Uranio impoverito, morto un altro reduce dalla Tito Barak di Sarajevo. E’ la vittima italiana numero 45

Un altro militare morto, un altro reduce da Sarajevo e dalla Caserma Tito Barak. La drammatica contabilità riconducibile alla cosiddetta Sindrome dei Balcani, che sarebbe causata, fra l’altro, anche dal munizionamento all’uranio impoverito, aumenta. Secondo l’Osservatorio militare i morti italiani al rientro da missioni di peacekeeping o peace enforcing sono 45, 15 dei quali hanno prestato servizio alla Tito Barak.
La politica continua a sonnecchiare e la verità continua ad allontanarsi.
“Amedeo D’Inverno 30 anni di Salerno è la vittima numero 45 dell’uranio impoverito”, scrive Domenico Leggiero, responsabile del comparto Difesa dell’Osservatorio. “Era contento Amedeo dopo che aveva saputo del via libera ai lavori della seconda commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito. Tre mesi fa subiva il terzo intervento e nessuno ha avuto il coraggio di dirgli che la commissione ancora non ha iniziato i lavori. I tempi della politica sono ormai troppo lunghi per chi vive e muore per la pace”. D’Inverno _ racconta Leggiero _ è morto 5 giorni fa ma, su esplicita richiesta della famiglia, la morte viene resa nota solo oggi per evitare l’inopportuna presenza dell’apparato militare che potrebbe offendere la memoria dei ragazzi anche ai funerali».
I funerali si sono tenuti ad Acerra, in provincia di Napoli, dove il giovane era nato nel 1977.
«Non avremmo sopportato l’ennesima umiliazione da quel mondo militare in cui Amedeo ha creduto e che gli portato la morte. Nonostante il rumoroso silenzio caduto sulla vicenda, speriamo in una reazione dell’opinione pubblica affinchè non cali il silenzio su queste morti bianche nelle Forze Armate italiane», ha concluso Leggiero.

LE REAZIONI POLITICHE
Roma, 19 feb. - (Adnkronos) - «La morte del militare italiano per tumore dovuto ad una probabile contaminazione da uranio impoverito riconducibile alla missione nei Balcani rende necessario che il governo chiarisca qual è il quadro complessivo della situazione». Lo afferma Riccardo Villari della Margherita preannunciando un’interrogazione al ministro degli Esteri. «Il governo -chiede il deputato dl- fornisca dopo una ricognizione complessiva i numeri esatti in merito alle morti per tumore dei soldati che hanno prestato servizio nell’ex Jugoslavia nell’ambito delle operazioni Nato, confermando o meno le 45 vittime dichiarate dall’Osservatorio militare. Lo stesso Osservatorio enumera in 513 i malati ed è dunque necessario un pronunciamento ufficiale su questa drammatica vicenda». «Il caso è drammatico e il governo ha il dovere di fare la massima chiarezza su una vicenda che da troppo tempo -avverte- presenta lati oscuri, affinchè si individuino le esatte cause e i responsabili delle sofferenze e delle morti di troppi nostri soldati».

(AGI) - Roma, 19 feb. - “Mi ha addolorato moltissimo la notizia della morte di un altro giovane militare italiano reduce dai Balcani - afferma in una nota la sen. Prc-SE Lidia Menapace, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito. “Adesso sono 13 (su 45) le vittime che avevano prestato servizio nella caserma Tito Barrak di Sarajevo, mentre altre 513 persone sono ammalate. Questo ennesimo tragico decesso rende ancora più urgente ed importante la delicata missione della Commissione da me presieduta, per stabilire con certezza le cause. Tanti giovani militari e civili si sono ammalati, ignari degli effetti dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito e della dispersione nell’ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni. Agli ammalati e alle famiglie voglio assicurare il massimo impegno, mio personale e di tutta la Commissione - conclude la senatrice - per chiarire in modo definitivo il ruolo svolto dall’uranio impoverito e poter quindi adottare i provvedimenti più adeguati per garantire la sicurezza al personale militare e civile”.

Qualche giorno prima la nuova denuncia di Falco Acccame
(ANSA) - BARLETTA (BARI), 15 FEB - Un giovane militare di Barletta, tornato da Sarajevo nel 1996 e che oggi ha 32 anni , versa ‘’in un grave stato depressivo'’ dopo aver scoperto di essersi ammalato, forse a causa del contatto con uranio impoverito. Lo denuncia in una nota Falco Accame, presidente dell’Anavafaf, un’associazione che assiste le vittime arruolate nelle Forze armate. Accame riferisce che il militare ‘’ha avuto una grave affezione al fegato'’ e ricevuto ‘’scarsissima assistenza'’, mentre non si sa nulla della causa di servizio chiesta dal giovane. ‘’Lo Stato che è molto sollecito per i militari di categoria ‘A’, è scarsamente sollecito per quelli che considera di categoria ‘B’. Per quelli funerali di Stato e croci d’oro, per questi neppure una medaglia di cartone'’.
Accame annuncia che la madre del giovane militare barlettano partecipera’ a Lecce il 23 febbraio ad un incontro con le vittime pugliesi da uranio impoverito. (ANSA).

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1 Commento a “Uranio impoverito, morto un altro reduce dalla Tito Barak di Sarajevo. E’ la vittima italiana numero 45”

  1. PAOLA scrive:

    ho un amico tornato da meno di un anno dall Afghanistan che ha scoperto da poco di essere affetto dal linfoma di Hodgkin…..vogliamo dire che l’ esperienza di Tito Barrak non ha insegnato,che lo Stato Italiano risulta essere inadempiente rispetto alle leggi che proibiscono l’ utilizzo di armi tossiche per scopo bellico e che altri ragazzi si stanno ammalando ESATTAMENTE come coloro che sono stati nei Balcani??????Dobbiamo fare qualcosa…..

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