Basta coi mariti-padroni, vogliamo rispetto

di Maria, 41 anni, Marche
Chi scrive è una mamma ed ex moglie arrabbiata. Una delle tante che si ritroveranno nelle parole di Rossella Martina: “La maggior parte dei casi rispetta un copione scadente…”.
Arrabbiata con le forze dell’ordine, che sminuiscono i casi in cui non c’è violenza fisica, con i giudici, che chiedono prove reali, con gli assistenti sociali, che non possono muoversi senza ordinanza del giudice, con gli avvocati, che si prestano alla difesa estrema di questi ‘uomini’ pur essendo loro stesse madri e mogli e pur avendo capito benissimo la situazione, con la finanza che non può agire per gli anni passati perché c’è un condono tombale.
Ma a noi chi ci difende? C’è la possibilità di rivolgersi a un ente, a un’associazione, a una giustizia che valuti la PAURA?
Si perché di questo parliamo, massacrate da anni di violenza fisica e psicologica: ma, badate bene, come afferma Rossella Martina “Il marito creduto (dagli altri) tranquillo… può trasformarsi in una belva”. La belva assale di giorno e di notte indisturbata, può urlare, minacciare, riderti in faccia perché impunito per mesi e anni, non pagare gli alimenti neppure ai figli e vivere da pascià, mostrare un irriverente dito medio alzato mentre torna dai locali con la straniera di turno, renderti la casa inagibile con mille trovate (serrature bloccate, alberi abbattuti etc.). Ma non ci sono prove.
A questi ‘uomini’ (non tutti per fortuna), che pur di ferire l’ex moglie distruggono i figli, sembra che tutto sia concesso, come se per loro non esistesse giustizia. E’ possibile?
Si dice che la giustizia in questi casi è lacunosa. A me sembra un baratro senza fondo!
Si inizia a parlarne, tante donne non devono essere morte invano.
Un pugno lascia un segno ben visibile, ma la violenza psicologica lascia segni ben più profondi, perché non ci si può difendere, lascia ferite indelebili o malamente suturate da psicofarmaci e calmanti.
Penso che noi donne in tutto questo siamo sole, abbandonate, a volte, anche da chi sa, perché non conosce la propria responsabilità civile e così si è sistemato anche la coscienza.
Costrette a difenderci, a nasconderci da chi abbiamo più amato, perché la pace non è possibile, perché i meccanismi che spingono a tanto non sono noti né al carnefice né alla vittima.
Personalmente siamo scappate, mamma e figlia, così non nutriremo senza alcun dubbio il numero delle “vittime annunciate”, ma l’apoteosi dell’ingiustizia dice che probabilmente perderemo il diritto alla casa coniugale.
Parliamone, Vi prego. Ho atteso tanto che qualcuno iniziasse a parlarne seriamente, ufficialmente, nelle alte schiere di Governo, non lasciamo cadere tutto.
Come dice il ministro Pollastrini: “Abbiamo bisogno di una nuova cultura”.
Il mondo va avanti tecnologicamente, e la nostra cultura resta ferma al “picchia tua moglie, tu non sai perché lo fai, ma lei sì”. Padri padroni, mariti che pagano l’Ici sulla moglie non si possono più vedere. Serve una nuova cultura, una nuova consapevolezza, l’uomo torni ad essere uomo e la donna, donna.
Basta violenza e autorità, rivogliamo autorevolezza e rispetto.
Ringrazio.

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1 Commento a “Basta coi mariti-padroni, vogliamo rispetto”

  1. azzurra scrive:

    Ciao Maria,
    finalmente una donna che osa denunciare apertamente le infamie subite dal marito-padrone. Anch’io come te ne ho subite tante e ne subisco ancora da più di 40 anni. La violenza psicologica e, a fasi alterne, quella economica, ha reso la mia vita un inferno. Ciò che più mi fa star male è il pensiero della sofferenza dei figli che hanno vissuto per anni l’esperienza lacerante della conflittualità dei genitori. Ancora oggi ne risentono, pur essendo adulti e indipendenti. Mi sono decisa a chiedere aiuto a un centro di sostegno per le donne, ma non so cosa succederà. Intanto il marito-padrone continua a spadroneggiare, mostrando ipocritamente ai più (che ignorando ogni cosa, lo rispettono e stimano) il sorriso e il contegno di uomo perbene, mentre all’interno delle mura domestiche accumula violazioni e abusi.

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