A BALI IL TEMPO E’ TIRANNO

La conferenza sul clima di Bali _ la tredicesima dall’entrata in vigore della Convenzione sui cambiamenti climatici _ entra nella sua seconda settimana. E si profila un difficile ma possibile accordo che confezionerà una “roadmap” che dovrebbe portare entro il 2009 ad una intesa sul cosiddetto “post Kyoto”. A un nuovo accordo cioè che scatterà nel 2012 quando il protocollo di Kyoto esaurirà il suo mandato.
Il processo pare ben avviato e anche chi non ha ratificato Kyoto come gli Stati Uniti sembra convinto che è necessario dare il via a nuove trattative. Il come si troverà con l’arrivo dei ministri che tra domani e venerdì lineranno i testi e troveranno una intesa. O almeno così si spera.
Il problema è la scala temporale. Altri due anni per un accordo, che comunque entrerà in vigore solo dopo il 2012 sono tempi geologici, che fanno a cazzotti con le risultanze dell’IPCC, che ci chiedono interventi incisivi sulle emissioni in tempi brevi. Entro 10-15 anni, dice l’IPCC, dovremo assistere al picco delle emissioni che dovranno poi scendere del 25-40% entro il 2020 e di oltre il 50% entro il 2050. Obiettivo possibile, ma che richiederebbe uno sforzo che, al di là delle parole, non si vede. Sono le scale temporali a non coincidere, ed è questa la contraddizione di questo processo negoziale. Procedendo per consenso, è necessariamente lentissimo. E rischia di farci perdere la battaglia contro i cambiamenti climatici dato che le emissioni, nel frattempo, continueranno a crescere inesorabilmente.

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