Il terrorismo dei pregiudizi

di Erica Scopoli, 19 anni, Bologna
Ogni giorno leggo qualcosa di diverso sulla bufera riguardo la nuova moschea di Bologna. Vivo in questa città da meno di un anno ma sento il dovere di dire la mia opinione. Pregiudizi, una parola che non riconosciamo nostra ma lo è profondamente, soprattutto riguardo alla religione, ai diversi, ai musulmani. Un piccolo esame di coscienza sul perché una percentuale schiacciante dice “no” alla nuova moschea, un piccolo inciso sulla mia esperienza tanto “unica” da farmi capire quanto il terrorismo sia quello mediatico che ci fa dipingere ogni moschea come “scuola dell’odio”. La religione mi ha sempre interessato, così in occasione di un progetto di ricerca fotografica che dovevo intraprendere per l’università ho deciso di incamminarmi ed esplorare i luoghi della spiritualità nascosti nella nostra città. E’ così che curiosa, ma allo stesso tempo intimorita, sono arrivata a visitare la moschea di via Pallavicini. Un edificio che non si avvicinava neanche lontanamente alla mia idea di moschea. Le mie paure mi facevano tremare vedendo tanti visi che mi osservavano dietro una finestra, avevo paura che mi giudicassero perché sono giovane, perché donna, perché non sono musulmana come loro. Mi chiedevo perché mi fosse venuta in mente quell’idea finché non mi hanno aperto la porta e con un sorriso e modi gentili mi hanno accompagnato in una stanza incuriositi da questo mio gesto e da un progetto piuttosto particolare. Mentre aspettavo il responsabile con cui dovevo parlare vedevo seduti accanto a me un ragazzo e una ragazza che si tenevano per mano. Emozionati e felici stavano per confermare la data del loro matrimonio. E’ stato quello il momento in cui ho capito che non ero così lontana dal mondo che avevo lasciato fuori dal quel cancello. Disponibilità, gentilezza e voglia di far capire la loro fede. E’ questo che sentivo in loro. Mi sono tolta le scarpe con rispetto, e soprattutto coscienza, prima di entrare nel loro luogo di culto per fotografarlo. E adesso l’unica cosa che penso è che sia ingiusto che debbano pregare il un luogo così poco dignitoso per il rispetto che hanno verso la loro fede e verso di noi: i “diversi” che cercano di avvicinarsi a loro per capire. Spezzo una lancia a favore della comunità musulmana di Bologna a cui regalo il mio ennesimo sincero sorriso. Mentre non nego la mia indignazione ai comitati anti-moschea che dubito abbiano mai conosciuto la realtà musulmana nella città. Vorrei ricordare loro la differenza tra giudizio e pregiudizio, che forse andrebbe ribadita. Con questo non voglio dire cosa è bene e cosa è male, cosa è giusto e cosa non lo è, ma solamente che bisogna conoscere le realtà per prendere delle decisioni, e che non tutte le moschee sono finite nelle mani dei predicatori d’odio (mi riferisco ai recenti fatti di Perugia). Vorrei che si capisse che le moschee non saranno mai la priorità dei musulmani, ma lo è l’integrazione. Un’integrazione che dipende molto anche da noi, e che sarà possibile soltanto quando smetteremo di fare terrorismo con i nostri pregiudizi.

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