Coefficienti elettorali e Costituzione

Gent.mo dott. DE CARLO.

La matematica, si sa, dovrebbe essere una scienza esatta, ma per essere anche seria oltre che esatta, deve essere utilizzata nella giusta maniera.

Se il fine giustifica i mezzi, allora con la proposta di coefficientare i voti, si centra perfettamente lo scopo; però oltre che con la matematica, bisogna fare i conti con un mucchio di altri fattori: per esempio se il fine primo è quello di eliminare le coalizioni con i conseguenti ricatti, nell’esempio abbiamo già una prima contraddizione, ricordo che l’Ulivo non è un partito bensì una coalizione di più partiti, quindi è errato dargli il coefficiente 2. Altra osservazione, da quanto tempo i partiti devono essere costituiti per non essere considerati coalizione? Ricordo la Rosa nel pugno, od il futuro P.D.; e se i partiti che hanno usufruito dei coefficienti, si sciolgono dopo le elezioni, si rifà il conteggio? Per ultimo c’è un macigno di ordine costituzionale, il coefficientare i voti a seconda dei risultati ottenuti andrebbe contro al diritto costituzionale di parità fra tutti i cittadini, non ci può essere un cittadino che conta il doppio rispetto ad un altro nello scegliere chi rappresenta il popolo sovrano. Per poter fare questo, bisognerebbe riformare completamente l’impianto della Costituzione.
Ringraziando per la cortese attenzione, distintamente saluto. Romolo Rubini

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C’e’ anche chi non la pensa come l’Ing. Mannucci. Sono lieto che il dibattito su una eventuale, ipotetica, ragionevole e dunque improbabile riforma elettorale, continui.

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