Un presidente disastroso (ma non troppo)
Buonasera , cosa ne pensa di Bush dopo aver letto questo articolo?
Se la Francia ha il presidente nuovo, gli Stati Uniti devono inventarne uno: Bush non c’è più. Escluso perfino dall’elenco dei 100 uomini che contano nel mondo. Sembra uno scherzo: chi guida la superpotenza non conta niente. Bush in caduta libera: 28 per cento di gradimento. Mai un capo di stato era scivolato tanto in basso, perfino più in basso ( qualche decimo ) del Jimmy Carter colpito a tradimento nel 1979 mentre si impegnava a contenere la scalata di Reagan. Il sequestro dei diplomatici Usa nell’ambasciata di Teheran e il fallimento del blitz che doveva liberarli ( sospetti di un sabotaggio Cia ) lo ha messo al tappeto. E Reagan ha vinto a mani basse.
Ma i problemi lasciati da Carter rimpiccioliscono se confrontati ai disastri dell’eredità Bush. A parte un debito estero mai sopportato dagli Stati Uniti, gli errori degli ultimi anni mettono in discussione l’architettura finanziaria che ha permesso al grande paese di controllare il mondo, America Latina, soprattutto. Banca Mondiale e Fondo Monetario sono alle corde. Casse vuote. Rosso profondo che umilia un potere assoluto fino a qualche anno fa: prestiti a paesi sciuponi o corrotti o tormentati da inquietudini endemiche, obbligavano al rigore di politiche economiche manipolate a Washington perché Fondo Monetario e Banca Mondiale sono controllate dalla Riserva Federale degli Stati Uniti.
Buona parte delle 186 nazioni associate al Fondo imploravano prestiti concessi con la mano dura di chi voleva essere sicuro del pagamento degli interessi e, nello stesso tempo, legare ogni strategia alle convenienze della Casa Bianca. Circuito non virtuoso che ha stremato regioni africane e latine ricche di risorse naturali; miniere, petrolio e colture in ostaggio come garanzia. La disattenzione dell’amministrazione Bush e l’ossessione del petrolio iracheno, hanno sgretolato due istituzioni inossidabili. Un comunicato del dipartimento finanziario Usa fa capire come l’allarme abbia superato ogni pessimismo. Invita a ridimensionarne le strutture: gnomi dal potere implacabile costretti a fare le valige. Buona parte dei debitori si è liberata della tutela restituendo i prestiti, soprattutto nell’America Latina dove Chavez fa concorrenza al Fondo e alla Banca Mondiale anticipando petrodollari ai paesi indebitati. I quali hanno liquidato le pendenze evitando gli interessi da usura del Fondo e della Banca Mondiale e riguadagnando l’indipendenza politica che permette libera scelta delle alleanze economiche a capi di stato fino a ieri sotto tutela.
Senza il Consenso di Washington era impossibile sopravvivere. Argentina, Brasile, Uruguay, Bolivia, naturalmente il Venezuela, ma anche Ecuador e Nicaragua oggi cominciano a decidere da soli. Ultimo colpo la Russia di Putin: ha chiuso i conti, non le servono altri prestiti. Per quanto tempo non si sa, ma per il momento l’ aria è cambiata. E i due istituti in affanno sono obbligati ad invocare l’assistenza finanziaria della banca JP Morgan –Chase e della riserva federale degli Stati Uniti. Servono 165 milioni di dollari nel 2007; 220 milioni nel 2008; 270 nel 2008; 400 milioni nel 2010. Per restare a galla vendono l’oro di riserva, ma 7 miliardi di dollari non sembrano sufficienti a mantenere lo standard. Anche perché ultimi clienti di peso restano Turchia e Ucraina, in ritardo nel pagamento delle rate.
Ma la Casa Bianca di Bush è distratta da altri pensieri: deve vincere la guerra irachena e non potendo sfidare l’opinione pubblica con l’invio di truppe ufficiali, allarga gli eserciti ombra dei mercenari, o contractors, come il perbenismo delle multinazionali preferisce definirli. Macchine umane senza nome, nessuna pensione e quando muoiono non sono mai esistiti: gli elenchi delle vittime non li contemplano. Nessuno sa cosa fanno e dove sono in Iraq o in altri posti.
Che a Bagdad vada male lo si capisce non solo dai bollettini Tv, ma dai reclutamenti che la Black Water sta tentando in America Latina. Difficile, ormai, trovare contractors dal passaporto stelle e strisce. Perfino gli immigrati latini che accettavano l’ingaggio con la speranza di strappare la cittadinanza nell’ America dove trovano il pane, anche loro rifiutano il rischio e la Black Waters batte altri paesi. Mille uomini reclutati dall’inizio dell’anno in Uruguay, Colombia, Ecuador e Honduras.
Proprio nella base Usa dell’Honduras c’è un campo di addestramento rapido: dopo una settimana i neofiti volano a Bagdad. La paga del mercenario non ricorda la paga del primo Iraq: i 7 mila dollari al mese restano un sogno. Promettono 4 mila dollari, ne pagano mille. Il resto al ritorno, se tornano. Con la vittoria dei Democratici e il loro mettere il naso nelle spese, ha consigliato la Black Water a non far passare le reclute dai poligoni di Moyok, Nord Carolina, tre mila ettari dove sono possibili manovre talmente perfette da accogliere marines in divisa, Dipartimento di Stato che paga. Anche l’Halliburton del vice presidente Cheney ormai non trova mercenari affidabili per proteggere la zona verde dei comandi e delle ambasciate di Bagdad.
AndreaSerafini1@virgilio.it
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Penso che lei lo abbia scritto in un momento di malumore. Che l’eredità di Bush in politica estera sia disastrosa, è un fatto. Ma che gli Usa con due guerre in corso siano cresciuti economicamente tre volte più dell’Europa è un altro fatto. E dopo – non dimentichiamolo – avere subito sul loro stesso territorio l’attacco più devastante dai tempi di Pearl Harbor. Il che vuol dire che – sondaggi a parte – questo presidente non ha combinato solo disastri. Il suo sbaglio maggiore semmai è stato quello di avere scelto i ministri e i collaboratori sbagliati. Ma questa non è una scusa. La colpa è sempre di chi comanda.