di quei personaggi (non pochi, purtroppo!) che, definendosi borghesi illuminati - illuminati dal dio denaro, dico io - si sono prodigati per l’elezione di Cofferati, in cambio di incarichi e prebende.
Fra un grappino e l’altro il personaggio (del quale, a fatica, taccio il nome) andava sproloquiando lodi sperticate al sindaco, fino a concludere: “Sergio Cofferati, un uomo fuori dal comune”.
Lì per lì mi è venuto spontaneo rispondere: “Magari!!!”, intendendo Comune con la maiuscola e quindi interpretando quelle parole come un auspicio di dimissioni.
Poi ho pensato che, forse, anche il nostro personaggio intendeva Comune con la maiuscola, e che si trattava della esternazione freudiana di una immagine subliminale che, complici le abbondanti libagioni, aveva per un attimo attraversato la sua mente: Cofferati è fuori, lontano da Palazzo D’Accursio, avulso da quella realtà che dovrebbe conoscere e governare.
E mi sono detto che, chissà, forse altri borghesi illuminati stanno elaborando, più o meno inconsciamente, questo pensiero, e che vale quindi la pena lottare ancora…
Un saluto speranzoso.
E.M. Bologna
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Ricorda quella battuta (non so se di Toto’ o di Aldo Fabrizi) a me m’ha rovinato la guerra?
Ebbene Cofferati e’ stato rovinato dalla vittoria del centro-sinistra nelle recenti elezioni politiche. Nel senso che ora e’ inchiodato a Bologna, citta’ alla quale non si sente legato da nulla che non sia il calcolo politico.
Quel calcolo purtroppo gli e’ andato male. In cuor suo - c’e’ da scommetterlo - faceva il tifo per il Berlusca. Se costui avesse vinto, Cofferati sarebbe stato presumibilmente chiamato a Roma come il salvatore della patria, per riorganizzare e rianimare le schiere sconfitte della nebulosa di sinistra. Ora invece dovra’ continuare a fare politica locale e non nazionale. Dovra’ continuare a fare il sindaco, compito per il quale appare largamente impreparato. E disinteressato. Con i risultati che i bolognesi ben vedono.