Ichino contro la “sua” Cgil:La legge Biagi non alimenta il precariato

(ANSA) BOLOGNA, 21 GIU - Non e’ la legge Biagi la causa del precariato e per questo chi la combatte, come la Cgil, e’ responsabile di un ‘’inganno colossale nei confronti del Paese'’. A dirlo e’ stato Pietro Ichino, economista ed ex dirigente sindacale proprio della Cgil, a margine di un convegno sul lavoro organizzato a Bologna.
Secondo Ichino, nonostante i limiti e le correzioni necessari, la legge 20 ha avuto il merito di ‘’dare una regolamentazione a cio’ che prima non lo aveva'’ come le collaborazioni autonome e continuative che ‘’hanno
subito un drastico giro di vite'’ specie nel privato, citando a mo’ di esempio la circolare 17/2006 emessa dal ministro del Lavoro Cesare Damiano per contrastare il precariato nei call center. Da qui le critiche nei confronti
dei detrattori della legge ideata dal giuslavorista ucciso dalle Br, a partire dai sindacalisti della Cgil. ‘’La Cgil e’
ancora legata a questo errore di prospettiva e di faziosita’ nell’individuare la legge Biagi come fattore dell’aumento del precariato - ha denunciato il docente - Mi sento di dirlo pur appartenendo alla Cgil in quanto
ancora iscritto e per via di legami affettivi. Ma lo reputo un grave errore perche’ dall’esame della legge si trae un
maggior rigore applicato a tutte le forme di lavoro marginale'’. Per l’economista, insomma, e’ da condannare la
tendenza, seguita dai governi in carica, a disfare quanto fatto dal precedente: ‘’La considero una delegittimazione delle istituzioni e denuncia la carenza del senso dello Stato'’. Al contrario sulla legge Biagi
Ichino ha consigliato: ‘’Lasciamola funzionare, adottiamo un atteggiamento pragmatico e pragmaticamente
correggiamo gli errori ma non a colpi di accetta'’.

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1 Commento a “Ichino contro la “sua” Cgil:La legge Biagi non alimenta il precariato”

  1. Luca Lodi scrive:

    Non voglio dilungarmi troppo, essendomi già espresso sul mio blog e su BlogGoverno a più riprese; ti linko direttamente il mio ultimo post:
    Treu-Biagi: oggi vince la riforma del 2003. Le modifiche future? Probabilmente solo ideologiche e nessuna centrarà il vero bersaglio.

    Un po’ drastico forse, ma questo è quanto porto nel mio breve bagaglio culturale e professionale. Almeno oggi la penso così.
    Rimango comunque dell’idea che il Co.Co.Co. fosse più adatto del Co.Pro. per determinate figure professionali cui non può applicarsi alcun progetto per il tipo di mansioni svolte, ma rimango convinto che sia lodevole aver tentato di assestare il mercato cercando di applicare un contratto “precario” (comunemente considerato) laddove via sia un progetto piuttosto che a chiunque senza distinzione.
    Il problema rimane l’abuso, adesso come prima.
    Ecco perché credo che il bersaglio sia un altro (vedi post linkato).

    Ah, tutto ciò ferma restando l’assurdità giuridica del Job sharing e l’inadeguatezza del Job on call… Ma questo è un altro paio di maniche ;)

    Saluti,
    LL

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