Il Financial Times e il caso Italia

Caro De Carlo,
ha notato che Il Financial Times ce l’ha sempre con noi, pretende di bacchettarci ad ogni piè sospinto. Ieri ha scritto che l’Italia non può andare avanti così e che la coalizione arcobaleno di governo è di fatto impotente e incapace di affrontare i gravi problemi nazionali.
Io non sono un simpatizzante dell’attuale governo. E nemmeno l’ho votato. Ma mi dà fastidio quando gli inglesi si ergono a maestri e ci dicono quel che dobbiamo o non dobbiamo fare. Nel caso specifico ci dicono di copiare i tedeschi e di fare una grande coalizione, escludendo – ovviamente – i comunisti. Ma una grande coalizione è la morte della democrazia. Non ci sarebbe più opposizione. Lei, che stimo per la chiarezza delle sue opinioni, cosa ne pensa?
Grazie,
Amedeo, Ancona.

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Anche io sono in linea di principio contrario alle grandi coalizioni, che finiscono per soffocare il dibattito politico come avviene ogni volta che chi governa non ha contraddittori. Ma i problemi italiani sono tali e tanti da rendere indispensabili soluzioni di emergenza. Una grande coalizione va considerata appunto come un’emergenza, temporanea sino a quando la grande malata non sarà in grado di riprendere a camminare. Del resto quella tedesca è già la seconda dal dopoguerra ad oggi. E non mi risulta che il grado di libertà e democrazia in Germania sia calato.

Quanto al Financial Times, non me la prendo affatto. Anzi sono grato ai colleghi inglesi, la cui ccmpetenza e il cui prestigio sono universalmente riconosciuti. Certe amare verità noi non ce le diciamo mai. Ne prendiamo atto solo quando vengono dall’esterno. Il FT ha assolutamente ragione nel criticare l’attuale compagine governativa. E nel definire conservatori i comunisti che si oppongono alla tante riforme di cui questa povera nazione, la più disastrata d’Europa, ha oggi bisogno.

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