Al Capone, Valachi e i Kennedy
Gentile dottor De Carlo.
Mi capita solo oggi di leggere un suo interessante excursus sulla famiglie mafiose ‘Visto dagli states’), pubblicato sul ‘Carlino’ il 10 agosto u.s.
Piuttosto brillante e sintetico.
Una sola osservazione. Al Capone non può essere stato messo nei guai dalla deposizione di Joe Valachi nel 1963 essendo morto nel 1947.
Saluti cordiali
G.Veronesi
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Joe Valachi, il più grande pentito di mafia (come Robert F. Kennedy, al tempo Attorney General, ebbe a dire), portò l’Fbi ad arrestare 317 membri di Cosa Nostra. Fra costoro, come lei indica, non c’era certo Al Capone. Ma c’erano i suoi successori, a partire da quel Vito Genovese che, quando sospettò del doppio gioco, gli diede il classico bacio della morte.
Fu quel bacio a spingere Valachi a chiedere la protezione delle autorità e a convincerlo a vuotare il sacco. Le sue informazioni furono devastanti per la mafia italo-americana e anche per quella ebrea. Eppure Valachi era solo un ‘’soldato’’, ma la conoscenza della struttura malavitosa era tale da consentire all’Fbi di risalirne le gerarchie.
La sua deposizione davanti alla Commissione McClellan del Senato americano fu storica. Nemmeno un mese dopo, a Dallas veniva assassinato il presidente John Kennedy, che – come pare – alla mafia italo-americana doveva la vittoria elettorale, decisiva, negli Stati dell’Illinois e del West Virginia. Una vendetta, secondo alcuni storici. I boss mafiosi non perdonarono al presidente di avere dato luce verde al fratello Robert nella sua crociata anti-mafia. Cinque anni dopo anche Robert sarebbe stato ucciso.