Archivio di Aprile 2007

Resurrezione al 97 per cento

Lunedì 9 Aprile 2007

Caro De Carlo,
sul sito Internet di ‘’The Age and Catholic News’’ ho trovato il resoconto di una conferenza tenuta da un teologo, anzi dovrei dire da un filosofo della religione, di nome Richard Swinburne. Ricorrendo a un metodo logico e matematico ha creato una formula che – sostiene – dimostra al 97 per cento che Gesù Cristo è davvero resuscitato.
Le riassumo il metodo usato e le sue conclusioni:
1) le probabilità che Dio esista sono una su due. Il che vuol dire Dio esiste o non esiste
2) le probabilità che Dio sia diventato carne, cioè sia venuto sulla Terra in carne e ossa come noi, sono una su due
3) l’evidenza dell’esistenza di Dio è alla base della teoria della resurrezione
4) le possibilità che la resurrezione una volta avvenuta non venisse riferita dai vangeli sono una su dieci
5) sulla base di questi fattori le possibilità che la resurrezione non sia avvenuta sono una su mille.
Dice ancora Swinburne: ‘’Gli studiosi del Nuovo Testamento rilevano che le sole testimonianze in proposito si trovano nei quattro Vangeli. Ma il ragionamento va rovesciato. Se non ci fosse stata alcuna resurrezione i quattro Vangeli non ne avrebbero trattato. Io ritengo che ci sia stata e che essa sia la firma di Dio sotto l’insegnamento di Cristo sulla Terra’’.
Lei che ne pensa?
Alberto Rapisardi

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Penso che razionalizzare la fede sia assurdo. Non si può razionalizzare l’irrazionale, nemmeno con formule ad excludendum come quelle del prof. Swinburne.

Buona Pasqua

Sabato 7 Aprile 2007

Un cuore di carne,

il cuore del Figlio di Dio che risorge,

il cuore in cui pulsa il destino del mondo.

Improvviso il sussulto

nel trovarLo sul proprio cammino,

fianco a fianco,

mentre tende la mano

a portare l’umano fardello.

Un cuore di carne,

quello che ogni uomo domanda,

radicando la vita nel suo desiderio.

Così mentre l’alba sorprende la notte,

il Signore mi desta al risveglio,

lo sguardo ferito dalla Sua tenerezza,

commosso dal Dio che nella carne risorge

Buona Pasqua

Gianni.Mereghetti@libero.it

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Buona Pasqua anche a lei, caro Mereghetti!

La nuova provocazione del figlio degli ayatollah

Lunedì 2 Aprile 2007

Dott. De Carlo,
…nella vicenda dei marinai britannici sequestrati dai pasdaran iraniani, Londra mi sembra molto soft… Mi sarei aspettato più energia nel pretendere l’immediata liberazione. Quella stessa energia dimostrata a suo tempo nella campagna in Iraq e ora in Afganistan, dove a differenza del ventre molle dell’Europa, ha spedito più soldati e al fianco degli americani partecipa attivamente alle operazioni contro i talebani.
Lei che ne pensa? Anche Blair si è rammollito? E altra domanda: secondo lei Ahmadinejiad vuol ripetere il sequestro dei diplomatici americani nel 1979?
Raffaele, Ferrara
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No, Blair non si è rammollito. E sì, penso che Ahmadinejiad voglia ripetere la vicenda di ventotto anni fa.
Tutti ci rendiamo conto che l’Iran non è l’Iraq e nemmeno l’Afganistan. E’ un Paese di 75 milioni di abitanti, con una popolazione omogenea, una grande storia e una millenaria civiltà alle spalle. Oggi a dire la verità è un po’ meno civile, guidato com’è da una teocrazia totalitaria che ne mortifica tradizioni e aspirazioni. Fra queste ultime in primo luogo il ritorno alla modernità con l’obiettivo, un giorno, di conquistare anche le libertà civili dell’occidente.
I giovani iraniani non possono manifestare nelle università o nelle strade, ma hanno un nuovo mezzo per rendere pubblico il loro dissenso: Internet. E da Internet apprendiamo che non si riconoscono nei gerontocrati religiosi che dalla fine degli anni settanta, dal ritorno di Komeini in poi, hanno assunto il governo del Paese. Né pensano di poter cambiare le cose attraverso elezioni manipolate, condizionate, preconfezionate. La democrazia islamica si conferma per quello che è: una burletta.
Dietro la moderazione di Gran Bretagna e – bisogna aggiungere – di Stati Uniti c’è questa consapevolezza. Il figlio degli ayatollah, come viene chiamato il paranoico Ahmadinejiad, sembra voler ripercorrere l’esperienza del 1979. Ricorda? Un gruppo di giovani fanatici, fra i quali pare si trovasse proprio l’attuale presidente, diede l’assalto all’ambasciata americana a Tehran e ne tenne sequestrati diplomatici e impiegati. La crisi risoltasi solo dopo molti mesi servì al regime per soffocare le resistenze interne e consolidarsi in nome della lotta al grande Satana.
Anche ora il regime incontra forti resistenze. E anche ora crea artificialmente una crisi internazionale per una mobilitazione nazionale. E’ un classico. Quando una dittatura si sente vacillare agita la bandiera del patriottismo. E in nome del patriottismo contro la presunta minaccia esterna accentua la repressione interna e cerca di dotarsi di armi nucleari.
Questa è una spiegazione. Poi ce n’è un’altra. Usa e Gran Bretagna sono impegnati in due guerre. Non è ragionevole pensare che ne possano affrontarne una terza, seppur con l’aiuto di Israele che avrebbe tanta voglia di fare con l’Iran quel che fece con l’Iraq negli anni ottanta: bombardare le centrali nucleari e bloccare sul nascere la costruzione della della bomba. Anche Ahmadinejiad lo sa. Ecco perché ha scelto questo momento per la sua sfida.

I nostri diciannove partiti e la buonanima

Lunedì 2 Aprile 2007

Caro De Carlo,
seguo il suo blog Internet e seguo le sue rubriche per il tono svelto, spregiudicato, chiaro delle sue posizioni. Ed è per questo che voglio sentire il suo parere sul sistema politico italiano.
Nelle ultime consultazioni (crisi del governo Prodi) ho letto che il presidente Napolitano ha consultato i leaders di diciannove, dicasi diciannove partiti. Assurdo. Ma ora leggo anche che presto da diciannove passeremo a venti se non addirittura a ventuno. Si stanno per spaccare i DS, ex Pci, ex Pds, che già si videro mutilati delle ali estreme costituitesi in Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani. Mussi a quanto pare vuole andare per conto suo.
Inoltre è minacciata di scissione anche l’Udc di Casini. Giovanardi lo sfida per le ambiguità, gli opportunismi autolesionisti dell’attuale leadership. Con le sue giravolte Casini ha ottenuto il solo risultato di isolarsi e indebolire l’opposizione.
Ebbene mi aiuti a capire. Quale è secondo lei il male oscuro della nostra democrazia?
G.M.,Rovigo

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Il male oscuro della democrazia italiana si chiama frammentazione. La ‘’buonanima’’ usava ripetere che governare gli italiani non è difficile, è impossibile. E se lo diceva lui che aveva imposto il partito unico, figurarsi quale sarebbe stato il suo commento ora che di partiti, come lei nota, ne abbiamo diciannove.
Lei ricorderà che nel lontano 1993 gli italiani andarono alle urne nel referendum voluto da Segni. All’83 per cento votarono l’abolizione del sistema elettorale proporzionale. Il che implicitamente avrebbe comportato l’adozione del sistema elettorale maggioritario e dunque uno sfoltimento radicale del panorama partitico. Ebbene al momento di tradurre in legge la volontà popolare fummo presi in giro, prima dal Mattarellum che reintrodusse un 25 per cento di proporzionalità e poi dal Porcellum che pose fine anche alla finzione riportandoci al proporzionale (di fatto) puro. Con le conseguenze che sappiamo.
Ora prepariamoci a un’altra presa in giro. Se dovesse essere il parlamento a disegnare la riforma, la legge elettorale non cambierà di molto per il semplice motivo che nessuno dei piccoli partiti firmerà mai la propria dissoluzione. E se si dovesse arrivare al referendum e gli italiani dovessero votare ancora una volta per l’abolizione del proporzionale o per un proporzionale con un forte quorum esclusivo (per esempio un 5 per cento alla tedesca), stia tranquillo che poi in sede di dibattito parlamentare la volontà espressa nel referendum sarà stravolta.
Così vanno le cose nel nostro Paese. La ‘’buonanima’’ aveva ragione.