Archivio della Categoria 'Storie dall'Italia'

E’ un campanello d’allarme, e c’è poco da scandalizzarsi

Lunedì 27 Agosto 2007

SIAMO SICURI che non solo sopra il Po ieri sono stati in diversi a dire: bentornato Bossi. E’ vero che in un paese normale certe cose non si dicono e non si pensano, ma vi sembra normale un paese in cui i cittadini sono spremuti dal fisco, senza vedere un ritorno tangibile in termini di servizi, e nello stesso tempo lo stesso fisco fa uno sconto di 13 milioni di euro a un evasore? Qui ormai non c’è più nulla o ben poco di normale e dunque c’è poco da scandalizzarci se Bossi ha fatto una delle sue vecchie, e che sembravano del tutto irripetibili, sparate. L’uomo evidentemente si sente in forma, non ha più voglia di fare il saggio babbeo, ha voglia di tornare a fare il matto e in questa morta gora i matti potrebbero farci bene. Non ha fatto un incitamento alla rivoluzione, ha risfoderato il linguaggio del guerriero parolaio, il tema del secessionismo, del parlamento del Nord, insomma ha ritirato fuori i suoi vecchi cavalli di battaglia, che, diciamo la verità, non hanno mai fatto paura a nessuno.
Però è vero che dall’anormalità bisogna uscire al più presto e il tempestivo richiamo venuto dal Presidente Napolitano esprime la preoccupazione che il confronto politico possa prendere una brutta piega. E’ giusto moderare il linguaggio, ma è altrettanto necessario richiamare che non solo le parole siano adeguate.
I nostri vecchi dicevano: calura che monta, burrasca già pronta. Quella di Bossi è la burrasca annunciata su un tema che sta spostando elettori. Berlusconi lo sa e ne è felicissimo. E qual è la pensata? Dopo che Bossi ha parlato di sciopero fiscale e ha poi ripiegato su una più modesta e indefinita rivolta fiscale, i signori del fisco e quindi del governo pensano bene di fare ingoiare all’opinione pubblica lo scandaloso caso di Fisichella, che ha la solita morale, per la quale se sei potente ne esci sempre e se invece sei il solito pirla, che ti fai un mazzo e lavori dalla mattina alla sera devi sempre pagare tutto. Le associazioni dei consumatori, come il Codacons, ci dicono che si profila per le famiglie una stangata da mille euro solo in bollette. I fucili è bene usarli solo per andare a caccia, come dice Di Pietro, ma le sfuriate di Bossi sono campanelli di allarme. L’errore peggiore sarebbe quello di ignorarli o di fare gli scandalizzati.

Il disincanto dei ciellini

Lunedì 27 Agosto 2007

LEGGO un ritratto del buon politico, a firma del cardinale Mazzarino, che sembra fatto apposta per il popolo del Meeting: «Osserva la modestia in un portamento grave e camminar posato. Dall’altro lato, con occhi lincei rifletti a tutto, poiché questi tali comunemente passano per saggi, scaltri e attenti». Non che i ciellini siano noiosi o informali, tutt’altro, ma sono gente seria, che prima di formarsi un giudizio ha bisogno di pensare molto e si può capire dunque perché i colpi d’ingegno su di loro non facciano effetto. Il che aiuta a spiegare la tiepida accoglienza che hanno avuto le notizie sulla Brambilla, svilita in «Brambilleide» nell’acido giudizio di Formigoni, che è interessato a parlare più di Forza Italia che di rosse, che sono di Lecco come lui.

SI È DETTO che la politica è rimasta fuori dal Meeting di Rimini. Sarà, ma i fischi a Fassino venivano da dentro, e, ammesso sia arrivato anche qui il vento dell’antipolitica, quei fischi fanno pensare che questa gente sa da che parte stare. E’ questo forse l’elemento centrale, che emerge nel bilancio di questa settimana di dibattito, a ragione sempre stata osservata come un’anticipazione del clima politico nei mesi a venire. Anche al Meeting è arrivato il malessere dell’antipolitica che sta montando in tutto il Paese, ma non è stato sposato, il che si spiega con la stessa storia dei seguaci di don Giussani, chiamati a prestare il loro impegno nella società come scelta di vita. Fatta eccezione per il fisco, perché in questo caso la protesta è stata rumorosa e corale.
E’ possibile conciliare «il bene comune» (che è il predicozzo di tutti i ciellini) con il vantaggio personale? Il vento dell’antipolitica ha spazzato alcune certezze anche in questa gente e di questo smarrimento si è avuto prova più che nelle inquietudini collettive nel nervosismo dei capi. L’idea di un governo istituzionale non si concilia con le esasperazioni del bipolarismo ed è l’asprezza dello scontro fra gli schieramenti che spinge nell’angolo Formigoni, leader di questo popolo. Berlusconi non è stato invitato, magari perché se fosse venuto sarebbe risultato invadente, ma Berlusconi al Meeting c’era eccome e il suo nome agitava una domanda, che è rimasta senza risposta: come si può stare con lui senza di lui?

Troppa confidenza tra giornali e tv

Martedì 7 Agosto 2007

PAZIENZA e silenzio sono la forza della Chiesa, non sempre quella dei suoi apostoli. Così a furia di rilasciare interviste e lanciare accuse, il carissimo a quasi tutti don Piero Gelmini, 82enne fondatore della Comunità Incontro, indagato per abusi sessuali, scopre di essere circondato da amici a lui sgraditi. Dopo una partenza giusta — «Porterò questa croce» — don Gelmini ha infatti virato su argomenti involontariamente abusati dal peggior dispotismo alla Hitler e Stalin, che avevano in comune il preconcetto antiebraico e l’ossesione del complotto, riassunto nella convinzione del sempiterno pericolo «demo-pluto-giudaico-massonico». L’imbarazzo deriva dalla rivelazione che don Gelmini, oltre a essere amico di Berlusconi, Fini, risulta essere anche per così dire tra i protetti del Grande Oriente, l’istituzione massonica più importante d’Italia, che ha incluso la sua Comunità per il recupero dei tossicodipendenti tra quelle meritevoli della cessione del 5 per mille nella dichiarazione dei redditi.

CHE NON È un gran risultato di strategia difensiva, considerando anche l’accusa di disinvoltura dopo che don Gelmini aveva individuato come colpevole delle sue disavventure la «lobby ebraica radical-chic», sostituita da un, a suo avviso più condivisibile, «no, volevo dire che è colpa dei massoni». Volendo azzardare un’interpretazione, don Gelmini dev’essere stato indotto in errore dalla sua confidenza con giornali e tv, che sono per loro natura, a me pare, un po’ lontani dalla silenziosa intimità che dovrebbe animare la missione di chi sceglie di donarsi a Dio e di aiutare i sofferenti. La confidenza con gli strumenti mediatici — qui non stiamo parlando della sua posizione giudiziaria, convinti della sua innocenza sino a quando non sarà provata la sua colpevolezza — gli ha giocato un brutto scherzo.

COSÌ NON SOLO si ritrova in mezzo a fratelli munifici, che non sono quelli che normalmente frequenta, con in testa il gran maestro, avvocato Gustavo Raffi, che si dice pronto a far parte del collegio difensivo di don Gelmini, ma anche oggetto di una gelida dichiarazione del Vaticano, esattamente del segretario del Tribunale della Segnatura apostolica, monsignor Velasio De Paolis, che laconicamente ha detto: «La Chiesa attenderà gli esiti dell’inchiesta», precisando che «pedofilia e molestie sessuali sono reati anche per la legge canonica». Col risultato che dopo queste parole, don Gelmini oltre ai fratelli che non vuole, rischia di trovarsi anche con quelli che non vogliono (più) lui.

Fanatismo in franchising, ecco l’identikit del nuovo terrore

Venerdì 27 Luglio 2007

UNA SORTA di franchising del terrore, che agisce con il marchio di Al Qaeda e non ha una struttura verticistica come il vecchio terrorismo, ma agisce con cellule sparse che si avvalgono della rete informativa web. E’ questo l’identikit del nuovo terrore, che minaccia l’Italia e non solo, o se vogliamo che minaccia non solo la Gran Bretagna ma anche l’Italia, secondo quanto ha riferito il nuovo capo della polizia Antonio Manganelli davanti alla commissione affari costituzionali della Camera. Una congrega di fanatici islamici, che sono cosa diversa dall’Islam in quanto religione ma che in quella fede alimentano il loro odio, un male sempre più infiltrato nella nostra società e sempre meno individuabile, perchè ha una diffusione nucleare non tentacolare. Da questo punto di vista, si desume da quel che ha detto Manganelli, la lotta al nuovo fondamentalismo è più complessa della lotta alla mafia, perchè questa ha una struttura a piovra, che è vulnerabile se si usa l’arma del pentitismo. Un nuovo terrorismo islamico, che si è scelto il marchio di qualità Al Qaeda, che è poco più che un marchio non riconducibile ad un capo o ad un comando militare generale, perché imita piuttosto le regole organizzative della grande distribuzione commerciale. Il nemico della società del consumismo occidentale che combatte gli infedeli non più con le sciabole ma con i file, che si trovano liberamente nella Rete e che consentono il franchising di cui si è detto. Se aggiungiamo a questi elementi, le avvertenze lanciate nei giorni scorsi dal capo del pool antiterrorismo di Milano, Armando Spataro, ce n’è abbastanza per preoccuparci. Spataro ha detto che «non è il caso di farci troppe illusioni, perché il fatto che finora non ci siano state bombe non significa che non potrebbero essercene. Pensiamo alla Spagna». A rovinarci del tutto la tranquillità delle vacanze contribuiscono i terroristi o pretendenti tali di casa nostra, visto il gran fermento che i nostri servizi segreti registrano in certi ambienti dell’ultransinistra a cui è presa una gran voglia di resuscitare le Brigate Rosse. E qui siamo al vintage classico.

Censuriamo anche il David perchè Michelangelo era un artista omosessuale?

Mercoledì 18 Luglio 2007

VISTO CHE il criterio segue l’induzione dei cattivi pensieri che un’opera può suscitare soprattutto se l’autore pratica l’amore uranista, che facciamo, censuriamo anche il David in considerazione dell’attrattiva che gli ignudi esercitavano su Michelangelo, così preso dalla sua omosessualità da essere scrittore e poeta ispirato dai suoi amati? Statua tanto più scandalosa, perché ispiratrice della bellezza ariana, scolpita nei marmi di Arno Backer, il prediletto di Hitler.
Appurato che Vittorio Sgarbi è davvero il più capace discepolo di Guy Debord che nelle barricate sessantottine intuitì la società dello spettacolo, basata su «ciò che appare è buono e ciò che è buono appare». E ottenuto il riprovevole risultato, c’è da augurarsi che la giunta di Letizia Moratti, che venerdì prossimo riesaminerà il caso della mostra censurata su “Arte e omosessualià”, ci ripensi e consenta a questa mostra senza storia, che ha già avuto dalla cronaca più di quanto potesse mai aspettarsi, possa essere aperta, alle condizioni inizialmente previste, ovvero con l’accesso consentito ai soli visitatori di maggiore età.
Salvo rare eccezioni come Luigi Serafini che nobilitano il catalogo, le altre opere presenti offrono ben poco alle attese dei visitatori, che speriamo possano vedere questa brutta mostra che si presenta con una ridicola classificazione delle tendenze sessuali. Evidente strumentalizzazione per dare visibilità a quadri che sono per la maggior parte pura provocazione come il titolo.
Altrimenti chi se la sarebbe filata una mostra così scadente? La questione è di principio, per non apparire come i persecutori medievali di Barbablù, che lo condannarono perché leggeva degli eccessi dei Cesari sui libri di Svetonio, ed evitando l’imbarazzo di dover censurare, per logica indotta, anche Botticelli, Raffaello, Leonardo da Vinci e Caravaggio, che erano omosessuali.