La Lombardia domani come il Kosovo?

Caro De Carlo,
So che lei è molto critico nei confronti della pretesa del Kosovo di diventare indipendente. Ma non crede che il diritto all’autodeterminazione dei popoli, sancito solennemente nella carta dell’Onu, dia a quella popolazione il diritto di pretendere l’indipendenza?
Grato se vorrà tornare sull’argomento,
G.M, Modena

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Ci torno volentieri. Il Kosovo è considerato la culla dell’identità nazionale serba. Per storia, per cultura, per tradizioni, per religione. Ma poi nei secoli, lentamente e inesorabilmente la popolazione locale serba, greco-ortoldossa, è stata demograficamente soppiantata dagli albanesi di religione musulmana sino a diventare, com’è oggi, un’esigua minoranza.

Ebbene, domani la stessa cosa potrebbe accadere in Italia: in Lombardia o Veneto o Emilia se i musulmani immigrati, refrattari all’integrazione – si capisce – diventassero una maggioranza demografica e chiedessero il diritto, sacrosanto come lei ricorda, di secedere dal resto della nazione italiana.

Cosa voglio dire con questo? Che bisogna chiudere la porta agli stranieri provenienti dal Medio Oriente?

Ovviamente no, a condizione che abbiano i necessari permessi e che obbediscano alle nostre leggi.
Ma mi preme sottolineare un punto: la politica dell’immigrazione deve essere controllata e intelligente. Controllata, nel senso di filtrare i nuovi arrivati rispedendo subito a casa chi è entrato illegalmente. E intelligente, nel senso che i nostri governi debbono promuovere, anzi imporre l’integrazione richiedendo espressamente la padronanza della lingua, la conoscenza della nostra storia, l’eguaglianza di trattamento sulla base delle norme.

La scuola, tanto per fare un esempio, deve essere uguale per tutti, figli di italiani e figli di immigrati, e non in italiano per i primi e in arabo per i secondi. Sono questi ultimi che debbono uniformarsi alla nostra way of life. E non viceversa. Mi sono spiegato?

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