Energia nucleare e demagogia irresponsabile

Gentile Dottor De Carlo,
la cosa che mi sorprende di più in quest’Italia governata da una coalizione che più scassata di così si muore, è l’assoluta indifferenza ai problemi energetici. Nessuno dei nostri governanti sembra rendersi conto che il petrolio ha gli anni contati, che – come risulta dalle ultime proiezioni – l’estrazione dai giacimenti ha già superato il suo massimo potenziale e che da ora in poi diminuirà la quantità di greggio a disposizione dei mercati. Di conseguenza il suo prezzo aumenterà in misura più che proporzionale rispetto alla domanda.
Il mercato infatti sarà investito da due fattori concomitanti: la diminuzione del greggio da esportare e l’aumento delle richieste dalle cosiddette nuove tigri economiche, Cina, India, Indonesia, Corea del Sud, eccetera, eccetera.
E allora cosa fare? I partiti comunisti, quelli paracomunisti, i verdi eccetera ripetono il loro no al nucleare. Hanno paura di una improbabile Cernobil. Dico improbabile perché le centrali occidentali sono costruite in maniera ben diversa da quelle che nell’ex Urss costituiscono un vero rischio.
Non li sfiora l’ipotesi che se per caso si dovesse verificare un incidente, tipo una fuga di vapori radioattivi, l’Italia sarebbe la prima ad esserne interessata. Le centrali nucleari francesi e svizzere, tanto per fare un esempio, si trovano proprio alle nostre frontiere.
Franco Giusti

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Che fare? L’ha già indicato lei. L’Italia ha una scelta obbligata: puntare sul nucleare e – nel possibile – sulle fonti energetiche alternative, dal sole al vento, all’etanolo.
L’Italia copre in gran parte il suo fabbisogno energetico comprando petrolio, che diventando più raro e caro peggiorerà più di quanto già non sia la nostra bilancia commerciale e rallenterà più di quanto già non accada la nostra crescita. Ma i promotori del disgraziato referendum di due decenni fa e i loro eredi politici fanno della poesia. E della demagogia irresponsabile.

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