Tre domande su Onu e Libano
di Magni Marco
Prima di tutto Le faccio i miei complimenti, mi interessa sempre leggere quel che scrive sul “GIORNO”,
la lettera si è rivelata un po’ troppo lunga. Spero che questo non Le impedisca di leggerla perchè a me interessa molto avere un suo commento su quanto da me scritto. Grazie comunque,
MAGNI MARCO.
Prima di tutto Le invio i miei complimenti,
Le scrivo prendendo come spunto la risoluzione appena approvata dal Consiglio di sicurezza dell’O.N.U. riguardante il conflitto Israele/Libano.
Nella realtà dei fatti le parti contrapposte non sono i due paesi sopra menzionati, ma un paese quale è Israele ed un’organizzazione di stampo terrorista chiamata “Partito di Dio” ovvero Hezbollah.
La mia opinione sulla situazione venutasi a creare è molto chiara in quanto condivido in pieno la risposta israeliana.Dico risposta perché Israele ha reagito dopo l’uccisione e il rapimento di alcuni suoi soldati cosi’ come è successo poco tempo prima a Gaza, i problemi del Medioriente però sono “antichi” e la soluzione di tali problemi è cosa estremamente ardua.Come al solito la maggioranza dei governi critica più o meno apertamente la politica israeliana giudicandola troppo dura e violenta, non adeguata per la soluzione dei problemi fra i vari peasi dell’area mediorientale.L’amministrazione Bush ha invece sostenuto Israele rischiando ancora una volta l’isolamento internazionale, però io condivido questa posizione dato che annovera la risposta del governo Olmert nel quadro della lotta al terrorismo.Se mi trovassi di fronte a esponenti politici ostili a Gerusalemme chiederei quale sarebbe la loro strategia politica e militare se paesi vicini dichiarassero apertamente che per esempio l’Italia o la Russia dovessero scomparire dalla faccia della terra.Israele è esattamente in questa situazione, Hezbollah non è altro che il braccio di Siria e Iran, Damasco agisce sul Libano con una politica chiaramente anti-israeliana, Teheran finanzia e rifornisce di armi chi combatte il paese nato dopo l’Olocausto, eliminare la minaccia degli Hezbollah è difficile e sarebbe solo l’inizio per quel che penso io.
Bisogna agire sui paesi arabi più duri e antioccidentali, in maniera politica, economica, militare, ma non so dire quale delle tre “armi” darebbe maggiori risultati.L’opzione militare (tipo Iraq) sarebbe certamente la più rischiosa, malvista e probabilmente tragica, non solo per i morti militari e civili, ma anche perché forse non porterebbe ad un miglioramento della situazione nell’area.
Penso di essere stato un po’ troppo lungo e in tal caso mi scuso, ma avrei anche tre domande da porgerLe e sarei molto lieto se riuscisse a trovare un po’ di tempo per rispondermi.
LE TRE DOMANDE.
La prima riguarda il governo israeliano, ovvero se ci fosse stato ancora Sharon e non Olmert, come avrebbe reagito Israele? Si sarebbe trovato nella stessa situazione?
La seconda varca l’oceano Atlantico, quale è la situazione dell’amministrazione Bush?Qui in Italia si legge e si sente che la popolarità è sempre più bassa, la guerra in Iraq è sempre meno approvata dagli americani, insomma non va proprio bene.E’ realmente cosi’?La situazione interna (economia,tasse) non è tale da aiutare Bush?
La terza è personale, volevo sapere se un cittadino italiano come me (non sono un politico, lavoro da McDonald’s in provincia di Milano) può iscriversi al partito Repubblicano come simpatizzante non avendo nessun legame con gli Stati Uniti (sono solo innamorato di quel Paese ed ho in casa la bandiera americana ).
Mi scuso per la lunghezza e spero che avrà tempo di leggere questa e-mail.
Cordiali saluti,
MAGNI MARCO.
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Eccole le mie risposte.
1) si’. Sharon si sarebbe trovato nella stetta situazione. Il problema e’ piu’ vecchio di Sharon e di Olmert. Possiamo dire che tutto comincio’ nel Duemila quando quello sprovveduto di Barak, allora primo ministro israeliano, decise di ritirare le proprie truppe dalla zona cuscinetto nel Libano meridionale. Hezbollah pote’ cosi’ portarsi a ridosso del confine israeliano e lanciare i suoi micidiali razzi sugli insediamenti israeliani e su Haifa.
Olmert ha comunque una grave responsabilita’, quella di non aver fatto ricorso al grande potenziale militare israeliano e di avere consentito a Hezbollah di sopravvivere militarmente. La prossima crisi e’ solo questione di tempo. Poveri soldati italiani chiamati a scongiurarla e che si ritroveranno fra due fuochi. Altro che missione di pace!
2) Il paradosso di Bush, alla vigilia delle elezioni di medio termine, e’ il seguente: l’economia scoppia di fiducia, la borsa e’ al massimo, la disoccupazione al minimo, la sua politica fiscale (tasse sempre piu’ basse per alimentare la congiuntura, contrariamente a quanto fa l’attuale sconnesso governo italiano) e’ stata confermata dai fatti. Eppure…
Eppure probabilmente perdera’ il controllo di una o di tutte e due le Camere del Congresso, stando ai sondaggi. In ogni caso, anche se lo mantenesse, il suo partito, il repubblicano, perdera’ dei seggi.
E tutto per l’Iraq. Qui il pasticcio e’ totale. E chi ne e’ colpevole, il segretario alla Difesa Rumsfeld, e’ ancora al suo posto. Del resto licenziarlo prima della consultazione elettorale sarebbe stata un’ammissione di colpa.
3) No. Non puo’ iscriversi a nessun partito americano, in quanto lei non ha la cittadinanza americana. Ma al partito repubblicano, al quale lei si sente vicino, puo’ far pervenire la richiesta di un’affiliazione esterna. Quanto alla sua passione per l’America, le posso dire - vivendo in America - che la capisco benissimo. E’ un Paese giovane, patriottico, religioso, con sani principi e soprattutto con le palle.