Acqua, diritto di tutti. Ma non basta…

di Alessandro Farruggia
Su di una cosa son d’accordo il Papa, e il Presidente della Repubblica Napolitano; il premio Nobel Rita Levi Montalcini e il verde Alfonso Pecoraro Scanio: l’accesso all’acqua è un diritto. “L’acqua _ osserva la Montalcini _ è un bene primario come l’aria, non va monopolizzata e vanno create le possibilità per garantirne l’accesso”. Non è un principio scontato in un mondo nel quale le multinazionali dell’acqua cercano di estendere il loro controllo su quello che il Capo dello Stato definisce “un bene comune essenziale” al quale, aggiunge il Papa “va garantito l’accesso a tutta l’umanità”. “L’acqua deve essere pubblica nella proprietà e nella gestione” sottolinea Pecoraro Scanio. Così è stato sinora in Italia e sarà ancora se sarà approvato il ddl sull’acqua come bene pubblico. Bene, benissimo.

Ma garantire il controllo pubblico su questa risorsa non basta. Tanto per cominciare servono investimenti, e serve che l’acqua, in quanto bene prezioso, abbia un prezzo adeguato. Osseva Federutility, la federazione che riunisce le 550 aziende dei settori idrico ed energetico italiane: “Tutti ne parlano ma nessuno vuole pagarla. Si lamentano le perdite degli acquedotti e si parla di reti colabrodo facendo finta di non sapere che per intervenire sulle reti servono soldi. Molti soldi”. E questo è vero. Investire _ controllando però con attenzione gli abusi ed evitando opere faraoniche chge finiscono per essere cattedrali nel deserto e cercando di avere una gestione molto più attenta _ è indispensabile, così come lo è l’introduzione di una gestione coordinata dei bacini idrici. E poi è inderogabile intervenire per razionalizzare i consumi e colpire gli sprechi, dato che le riserve italiane sono più che sufficienti ai biosgni del paese. “E se dobbiamo intervenire sul risparmio idrico - osserva Gaetano Benedetto, vicecapo di gabinetto del Ministero dell’Ambiente _ dobbiamo avere il coraggio di mettere le mani nel campo agricolo”. I dati gli danno ragione: i due terzi dell’acqua vengono consumati dall’agricoltura, il 20% dall’industria e solo il 10% nelle nostre case. E’ quindi lì _ nei campi _ che bisogna guardare, finalizzando gli interventi verso la promozione di tecniche di irrigazione più ecocompatibili e anche nella scelta di colture che non si comportino come delle spugne. Altrimenti non potremo lamentarci se per effetto dell’aumento della domanda, del permanere degli sprechi e dei cambiamenti climatici torneremo a fronteggiare la siccità.

Visto come è andato l’inverno, il 2007 potrebbe essere un anno caldissimo su questo fronte. Dalla politica si attendono comportamenti conseguenti: azioni, non chiacchere.

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2 Commenti a “Acqua, diritto di tutti. Ma non basta…”

  1. Chiara scrive:

    sono contenta che si comincia a discutere la tematica dell’acqua, perché nonostante la sua importanza vitale è poco protetto e spesso sprecato senza che ce ne rendiamo conto delle conseguenze, cioè di soffrirne di mancanza e/o della scarsa qualità.

    perciò complimenti per l’articolo e spero che si legga più spesso qualcosa sul l’argomento.

    Chiara

  2. ari scrive:

    26 maggio 2007 - h 18.40
    Sono in Valle d’Aosta, fuori piove… (meno male)
    ma la mia casa in montagna è senza acqua e non solo la mia… tutto il villaggio. E’ mai possibile? invece è proprio così.
    E’ passato tanto tempo… petizioni, richieste con lettere ecc. ecc.
    solo parole nel vento e noi tutti circa 8 famiglie siamo senza acqua sia quella potabile sia quella di irrigazione.
    NON BISOGNA FARE MOLTA STRADA O ANDARE IN AFRICA PER TROVARE CHI E’ SENZA ACQUA!
    BASTA VENIRE IN VALLE D’AOSTA
    Ciao a tutti!

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