Il genocidio armeno e il voto del Congresso
Caro De Carlo,
mi può spiegare perchè il Congresso americano ha votato quella risoluzione sugli armeni? La Turchia è furibonda. E a ragione. Non perchè io non la ritenga responsabile del genocidio degli armeni, oltre un milione e mezzo di persone (cioè la metà della popolazione), ma perchè questo non era il momento giusto.
Gli Stati Uniti hanno un bisogno vitale della Turchia in un momento in cui le cose in Iraq sembrano aggiustarsi. Hanno bisogno delle sue basi aeree, hanno bisogno delle rotte di terra per i rifornimenti. Hanno bisogno di mantenere ottimi rapporti con questo che è il più forte e importante alleato della Nato.
Il genocidio risale a 92 anni fa. Nella sua storica commemorazione, il Congresso americano non poteva aspettare un altro paio di anni?
Amilcare Bernazzani
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Certo avrebbe potuto e anzi dovuto, a mio parere. Il voto della Commissione Esteri della Camera (non dell’intero Congresso) non rientrava fra le urgenze della politica estera americana.
A sponsorizzarlo è stato lo Speaker della Camera, l’italo-americana Nancy Pelosi. E il motivo riflette convenienze personali: in California, dove è stata eletta, vivono forti e ricche comunità di armenoamericani.
Il solenne riconoscimento del martirio subito dai loro antenati ha una doppia rilevanza: storica e economica. Più importante la seconda della prima, perchè quella pronuncia, destinata (forse) ad essere seguita da un’altra da parte della Camera in seduta plenaria, apre la strada ai risarcimenti.
Ma a che prezzo? La Turchia ha risposto scartando gli appelli alla moderazione provenuti dal governo Bush e scatenando una massiccia rappresaglia contro i curdi nel nord dell’Iraq.
Risultato: Bush ora ha a che fare con due grane. Con l’alleato turco che non tollera la guerriglia condotta dai curdi i cui santuari sono nella parte curda dell’Iraq. E con l’alleato curdo, che in Iraq rappresenta un fattore di stabilità. Inutilmente sinora all’uno e all’altro ha fatto sapere che la Casa Bianca non approva quel voto e anzi se ne distanzia. La frittata è fatta. E a rompere le uova è stata appunto Nancy Pelosi, la cui visione politica sembra non andare al di là dei suoi interessi elettorali in California.