Duello ad armi pari
Gent.mo signor De Carlo,
sono un lettore del “Carlino” ed in questi giorni non ho potuto non accorgermi della nuova rubrica “ Il Duello” in cui sono espresse due opinioni nettamente diverse sulla guerra in Iraq e sulle sue implicazioni. La Sua opinione e quella del giornalista Massimo Fini.
Dopo aver letto tre-quattro puntate, mi sono accorto che questo duello assomiglia ad una farsa, con lo scopo di banalizzare il tragico momento che stiamo vivendo. Non c’è nulla di cavalleresco in questa competizione perché è dato ad uno dei due contendenti il vantaggio di parlare per ultimo, sulla falsariga di quanto espresso in precedenza dal primo. Ma di questa situazione con tutta probabilità n’è responsabile la mediocre regia dell’editore.
Sulla guerra in genere e questa in particolare, ho notato che io e Lei non abbiamo le stesse idee. E’ giusto avere opinioni diverse, è nell’ordine delle cose; quando però le opinioni possono incidere su ciò che viene compiuto, allora è doveroso fare conoscere la propria con tutti i mezzi.
L’indirizzo e-mail riportato sotto i suoi commenti era troppo invitante per non poterlo utilizzare.
Forse per evitare che l’uomo s’impantani in queste situazioni, sarebbe utile che si sforzasse a dare un significato univoco agli atti e alle cose, senza tanti giri di parole. Che cosa glielo impedisce? La difesa dei suoi interessi economici!
A mio avviso chiunque imbracciando un’arma varca il confine del proprio paese è un invasore! Altro che spedizioni militari per missioni di pace! Con le armi s’impongono solo le situazioni che vuole il più forte. La pace è tutt’altra cosa! Si raggiunge facendo rispettare la giustizia sociale.
E sullo stesso tenore, una porcheria è e rimane una porcheria, anche se fatta da un familiare. In questo caso spetta ai familiari far di tutto perché chi ha perso il senso della misura riacquisti la lucidità. E’ chiaro che se la lucidità la perde il più forte, diventa difficile avere i mezzi per farlo desistere dall’agire. Se crediamo in certi principi ( che devono andarci bene in qualunque situazione ci veniamo a trovare) è doveroso tentare. E l’ONU ci ha provato.
Nel contestare, in seconda battuta, Massimo Fini, Lei sostiene una serie di giustificazioni e inesattezze tipiche di una madre che, davanti ad alcune malefatte del figlio, per troppo amore, reagisce rifiutando l’evidenza, magnificando nel frattempo ciò che proprio figlio aveva fatto di buono nel passato.
Riferendosi agli USA Lei sostiene:
1)……” nei conflitti ci furono sempre tirati per i capelli! Altro che guerrafondai! “
Dal 1945 in poi hanno partecipato a tutti i conflitti, direttamente o indirettamente: Cina, Corea, Viet Nam ecc.ecc…. Non ricordo alcun Presidente americano che abbia perso i capelli durante il suo mandato! Mi dica sig. De Carlo, per quanto riguarda l’attuale conflitto, chi ha tirato i capelli al sig. Bush?
2) …” Un terrorista è un terrorista e non un soldato regolare. “
La Sua disquisizione sulla differenza fra i prigionieri di guerra ed i terroristi, mi stupisce: la maggior parte dei prigionieri che affollano il campo di concentramento di Guantanamo è composta di Talebani fatti prigionieri in Afhganistan e non sul territorio USA intenti a complottare attentati.
Mi risulta che l’Alta Corte di Giustizia abbia richiesto da qualche tempo i capi d’accusa al Governo americano!
3) … “ E’ una guerra nostra. Per la sicurezza dell’intero Occidente. “
Mi deve spiegare come mai una guerra di difesa viene svolta in casa dell’eventuale aggressore, ad una distanza di migliaia di chilometri dal suolo da difendere. Per quanto riguarda poi gli applausi ai “Liberatori” (autori di bombardamenti terrorizzanti come li vuole il ministro della difesa americano) da parte dei sopravvissuti, sarei molto cauto nel crederli genuini. L’istinto di sopravvivenza ti fa adattare a tutto. Il passato dovrebbe averci insegnato qualcosa e ricordarcelo: anche le truppe di Hitler furono applaudite al loro ingresso a Praga, dopo aver invaso l’intera Cecoslovacchia.
4)…..” Sanno che al loro seguito non arriva solo “il bene”, cioè una democrazia da sottoporre a verifica popolare, ma anche cibo e medicinali. “ (si riferisce agli Iracheni)
Chissà da quale scuola filosofica esce quest’affermazione, tenendo conto della situazione attuale. Al momento mi sfugge. Tento di fare un quadro della situazione secondo le mie conoscenze.
Un paese sovrano subisce un embargo (le cui motivazioni sarebbero ormai da verificare) da un gruppo di nazioni. Non gli è permesso di scambiare i suoi prodotti, che sono rilevanti, con i paesi amici vicini. Questa situazione, che dura ormai da una decina d’anni priva, a poco a poco, la popolazione dei mezzi naturali per sopravvivere.
Improvvisamente una parte di quelle nazioni che l’hanno ridotto allo stremo, decide di fornirgli gli aiuti economici fino a quel momento negati. Finalmente, viene da dire. Ma c’è una piccola formalità da espletare: gli aiuti saranno preceduti da una guerra distruttrice.
Ma dico io, non era più semplice togliere l’embargo? Non avremmo risparmiato tempo, danaro e soprattutto vite umane?
Poi vi è l’altro aspetto: siamo sicuri che la nostra “democrazia” sia la panacea dell’Iraq? Non dobbiamo dimenticare che nei paesi dell’Est europeo si stanno conoscendo ora gli effetti della nostra democrazia.
5) …..” Lo sono (i migliori) perché solo grazie al loro tardivo intervento nella seconda guerra mondiale, Germania, Giappone, Italia, furono recuperate alla libertà e alla democrazia.”
Gli USA sono intervenuti in Italia per vincere, giustamente, una guerra a loro dichiarata da un “ veggente Saddam nostrano”, che disponeva di Otto milioni di baionette ma solo un milione e mezzo di fucili per poterle inastare ed inoltre, a dimostrazione della sua potenza militare, sei mesi prima di entrare in guerra a fianco della Germania, razionò i viveri agli Italiani.
Gli avvenimenti combaciarono con gli interessi di quell’Italia che stava nascendo per merito della Resistenza. E’ indubbio che una certa riconoscenza gliela dobbiamo, anche se dal punto di vista economico, abbiamo pagato profumatamente i danni di guerra.
Al contrario, se gli USA fossero stati mossi da quei nobili sentimenti che Lei magnifica, sarebbero dovuti intervenire almeno due anni e mezzo prima e non tirati per i capelli ( in questo caso concordo ) dall’attacco di Pearl Harbur.
Per quanto riguarda “ gli aiuti “ per loro è una prassi consolidata: dopo aver distrutto il loro avversario, investendo sulla guerra, investono poi sulla ricostruzione. Prova ne è Il VietNam, attualmente le maggiori ditte costruttrici in quel paese sono americane.
6) … “ Hanno però la coscienza della storia e dei principi jeffersiani. La loro rivoluzione precedette quella francese che però non sfociò nel terrore. “
Per quel che ne so io la loro non fu una rivoluzione ma una guerra di indipendenza e se non caddero delle teste coronate fu solo perché l’Inghilterra si trovava a migliaia di miglia di distanza.
Non mi sembra che Lei renda giustizia ai personaggi che hanno fatto la storia dell’America ed influenzato anche quella mondiale, accomunandoli ad altri Presidenti con principi totalmente opposti. Cita Jefferson e indirettamente A. Lincoln, padri fondatori del loro paese, insigni politici che insegnavano con l’esempio anziché con il solo uso delle parole.
Il primo si batté contro il latifondo, era favorevole alla selezione dei capi in base al merito e non alla ricchezza posseduta (proprio come avviene ora), favorevole alla libertà di stampa (considerando i tempi), oppositore alla politica coloniale inglese; tentò pure, in tempi prematuri, di proibire la schiavitù. Cosa che invece riuscì con la nota difficoltà, a Lincoln, una sessantina d’anni dopo. A questi grandi personaggi unirei anche W.Wilson, fondatore della Società delle Nazioni e F.D. Roosewelt che volle fortemente la costituzione dell’ONU. Se questi insigni personaggi fossero in vita oggi, per le idee da loro sostenute, non esiterebbero un momento a mettere l’attuale Presidente americano, in castigo dietro alla lavagna!
Quanto sopra a dimostrazione che in tutti i paesi vi sono stati e vi sono Presidenti o Capi di stato, ottimi, buoni, meno buoni e pessimi senza dover essere tacciati di antiamericanismo se non ci si trova d’accordo con certe prese di posizione, e quel: “ Chi non è con noi è contro di noi “ è frutto di poca intelligenza e tanta presunzione.
7) …..” Lo sono (i migliori) perché con la loro prima guerra del Golfo, assicurarono alle nostre case il riscaldamento, alle auto il carburante, all’industria l’energia”.
Senz’altro non era nelle Sue intenzioni, ma Lei ha detto una grande verità.
Ci ha ricordato che se vogliamo godere ancora delle comodità che riteniamo scontate, non è il caso di fare tanto gli schizzinosi, perché per garantircele, c’è chi per noi fa il lavoro sporco, anche a costo di calpestare il Diritto Internazionale.
A mia discolpa, se così si può dire, posso affermare che tutti i governi che si sono succeduti nel nostro paese non hanno fatto nulla per educarmi al risparmio, anzi, si sono adoperati per inculcarmi che il superfluo mi è indispensabile.
In ogni modo grazie a Lei, da oggi in poi se mi accorgerò che la mia condizione migliora, sarò in grado di quantificare la miseria che produco ad altri esseri ed anche l’eventuale costo in vite umane.
Distintamente.
Giorgio Canarini
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Caro Canarini,
pubblico integralmente la sua lettera, lasciando a chi la legge il commento di merito. Per quanto riguarda la genuinità del Duello, non c’è alcun accordo preventivo fra me e Fini. Quando tocca a me iniziare gli faccio avere il mio pezzo in anticipo per la replica e viceversa è lui a farmelo avere quando è lui a scegliere il tema e impostare la polemica. Nessuna farsa, ma confronto o scontro – il più delle volte – di opinioni. Questo è il bello della rubrica e questo anche il motivo per cui è tanto seguita.