IPCC: una lunga estate per la Terra

di ALESSANDRO FARRUGGIA
Scenari, non previsioni. Ma sono scenari che mettono i brividi quelli fatti dall’Ipcc nella bozza finale (sommario tecnico e sommario politico) del suo quarto rapporto, che anticipiamo. Tra il 2040 e il 2080, quando le concentrazioni in atmosfera avranno raggiunto livelli quasi doppi (550 parti per milione) a quelli che esistevano prima del 1750 (275 ppm) e del 45% superiori agli attuali (380 ppm) la temperatura media del pianeta salirà da 2 e 4.5 gradi rispetto ai livelli preindustriali, con una stima più probabile di 3 gradi.
A fine secolo l’aumento della temperatura oscillerà tra i 1.5 e 5.8 °C rispetto ai livelli del periodo 1980-2000: tutto dipenderà se ridurremo o no le emissioni oppure se, come abbiamo fatto tuttora, continueremo ad aumentarle a dispetto del protocollo di Kyoto. Nell’ipotesi minimale l’aumento oscillerà tra gli 1.5 e i 2,8°C. Secondo lo scenario massimale tra 3,5° e 5,8°C. I valori più probabili di aumento della temperatura media globale dovrebbero però essere compresi fra i 2,3°e i 4,1 °C. Le analisi mostrano che è poco probabile che la temperatura al 2100 aumenti meno di 1,5 °C, così come è molto improbabile che aumenti oltre i 4,5°C. Tutti i modelli indicano, a dispetto degli eventuali tagli alle emissioni, che in ogni caso ci sarà un aumento della temperatura tra 0,64°C e 0,70°C nel periodo 2011-2030: grossomodo la stessa entità di cambiamento che si è manifestata tra il 1906 e il 2005. Il riscaldamento sarà più ampio alle alte latitudini e sulle aree emerse. Come già negli ultimi decenni (0,25 invece di 0,13 a decade) l’aumento dovrebbe essere grossomodo doppio. Questo significa che sui continenti i 3 gradi di aumento medio diverrebbero sei.
Il livello del mare, non considerando lo scioglimento della calotta della Groenlandia, salirà invece tra 28 e 43 centimetri, quindi meno rispetto a quanto previsto nel Terzo rapporto Ipcc, Ma se le temperature rimarranno stabilmente almeno 1,9° C al di sopra del livello preindustriale, la calotta glaciale che copre la Groenlandia si scioglierà completamente facendo innalzare il livello dei mari di 7 metri: ci vorranno però più di mille anni e il contributo entro il 2100 potrebbe essere “solo” di 40 centimetri.
Secondo molti degli scenari Ipcc entro il 2100 la calotta polare sarà sgombra dai ghiacci in estate. Secondo altri la copertura si ridurrà fino al 90% durante l’estate ma non scomparirà. La parte meridionale della di ritorno della “Corrente del Golfo” potrebbe ridursi del 25% (ma alcuni modelli toccano il 60%) entro il 2100, ma è estremamente improbabile che la corrente che tiene al caldo l’Europa occidentale si arresterà in questo secolo.
E’ molto probabile invece che gli estremi climatici (ondate di calore e precipitazioni intense) continueranno a diventare più frequenti . Il numero dei cicloni tropicali è previsto che si riduca ma ci si attende che la loro intesità aumenti, con venti e precipitazioni più intense. Le perturbazioni si sposteranno verso i Poli, con conseguenti cambiamenti in venti prevalenti e precipitazioni, continuando il pattern degli ultimi cinquanta anni. Di conseguenza le precipitazioni aumenteranno alle alte latitudini e si ridurranno alle medie latitudini.
Il rapporto fa anche previsioni regionali. In Nord Europa le temperature minime aumenteranno in misura maggiore dell’innalzamento delle medie mentre le precipitazioni aumenteranno sul Nord Europa e il Nordamerica e si ridurranno sul Mediterraneo, dove sarà minore il numero dei giorni di pioggia. I ghiacciai si ridurranno ovunque e in Europa diminuirà l’innevamento in termini sia di quantità che di durata. La capacità di oceani e biosfera di assorbire Co2 si ridurrà e attorno al 2100 gli ecosistemi terrestri potrebbero diventare una fonte netta. L’impatto sugli ecosistemi sarà pesante: fauna e flora si sposteranno verso Nord (o meglio, cercheranno di farlo) di 150 chilometri ogni grado di innalzamento della temperatura. Questo spesso non sarà possibile vista la presenza di aree coltivate o abitate: fino al 50% della fauna europea potrà diventare vulnerabile, essere in pericolo o estinguersi entro la fine del secolo. E con un aumento di temperatura di 3°C sono a rischio ecosistemi come il bacino amazzonico e gran parte della tundra canadese.

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