L’Italia non è una nazione
Gentile Dottor De Carlo,
…Lei è indubbiamente persona gentile: ha evitato di definirmi nel modo che merito. So bene di essere un saputello polemico perennemente intento a riempire pagine su pagine con i propri vaniloqui. Valutazione che è elegantemente implicita, nella Sua risposta. E’ approfittando della Sua cortesia, che osservo…
…Togliatti veniva da Mosca, non dalla Cretinèsia: sapeva che, dopo Teheran i giochi erano fatti. Non era necessario aspettare la fine della guerra, gli americani in casa, per averne contezza. Ergo: la grande bugia è quella del ‘’Migliore’’ ai combattenti sul campo, illusi dalla (sotterranea) promessa di una seconda ondata; è in attesa di questa, che le armi furono nascoste. Probabilmente, con l’abituale spregiudicatezza, il Nostro valutò che un’utopia non si nega a nessuno. E’ quanto mi sono affannato a precisare nella mia precedente. All’evidenza, con poco successo. Lei sembra continuare a ritenere che sia quella indicata da Pansa, la grande bugia. Solo che, al contrario di quanto faccio io, Lei afferma; non allega spiegazioni. Per non appesantire, o per svicolare? Avviene quindi che in mancanza della Sua autorevole contestazione (una tantum, argomentata), sono costretto a continuare a pensarla a modo mio.
… siamo italiani, abituati ad annacquare qualsiasi sistema, regime fascista compreso (un Hitler in Italia sarebbe andato in tilt). Perfino la democrazia, se permette: Lei mi è maestro nel constatare che, con tutti i suoi difetti, quella americana è compiuta. A differenza della nostra. Anche (ma non solo. Le rivelerò un segreto: gli italiani sono intimamente fascisti anche quando votano comunista. E’ che non ne sono consapevoli. L‘Italia è un Paese; non una Nazione. Gli Italiani non fanno mai quadrato; gli Americani, sempre; salvo alcune, infinitesime frange) perché nata zoppa causa l’ingombrante presenza di un partito comunista che non si poteva mettere fuori legge perché aveva ‘’fatto la Resistenza’’ e perché aveva promesso di seguire la via democratica al socialismo (lo ha fatto: ma che palla al piede!). Ma anche perché (e qui, la scontenterò) sotto tutela americana. Con tutte le pesanti ingerenze del caso. E’ quella tutela, che mi va stretta. Non è questione di vincitori e sconfitti, ma di essere o meno indipendenti. Di essere, o meno, colonizzati. Fin dal dopoguerra (la globalizzazione era di là da venire), per ‘’aiutarci’’ (in sé, un ottimo principio), l’America ci ha bombardato di prodotti, film, testi (e qui l’ottimo principio si trasforma in operazione mercantile: a dimostrazione che, gratta gratta, è sempre questione di soldi) che ci hanno indirizzato verso l’’’american way of life’’ (all’operazione mercantile si aggiunge la modifica delle coscienze: due piccioni con una fava) a danno dell’identità nazionale. Figurarsi ai nostri tempi! Persone grasse e disperate, sazie di tutto (buttano i sassi sulle autostrade perché si annoiano. Glielo troverei io, il modo di passare il tempo. Pala e piccone per spianare Montececeri. E’ dalle mie parti), completamente
… Che l’intellighentzia sia tutta di sinistra, è incontrovertibile. Concederà tuttavia che se tutte le persone di sinistra sono intelligenti non possiamo, per questo, colpevolizzarle. Vale anche nel caso in cui si valuti che essendo intelligenti non si può che essere di sinistra Al di là della battutaccia: il Paese sconta un ritardo culturale che risale agli albori della Repubblica.
La D.C.? ‘’I panni sporchi si lavano in famiglia’’ (Andreotti, dopo aver visto ‘’Ladri di biciclette’’: lungimirante. Woody Allen ha dichiarato che cederebbe l’intera sua produzione pur di aver pensato, scritto, diretto quel film. Fortunatamente sfuggito all’egemonia culturale americana. Lo doveva produrre David Selznick. L’operazione saltò perché questi voleva imporre, quale protagonista, Cary Grant. Se il patto scellerato fosse andato a buon fine, sarebbe stato esemplare: circa i disastri provocati dalle tutele, dalle egemonie. Di contro, il risultato artistico del film mostra quello che avremmo potuto essere senza chaperon). ‘’Culturame’’ (sprezzante definizione di Mario Scelba rivolta agli intellettuali). Eppoi ci si lamenta che si sono buttati a sinistra. Dovevano pur mangiare. Oddio: avrebbero potuto fare come il sottoscritto, che a quattordici anni era già a lavorare. Solo che, magari, non avevano avuto la fortuna di avere un padre con una attività di tappezziere già avviata. Poveracci, li compiango: non doversi sporcare le mani battendo la lana dei materassi, pur avendo complessione, salute bastante per farlo, e intelligenza appena sufficiente (meno, per ‘’fare’’ gli intellettuali).
Al solito, sono stato lungo come la fame. Però mi sono divertito. Se altrettanto non è per Lei, mi spiace. Se poi, appena vista la spropositata lunghezza della presente, cestina tutto senza nemmeno prendermi in considerazione: non mi adombro. Così come non mi sentirò ‘’ontato’’ se non riceverò una risposta, ovvero se la riceverò in questi termini: ‘’Caro Signor Eva, l’hanno mai mandata a quel paese? Possibile, che sia io, il primo a farlo? Sinceramente, non credo’’ (e fa bene).
Cordialmente,
ALBERTO EVA
FIRENZE
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Mi è dispiaciuto molto ridurre ai minimi termini la sua lettera-saggio. Le sue osservazioni sono garbate, ironiche, vissute, mai arroganti e dunque meritevoli di ogni attenzione. Ma troppo lunghe. In un passaggio che ho tagliato lei alludendo alle dieci righe di una mia rubrica scambiava la mia categorica brevità per supponente certezza. Rovesci il ragionamento. Il tono categorico dipende dalle dieci righe e non dalla presunzione delle proprie opinioni. Converrà che disponendo dello spazio per argomentare, qualsiasi affermazione diventa meno categorica.
Anche qui, caro Eva, debbo essere breve. E dunque mi limiterò a repliche che la prego di non considerare ancora una volta categoriche. L’utopia non si conserva facendo incetta e nascondendo le armi. Se Togliatti sapeva, come sapeva, vuol dire che il proposito di far fare all’Italia la fine cecoslovacca non era estranea ai suoi programmi.
D’accordo con lei sul fatto che l’Italia sia un Paese e non una nazione. Aggiungerei che la sua popolazione è la più immatura d’Europa quando si discute di democrazia. Se così non fosse non avrebbe due partiti comunisti, uno paracomunista (quello che deriverà dalla scissione di Mussi), uno postcomunista e altri partiti e partitini tutti immancabilmente di sinistra.
Quanto all’intellighentia, mi consenta di ricordarle quel che lei ben sa: intellettuale non vuol dire intelligente. L’Italia è piena di intellettuali la cui presunzione è pari alla faziosità: li troverà in larga maggioranza nei giornali e nelle case editrici di sinistra.
Continui pure a scrivermi, ma cerchi di rispettare la prossima volta le canoniche dieci righe.