Risparmiati dalle uova

di Graziano, 41 anni, Calderara di Reno
Sono rari i casi in cui la notizia sta in ciò che non accade piuttosto che in quello che accade. Ma in occasione dei banchetti organizzati da Forza Italia durante il weekend del 28 e 29 ottobre scorsi per protestare contro la finanziaria di Prodi, deve far riflettere il fatto che sia andato tutto liscio. Traduzione. Per chi vive in Emilia Romagna, o in una qualche altra regione dominata dalla sinistra per diritto cooperativo, resistenziale e antifasista (il refuso è voluto), c’è un termometro molto artigianale ma altrettanto efficace per misurare il gradimento del partito e in generale del centrodestra tra la gente.
Se quando scendi nelle vie per fare propaganda e distribuire volantini i passanti non te li strappano guardandoti con gli occhi iniettati di sangue, se non ti insultano, non ti tirano le uova, non ti minacciano apertamente (tutti ‘contrattempi’ accaduti a chi scrive con una certa regolarità negli ultimi anni), allora vuol dire che il vento ce l’hai alle spalle e non in faccia. E se poi i tuoi avversari, che tu conosci benissimo, ti squadrano da lontano e sui loro visi immusoniti si disegnano i tratti inconfondibili dell’imbarazzo, puoi star sicuro che stanno rosicando. E se, ancora, ti camminano a due metri di distanza facendo finta di nulla, e quindi implicitamente tradiscono la considerazione che loro hanno di te dalla notte dei tempi come usurpatore di spazio pubblico (solo loro infatti possono andare in piazza, non gli altri), a quel punto ecco la pistola fumante: i compagni stanno vivendo i giorni peggiori dalla vittoria di aprile.
Bene, una decina di giorni fa abbiamo provato tutto questo. Era una splendida giornata di sole in uno dei più brutti comuni alle porte di Bologna, Calderara di Reno. Brutto perché violentato da un’urbanistica senza capo né coda e da un sindaco non all’altezza (a proposito, sulla qualità in picchiata dei dirigenti ds anche nelle zone rosse, prima o poi scriveremo qualcosa). Non ci facevamo vedere nella centrale piazza Marconi dall’antivigilia delle elezioni, quando un energumeno si piantò di fronte a noi e ci urlò che dovevamo vergognarci, aggiungendo che di lì a qualche giorno saremmo scomparsi. Facendoci capire che se non ci avesse pensato il ‘popolo democratico’, ci avrebbe pensato lui. Noi gli promettemmo che quanto prima saremmo tornati. Promessa mantenuta.
Dunque, siamo arrivati con l’armamentario di ordinanza: tavolino, bandiere, materiale vario da distribuire. Abbiamo preso posto di buon’ora giusto di fronte alla chiesa e lì ci siamo messi a lavorare. L’accoglienza iniziale, tra i pochi passanti, è stata quella di sempre: fredda che più fredda non si poteva. Poi pian piano ci siamo scaldati. Grazie non solo ai soliti amici ma anche per l’interesse di persone mai viste prima, che venivano da noi a chiederci se potevano firmare ‘qualcosa’. Di fronte alla nostra proposta di sottoscrivere la petizione contro la cittadinanza in cinque anni agli immigrati, lesti tiravano fuori la penna e soddisfatti ci lasciavano il loro autografo. Così siamo andati avanti fino a sera. Senza alcun incidente di sorta. Anzi, conoscendo un sacco di gente che prima ci evitava accuratamente.

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