L’euro e la liretta
Gent.mo Direttore
mi devo nuovamente dolere poiché il summit di pochi giorni fa,nonostante l’agitazione della Angela (sempre irrimediabilmente più grassa) non ha portato a nulla ed ha messo a nudo quello che io (e non solo io) ho sempre pensato e detto: Gli accademici (che leggono e scrivono libri e poco o nulla sanno di pratica economica e di vita comune) hanno stampato l’EURO che ora sventola sul tetto di una casa che non esiste. La moneta doveva essere l’ultima cosa da fare;prima bisognava armonizzare i vari motori;invece gli accademici, per pruriti di passare alla storia,(come quel tizio che per passare alla storia incendiò il tempio di Diana prendendo di bischero dal mondo intero) hanno voluto fare i bravi e costruire un pezzo di carta sul nulla. Pezzo di carta che ha fatto salire i prezzi, ha portato la gente alla miseria e,per quanto riguarda le esportazioni, le ha castrate poiché oggi l’Euro sul Dollaro vale quasi il doppio da quando è nato.
Neanche a farlo apposta si sarebbe riusciti a fare un disastro di questa portata;ci volevano i teorici del nulla per fare questo danno irreversibile.( e non ci vengano a raccontare la balla dei tassi; i tassi erano già bassi da tempo prima dell’Euro; erano bassi poiché il Giappone era in deflazione competitiva; bisogna avere la memoria lunga e non raccontare le novelle al popolo che vive (male) di reddito fisso.
Saluti.
Giancarlo Politi
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Sugli effetti negativi dell’euro e’ stato scritto molto. E lei ce ne fornisce un campionario.
Ma ce n’e’ anche uno positivo, almeno per noi italiani. Senza le costrizioni imposte dalla partecipazione alla moneta comune avremmo fatto la fine dell’Argentina, cioe’ la nostra lira sarebbe stata schiacciata con immaginabili conseguenze sui gia’ disastrati conti pubblici.
Qualcuno rimpiange i tempi delle svalutazioni competitive. Ma un’economia non puo’ basarsi su di esse. Alla lunga ne paga lo scotto. Non dimentichiamo che molti nostri guai sono maturati nei decenni nei quali all’aumento dei costi di produzione e del lavoro la Banca d’Italia, su pressione dei governi, faceva una svalutazione dopo l’altra, sino a che, incapace di mantenere una qualsiasi quotazione, non si affido’ alla libera fluttuazione. Risultato: inflazione, ulteriori rincari, riduzione della competitivita’, scadimento del prodotto, senza contare gli aumenti delle bollette energetiche e delle materie prime importate da un’economia di trasformazione come quella italiana.