Il senso della conferenza nazionale sul clima

Oggi a Roma, nel prestigioso palazzo della Fao, si è tenuta la prima delle due giornate della Conferenza nazionale sul clima. C’era il ministro Alfonso Pecoraro Scanio, che l’ha voluta; c’erano il presidente della Repubblica Napolitano e il presidente della Camera Fausto Bertinotti. In platea c’erano i ministri Bersani e Chiti, in un workshop è intervenuto il ministro De Castro.
Duemila i delegati, tra i quali molti scienziati, tecnici amministratori. E domani interverranno anche Romano Prodi, il presidente del Senato Franco Marini l’ex ministro dell’Ambiente Altero Matteoli.

Tredici anni dopo, era ora che la questione diventasse una questione nazionale. Bene, ma l’auspicio è che la conferenza non si limiti a scuotere le coscienze ma semini azioni che possano germogliare a breve. Due su tutte: il piano nazionale per l’adattamento (e tutti i piani settoriali che ad esso sono collegati) e una congrua dotazione in finanziaria per avviare i primi interventi concreti. Ed è sul raggiungimento di questi obiettivi, uno “strategico” e uno “tattico”, che sarà giudicata. Non dalle parole _ condivisibili _ ma dai fatti.

Quasi un decennio è passato da Kyoto, e nel nostro Paese poco è successo. Anzi, molte belle parole sono state spese (e alcune anche meno belle…) ma il nostro paese è allegramente, spensieratamente diventato maglia nera in materia di emissioni (+12,1% rispetto al 1990). Siamo cioè andati indietro.

Speriamo che stavolta non siano le rivalità interne alla sinistra a mettere i bastoni tra le ruote ad un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e all’avvio di politiche davvero incisive _ delle quali i provvedimenti per le rinnovabili/conto energia. gli elettrodomestici verdi, la mobilità a basso impatto e l’edilizia compatibile sono un antipasto _ sul fronte della riduzione delle emissioni. Qualche segnale, sotto sotto, c’è.

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2 Commenti a “Il senso della conferenza nazionale sul clima”

  1. Andrea scrive:

    Come ci si puo’ stupire dell’aumento di emissioni di gas serra? I paesi che hanno avuto politiche di successo nella riduzione delle emissioni sono tutti dotati di centrali termo-nucleari. Sono l’unica soluzione.

    Chi dice che la Germania ha tanto rinnovabile dice una mezza verita’: l’eolico delle fattorie e il solare sono favoriti da industrie hi-tech che li producono e non coprono grandi percentuali.

    Perche’ dobbiamo spendere tutto per un vasetto di caviale (rinnovabili o affini), se possiamo comprare molto pane e sfamare tutti (nucleare e in parte il carbone)?

    Ben vengano trasporti collettivi (treni ad alta velocita’, metropolitane, tram) e efficienza, ma senza energia si va solo in decadenza.

  2. Johnny scrive:

    Decadenza? Cambiamento, forse. Perché, eliminare gli sprechi, annullare il superfluo, semplificare la vita sarebbe decadenza? Negli anni ‘50 producevamo una manciata di rifiuti al giorno, e il netturbino veniva a prendere il secchio sull’uscio di casa. Oggi ne produciamo a tonnellate e fra un po’, pur pagando tariffe da capogiro, ci imporranno di portarceli da noi direttamente in discarica. Io sto provando a fare a meno dell’auto. Certo, non potrò farne a meno del tutto, ma intanto sono riuscito a dimezzare il chilometraggio, e mi accorgo che, andando di più a piedi, ci sto guadagnando in salute e, perché no, in portafoglio.

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