Oggi il Kosovo, domani la Lombardia

Caro De Carlo,
nella sua recente visita nei Balcani il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha detto di appoggiare l’aspirazione del Kosovo all’indipendenza. Ne sono rimasto stupito. Quella terra è serba da almeno mille anni. E’ la culla della storia serba. Il fatto che oggi la maggioranza della popolazione sia albanese e non più serba, musulmana e non più greco-ortodossa non può fare violenza alla storia, alla tradizione, alla cultura, al sentimento nazionale. Mi piacerebbe avere il suo parere al riguardo.
Ritiene giusto che la Serbia venga mutilata di una delle sue province?
F.G, Ancona
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Sì. Ritengo che la Serbia si debba rassegnare. E sa perché? Perché non è stata in grado di difendere nel tempo la sua identità nazionale in quella regione. Sono d’accordo con lei che il Kosovo è la culla della sua storia. Ricordo a chi l’avesse dimenticato o non lo sapesse che i primi insediamenti di serbi bianchi risalgono al 630 dopo Cristo. Che nei secoli i serbi si dissanguarono in lotte cruente con bulgari, bizantini, ottomani eccetera per difendere il Kosovo.
Ma poi non hanno saputo difendersi da un’altra invasione, quella degli albanesi venuti dal sud. I quali oggi rivendicano il diritto all’autodeterminazione come consacrato nella carta dell’Onu.
E allora ricaviamone una lezione anche per noi italiani. A lei e ai miei lettori voglio rivolgere una controdomanda: se domani in forza di una stupida e miope politica dell’immigrazione la Lombardia dovesse avere una popolazione a maggioranza musulmana e se questa popolazione chiedesse l’indipendenza, come reagiremmo noi italiani? A mio parere con rabbia. Faremmo di tutto per scongiurarla. Forse anche con una guerra come quella lanciata a suo tempo da Milosevic e contro il quale la Nato (con l’Italia di D’Alema in primo piano) si mobilitò. A torto, in quanto si trattava di una questione di politica interna e non internazionale.
Ebbene in un caso del genere, se cioè una Lombardia musulmana volesse l’indipendenza, noi italiani faremmo male a prendercela con i nuovi arrivati. Dovremmo prendercela con noi stessi: siamo stati noi ad aprire loro le porte di casa nostra. Avremmo dovuto pensarci prima, anziché farci condizionare dalle convenienze del momento (elettorali, economiche, eccetera).

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